Prim: “La musica mi ha insegnato ad essere me stessa“ – INTERVISTA

Prim

A tu per tu con Primi, che si racconta tra le nostre pagine in occasione dell’uscita del suo nuovo Ep “DIY Crochet”. La nostra intervista alla giovane cantautrice

È uscito lo scorso 18 luglio il nuovo Ep di Irene Pignatti, in arte Prim, intitolato “DIY Crochet” (Carosello Records), una raccolta di 4 tracce, tra cui l’inedito “Luglio”, che rispecchiano a pieno la personalità, le passioni e la musica della cantautrice modenese.

Un groviglio di ricordi e introspezioni che si intrecciano come fili colorati cuciti e uniti tra loro dalla mano dall’artista. Un approccio, quello artigianale e del “saper fare a mano”, che il talento classe 1999 applica anche nel suo modo di far musica e di sperimentare con suoni e parole.

Prim racconta l’Ep “DIY Crochet”, l’intervista

Il tuo nuovo EP si intitola “DIY Crochet”: come mai hai scelto proprio questo titolo e cosa rappresenta per te l’idea del “fatto a mano” nella musica?

«”DIY Crochet” è perché il ‘fatto a mano’ mi caratterizza, sia in quanto hobby, poiché amo fare l’uncinetto, sia perché le mie canzoni sono ‘fatte a mano’, cantautorali. Per questo c’è questa correlazione».

“Luglio” è la focus track del progetto. Ci racconti da dove nasce e perché, per te, ha un significato così particolare?

«“Luglio” nasce un paio di anni fa, l’ho scritta nel posto in cui da bambina passavo il mese di luglio: in toscana in un posto abbastanza sperduto. È importante per me perché è un ricongiungersi con le emozioni e i pensieri che mi assalivano in quel mese, per diversi anni».

Nel tuo EP precedente, “Luna in acquario ascendente sagittario”, parlavi molto del rapporto con la tua famiglia. In “DIY Crochet”, invece, al centro ci sei tu. Che cosa ti ha spinto a questo cambio di prospettiva?

«In realtà anche in questo caso non sono io al centro del progetto. Nella maggior parte dei casi parlo di esperienze che riguardano altre persone, a me vicine, ad eccezione di “Luglio”, in cui torno ad affrontare il mio rapporto con la famiglia. Ciascun brano di “DIY Crochet” racconta una storia a sé, che risuona in armonia se accostati a quelle degli altri pezzi». 

Hai curato molto anche l’estetica del progetto, dagli artwork fino ai contenuti social. Quanto è importante per te l’aspetto visual della tua musica?

«L’aspetto visual è molto importante per me perché, come la musica, mi definisce a livello artistico. Lo trovo indispensabile. In questo sono molto contenta della collaborazione con Massimo Dubbini e Ruben Gagliardini».

A livello musicale, che tipo di lavoro c’è stato in studio dietro la ricerca del sound?

«C’è stato un grande lavoro di ricerca, soprattutto per raggiungere il sound che volevo. Abbiamo studiato alcuni artisti, principalmente internazionali, per prendere spunto e ispirazione. Inoltre sia per “Luglio” che per “Amore infedele” abbiamo dovuto lavorare per molto tempo, perché sono nate entrambe due anni fa con un’intenzione molto diversa da quella di oggi». 

Le tracce dell’Ep sono “Dormire in macchina”, “Mmh mmh”, “Amore infedele” e “Luglio”: c’è un filo che lega questi quattro pezzi? Se sì, quale?

«Sono brani scritti in momenti diversi, legati da un filo conduttore visivo che li connette e li unisce. Un collage di tante storie che ho voluto raccontare attraverso la mia musica».

Nel tempo hai attraversato diverse fasi musicali, anche in inglese. Che differenze hai sentito nello scrivere in italiano? Cosa cambia nel tuo modo di raccontare?

«Ho notato che nei brani in italiano mi metto più a nudo, sia perché chi ascolta capisce a pieno quello che dico, sia perché essendo la mia lingua madre riesco a usare le parole e la terminologia che voglio in maniera più esatta. In inglese riuscivo comunque ad esprimere quello che provavo, ma in maniera più limitata. Il modo di raccontare però resta lo stesso».

Dopo le aperture per Giuse The Lizia e Centomilacarie, ora stai girando l’Italia con il tuo tour. Che rapporto hai con il palco e cosa provi nel portare dal vivo queste canzoni così personali?

«Suonare dal vivo è la parte che preferisco di questo lavoro perché mi sembra proprio di potermi esprimere al meglio e nella maniera più sincera. Mi piace tutto di questo aspetto perché è la parte più tangibile, reale. E mi diverte molto!».

Per concludere, qual è la lezione più importante che senti di aver appreso dalla musica fino ad oggi?

«Che bisogna essere sé stessi, sempre!».

Scritto da Nico Donvito
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