venerdì, Marzo 29, 2024

CLASSIFICHE

SUGGERITI

Il Pagellone: promossi e bocciati tra le canzoni e gli album di settembre 2020

Quali sono i progetti musicali migliori dell’ultimo mese

Alla fine del mese di settembre 2020 diamo i voti ad alcune delle uscite discografiche di questi ultimi 30 giorni pescando sia tra i singoli che tra gli album italiani pubblicati:

  • RICORDAMI – TOMMASO PARADISO:

Tommaso è sempre più dipendente dagli anni ’80 e pare non essere più capace di liberarsi dalle sue stesse catene sprofondando sempre di più in una retorica stridente e in una dimensione musicale sempre uguale a se stessa. E’ sotto gli occhi di tutti che Paradiso non sia mai stato un paroliere troppo dotato ma questa volta ha raschiato davvero il fondo del barile e non basta l’intuizione di un assolo di sax per salvare capra e cavoli. La si ricorda dopo un ascolto ma siamo certi che questo sia un bene in questo caso? Il punto più basso di una parabola che, nell’ultimo anno, non ha azzeccato nemmeno un singolo. VOTO: 4

  • CIAO – CESARE CREMONINI:

Cremonini è sempre Cremonini ma in questo suo ultimo lavoro pare essersi appesantito eccessivamente tanto nella scrittura testuale che nel cantato melodico. La qualità è indiscutibile e difficile da eguagliare nel mondo pop di oggi in cui suoni, temi e risultati si assomigliano un po’ tutti. Cesare, però, pare aver perso quella capacità di far apparire semplice ciò che, in realtà, è complesso. Ed ecco che 4 minuti risultano fin troppo pesanti per portare avanti una canzone come questa che, di certo, non invita all’ascolto ripetuto. Non convince la forma canzone che a momenti pare noiosa ed eccessivamente pesante. Non fosse per la qualità indiscutibile si farebbe fatica a reggere questo Cremonini per un disco intero. VOTO: 5

  • BARCELLONA – GHALI:

E’ il singolo che, in realtà, non ci si aspetterebbe da uno come Ghali che ha costruito la sua fortuna su brani orecchiabili, facili da memorizzare e pieni di giochi di parole. Stavolta ad un sound sempre tutto effettato si affianca un testo che racconta per davvero un distacco amoroso mettendo sul piatto un lato autorale che pare poter aprire ad una futura svolta più melodica e “pop” della produzione di quello che fu uno dei primi e più fortunati esponenti del mondo urban-trap d’Italia. Occorrerà prenderci la mano. VOTO: 5

  • RIMMEL – TIZIANO FERRO:

Tiziano ci prova, si mette proprio d’impegno per far sua una canzone di un grandissimo cantautore che, per definizione, non può essere compresa e valorizzata veramente da nessun altro che lui stesso o, al massimo, da un interprete che, per natura, è portato da sempre ad interpretare quanto scrivono gli altri. Da cantautore a cantautore la storia si complica e non è soltanto una formalità. Tiziano canta bene, modula appropriamente l’utilizzo della sua vocalità e tenta persino di trovare un arrangiamento che possa essere spendibile nell’oggi. Il risultato è gradevole ma l’anima della versione originale non può essere raggiunta e la sensazione che rimane è proprio quella di un’incisione ben compiuta ma a cui manca qualcosa. VOTO: 5.5

  • LITIGHIAMO – RIKI:

Riki mette in mostra una crescita notevole dal punto di vista della produzione optando per suoni tutti campionati che esplorano il mondo dell’elettronica da combinare al pop. Il risultato è gradevole pur esplorando un mondo musicale in larga parte abbandonato da qualche primavera dai suoi colleghi che recentemente paiono essere nettamente proiettati in favore agli ambienti urban. Il testo, al primo ascolto, finisce logicamente in secondo piano rispetto all’impatto dato dalla resa sonora che è l’elemento che cattura maggiormente l’attenzione e che, di fatto, costituisce il vero asso portante. VOTO: 6.5

  • NUDA – ANNALISA:

Come ci si aspettava questo disco si rivela essere pensato e curato per garantire continuità e, forse proprio per questo, suona come un progetto che non punta affatto a sorprendere e che, alla lunga, risulta essere forse fin troppo prevedibile. Annalisa in questi ultimi due anni è cresciuta nella scrittura e nella ricerca di suoni più curati ma ha compiuto l’errore di non essere riuscita a trovare la canzone-manifesto. Nel complesso questo album si rivela essere un disco onesto, sentito e curato a cui manca, però, il coraggio di differenziarsi dal proprio predecessore e, contemporaneamente, da se stesso quando, nel giro di 13 tracce, diventa a volte difficile trovare delle differenze sostanziali tra una canzone e l’altra. Inutile tornare sulla questione della vocalità: che Annalisa possa e meriti cantare canzoni d’altro stampo e levatura è un dato di fatto detto e ridetto ma, purtroppo, questo non è il tempo giusto per quelle scelte. VOTO: 6/7

  • LA RAGAZZA DEI TUOI SOGNI – LIGABUE:

Per questo suo nuovo ritorno il rocker di Correggio punta su di un pezzo pop-rock che odora di lui in ogni suo cavillo fin dall’apertura: un pezzo alla Ligabue in tutto e per tutto grazie ad una ritmica potente ed incisiva ed una voce che si lascia andare su di un testo che esalta le caratteristiche del Liga anche a livello del suono delle parole. Non è sicuramente il brano della vita né un nuovo classico che rimarrà nel tempo al fianco di tanti brani-manifesto ormai insuperabili, però, perlomeno è un ritorno onesto, sincero e fedele ad un’identità che dopo 30 anni di carriera difficilmente si potrebbe pensare di voler sentire suonare diversamente. VOTO: 7-

  • TSUNAMI – ANNALISA:

Dopo qualche brano che aveva esplorato i territori più sperimentali dell’elettronica, della contaminazione con il linguaggio rap e del suono urbano Annalisa si affida ad una ballata electropop in cui la sua voce chiara risuona per contrasto e potenza. Ricorda vagamente le intenzioni de ‘Il mondo prima di te’ che, però, era un pezzo più convincente di questo che manca di una vera apertura vocale e di quell’aurea classica che qui appare più offuscata. La sua voce rimane qualcosa di prezioso e rimane preferibile in queste dimensioni che in quelle “estreme” delle ultime apparizioni eppure ogni volta ci si aspetta qualcosa di più. VOTO: 7

  • L’ANGELO FERITO – RENATO ZERO:

Da qualche tempo Renato non si lanciava in un arrangiamento ed in una produzione così movimentata. Per questo suo ritorno il re dei sorcini recupera suoni più incalzati ma non rinnega la sua volontà di raccontare l’oggi, l’attualità e la società contemporanea sotto la lente d’ingrandimento dei suoi difetti, delle sue colpe e dei suoi vizi. Il mix piace e risulta credibile oltre che un buon compromesso tra la voglia di raccontare dello spirito di Renato e la necessità di uscire da una gabbia troppo stabile dal punto di vista sonoro. VOTO: 7+

  • POPCLUB – RIKI:

E’ un disco pensato e curato, un disco che vuole trovare un proprio linguaggio che coerentemente si sposi ai confini del pop a cui con coraggio aderisce rifuggendo le più facili soluzioni che la contemporaneità musicale offre all’interno dei mondi urbani. Riki è cresciuto e si vede ma soprattutto si sente grazie a dei testi più spessi e a delle ricette sonore più elaborate, studiate e ricercate: ne beneficiano le canzoni che riportano al pubblico un prodotto davvero pop che parla del cuore. La direzione è quella giusta. VOTO: 7+

  • CREPE – IRAMA:

Abbandonati i litorali estivi il buon Filippo sceglie questo nuovo brano per proseguire il suo ritorno discografico e tornare a riproporsi al di fuori della dimensione estiva. Il sound, in realtà, poco si discosta dalle ultime ricette e testimonia il fatto che oramai l’estate in musica dura per tutto l’anno. Tinte più sudamericane accompagnano il racconto di una relazione a due che si frantuma a causa di un terzo incomodo che non può reggere il confronto con il passato che rimane alla finestra quasi sperando in una nuova occasione. Irama gioca con i suoni e si diverte dal punto di vista della produzione ma un po’ comincia a mancarci quell’artista capace di raccontare anche qualcosa di più profondo e con ricette sonore non per forza all’ultima moda. VOTO: 7+

  • FAMMI VOLARE – ROBY FACCHINETTI:

Roby si affida ad un pezzo che riprende in tutto e per tutto le sue caratteristiche vocali e timbriche a cui pare non sapere e non volere rinunciare per nulla al mondo e, permettetemi di dire, questa è una vera fortuna. La scelta di continuare ad essere coerente con la propria proposta musicale gli rende onore e lo identifica ancor di più a livello musicale. Il brano suona sincero ed autentico oltre ad essere l’ennesima, nuova, dimostrazione di un’abilità interpretativa e autorale nell’universo pop. Agli amanti piacerà anche questa volta. VOTO: 8

  • IL CUORE INCASSA FORTE – MATTEO FAUSTINI:

Quante volte ci sarà capitato di innamorarci follemente e di soffrire, poi, dannatamente quando quest’amore finisce? In quei momenti le si prova davvero tutte per togliersi dalla mente quell’unico pensiero. Nulla sembra riuscire a vincere quell’ossessione e la sofferenza s’impossessa di noi riuscendo quasi a convincerci che mai più sapremo tornare ad innamorarci. Da questo assunto parte questa nuova potente ballata pop del giovane cantautore bresciano che torna a raccontare l’amore anche in una situazione in cui, in realtà, si vorrebbe pensare, scrivere e cantare di tutt’altro. Alla fine di tutto l’esperienza si rivela salvifica: ci rende più forti, maturi e sicuri. Una gran bella canzone con un testo sincero, vero e condivisibile, una voce italian-style che ci fa continuare ad amare il nostro canto pop melodico ed un ritornello che non si può non cantare a tutta voce nelle notti disperate. VOTO: 8

  • ZEROSETTANTA – VOLUME 3 – RENATO ZERO:

Con oltre 50 anni di carriera alle spalle è complicato riuscire ogni volta a migliorarsi eppure i progetti di Renato Zero sono sempre tra i più attesi proprio per la loro capacità di raccontare e sorprendere. Negli ultimi anni il cantautore romano si era lanciato su progetti non sempre compresi o ispirati ma per questo suo primo capitolo del triplice ritorno discografico in programma, Renato tira fuori uno dei migliori dischi dei suoi ultimi anni. C’è tutto quello che ci si aspetterebbe da un suo disco e qualche piccola gemma musicale che testualmente potrebbe fare scuola. VOTO: 8

  • 22 SETTEMBRE – ULTIMO:

Cambiano etichetta, staff e produzione ma Ultimo si mantiene fedele a se stesso, alla propria scrittura pop e alla forma canzone tipicamente italian style. Può essere un bene se si pensa che così ha dominato le scene per 3 anni ma può essere anche un male per chi si aspettava una qualche evoluzione stilistica. E’ l’ennesima canzone alla Ultimo e che, per questo, piace ed emoziona toccando le corde di un’anima che il pop nostrano è colpevole di aver abbandonato da qualche tempo per guardare altrove. Potente, ispirato e fedele a tutte le sue logiche tematiche oltre che ad un cantato che non vuole conoscere limiti e che spinge forte fin da subito rischiando (forse troppo) l’effetto urlato. VOTO: 8

  • INSEGUENDO LA MIA MUSICA – ROBY FACCHINETTI:

Oltre ad essere un’ottima occasione per riascoltare grandi classici della nostra musica grazie al doppio cofanetto live è anche un pretesto per tornare a testare la voce ed il talento di Roby Facchinetti che torna a dimostrarsi all’altezza del proprio nome e della propria carriera con 5 inediti davvero di alto livello sia dal punto di vista melodico che testuale. Roby torna a fare sul serio con cinque brani intensi, con un’orchestrazione potente ed una voce sempre all’altezza delle aspettative. Cinque brani che raccontano di vita: dalla rinascita di una città e di un Paese alla fine di un’esistenza che porta con sé bilanci e ricordi. In tutti e cinque questi brani c’è il DNA di Facchinetti che, certo, non stupisce per originalità o sperimentalismi ma che azzecca una serie di brani ispirati ed adatti al proprio repertorio e percorso artistico ed umano. VOTO: 8.5

  • FINCHE’ TI VA – TIROMANCINO:

E’ un ritorno emozionante, prezioso e struggente che rende il più alto onore ad una voce sempre riconoscibile e penetrante per quelle sue timbriche smussate e ad una penna che si dimostra tra le più ispirate a livello di scrittura pop-melodica dell’ultimo trentennio. Il testo dice e dice per davvero riuscendo a costruire una narrazione che si dimostra capace di superare le barriere della non-comunicazione che troppo spesso siamo abituati a riscontrare nelle canzoni d’oggi che non si dimostrano capaci di raccontare una storia oltre che suonare accattivanti. Un ritorno che ci voleva per tornare a far risplendere la luce di quella melodia pop all’italiana di cui continuiamo ad avere un disperato bisogno. Una luce nella notte. VOTO: 8/9

  • CHISSA’ DA DOVE ARRIVA UNA CANZONE – FIORELLA MANNOIA:

Fiorella Mannoia è una grande interprete. A un’interprete, però, servono le canzoni per esprimere le proprie doti al meglio e non sempre questa esigenza viene soddisfatta. In questo caso la firma di Ultimo si esprime al meglio e regala alla voce della Mannoia un brano perfettamente nelle sue corde e scritto a regola d’arte. Il risultato è una bella ballad dall’ampio respiro, arrangiata saggiamente in senso tradizionalista, che rispetta pienamente sia le caratteristiche interpretative della voce romana che il marchio autorale di Ultimo che, probabilmente, scrive la sua cosa migliore trovando una maturità sorprendente pur mantenendo un linguaggio semplice ed immediato. Piace lo spirito senza tempo che scaturisce dalle note, piace la profondità di una voce importante ma non barocca e piace l’evocazione di cui sono capaci le parole. Questa è una grande canzone per una grande interprete. VOTO: 9

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.
Ilario Luisetto
Ilario Luisetto
Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.