giovedì, Marzo 28, 2024

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‘Puntare, mirare, fuoco!’ – I proiettili che attraversano le canzoni

Tutti i testi che hanno raccontato un tema

Pugni nello stomaco, improvvisi e devastanti, sono i proiettili nelle canzoni. Spesso, usati in similitudini per indicare, con efficacia, la grande velocità di un movimento, di un cambiamento in una relazione, o anche l’esito di una storia collettiva. Proiettili come canzoni Veloci nella luce, resto senza voce Prometterò che il sole sorge sempre Anche se poi non brucia (…) Proiettili come intenzioni Attraversano memorie senza interruzioni Prometterò che un fiore Nasce anche dove la terra brucia (…) So che vi proteggerò Oltre il sangue Solo per amore”, cantano Elodie e Joan Thiele per raccontare le faide familiari in un contesto di mafia, dove sboccia l’amore impossibile tra Marilena, moglie del boss dei Camporeale, e Andrea Malatesta, erede di una casata mafiosa.

Mentre, Franco Battiato coglie l’insensatezza e il contrasto paradossale tra l’intrinseca natura guerrafondaia della civiltà occidentale, con “le truppe schierate di fronte A un ordine sparano i fucili Le prime file cadono a pioggia Il fumo si addensa al sudore La parte sinistra di Baku Guardando il porto, è la vedetta L’odore di polvere da sparo Sparso per quartieri” e le velleità celebrative di alcune sue manifestazioni religiose, rappresentate da un simultaneo corteo funebre per celebrare un’anima pia, “mentre una banda Accompagna le reliquie della santa Impulsi religiosi dell’Occidente, accidente”.

La polvere da sparo di Gaudiano, invece, è la fatica di andare avanti dopo la perdita di una persona cara come il padre, “perché tutto quello che mi resta è una domanda Polvere da sparo in un solo colpo da spararmi nella testa Se guardo oltre le nuvole io non trovo ragione Se mi guardo allo specchio vedo te Io vedo te”. E poi i proiettili nelle dinamiche intricate, anzi ‘esplosive’ degli amori: per Bianco “è un proiettile il vuoto di comunicazione L’abitudine è un modo di dire, fa sanguinare Non è meglio parlare Stavolta no, non basterà Che poche gocce sincere in un mare di plastica Non cambieranno le cose Poi dimentica il mio nome Amore, dimentica il mio nome (Dimentica il mio nome)”.

Giordana Angi sa che è “fragile e impressionante Perderti e non fare niente” , perché “oltre le urla di oggi Lo so che tu mi conosci So che mi ami, mi ami E oltre ogni convenzione Tu sai che questo è amore Sai che Mi ami, mi ami”. Consapevolezze che non la fanno tacere, anzi “volevo solo dirti che mi fa male Che è una coltellata dritta al cuore 400 proiettili tra le arterie Farebbero meno male Che l’amore per te non potrà mai finire Vicino, lontano, basta che sei felice Io ricostruirò piano piano il perimetro del cuore”.

Potremmo proseguire questa canzone con le parole di Giunta, “mi accontenterò di doverti cercare Tra l’alba del giorno e il tramonto dei giorni (…) Nuotiamo in cerchio ormai da troppo tempo Corriamo sempre nudi in mezzo al fango Siamo proiettili senza un bersaglio Via dal fucile di un sicario stanco”. Gidici, dal canto suo, ha ben chiaro chi è il bersaglio e “so che lo farai! So che lo dirai! Anche se non c’era un patto So che lo farai! So che sparerai! Non aspetto altro che Pallottole di te (…) Queste pallottole certo bruciano ma le tengo stretto Ogni colpo viene da te, posso restare o scappare Sono il tuo bersaglio da un po’, lo so Siamo fermi cosi da un po’ però Il mio sguardo è fragile su di te La tua mira è instabile su di me”.

Come un pendolo tra la noia e una vaga speranza per il futuro, i proiettili si fanno metafora del tempo presente per Bnkr44, “stanco di aspettare Coi pugni in mano un treno che non arriverà Rimango solo qua, tra istanti come Proiettili che spari tu dentro di me”, e di quello che verrà in Valery Larbaud, “per quando i proiettili Torneranno a fischiare Avremo un pensiero per te Mentre lontano dormi e non sai… che liberi a volte si nasce non sempre così si muore Per questo noi dobbiamo lottare”, anche quando si tratta di lotte quotidiane, di imprese letteralmente ‘fisiche’, ma non, per questo, meno complicate.

Lo sa bene Deleterio che non sarà per niente facile arrivare a conquistarla, “lei ha un culo come un panettone quindi Jingle Bells Jungle man, con la scimmi, scimmi-a shimmy ye ‘Sto nel privè, fresh, nuove sneaker Puma Suede Voi rimbalzate come proiettili su Superman Rude bwoy la mia crew ti scatena Se la incontri di notte E non so, sono strano stasera Cosa c’era nel cocktail?” e, giustappunto, ce lo chiediamo anche noi! Intanto, anche Zuno Mattia tira le somme di un rapporto ai ferri corti, cantando il litigio della fine, quando “mi gridavi: <Sei nessuno> (Grr) <Non farai niente di buono> Mo mi chiami, cerchi del fumo Guarda che ho fatto da solo Tu non mi hai detto cosa pensavi, mi hai detto: <Non sto ascoltando> Proiettili mi trapassano dentro (Mi trapassano dentro) E fanno pratica e in pratica fanno male, ma il male che ho avuto dentro (Dentro) Sta dentro (Sta dentro)”.

Ugualmente, Ioeme Antherage decide che “questa notte si chiude”, anche se “ho paura delle mie paure, di scoprirmi vecchio col tuo nome scritto tra le rughe (…) Sono sotto casa tua con un proiettile di scuse Ed in testa ho una canzone di cui non so le parole So soltanto il ritornello che fa <spara spara> C’era una cauzione quando ti ho dato il mio cuore”. Alla fine, una verità, che sa di consolazione e di speranza, ci arriva da Nesli e Raige, quando cantano “questo mondo confonde questa vita confusa sbagliamo sempre strade però torniamo a casa noi non siamo liberi ma benedetti battezzati nei lividi si, maledetti (…) E se niente dura in eterno niente a parte quello che ho perso noi due siamo e rimaniamo complicati, cerchi nel grano siamo proiettili in volo in un mare aperto che non si arrendono al silenzio ancora”.

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Francesco Penta

Appassionato della parola in tutte le sue forme; prediligo, in particolar modo, la poesia a schema metrico libero. Strizzo l'occhio all'ironico, all'onirico e al bizzarro. Insieme alla musica sia la parola. Dopo la musica si ascolti il silenzio; da questo "vuoto sonoro" nasca un nuovo concerto.
Francesco Penta
Francesco Penta
Appassionato della parola in tutte le sue forme; prediligo, in particolar modo, la poesia a schema metrico libero. Strizzo l'occhio all'ironico, all'onirico e al bizzarro. Insieme alla musica sia la parola. Dopo la musica si ascolti il silenzio; da questo "vuoto sonoro" nasca un nuovo concerto.