“Quei due” di Claudio Baglioni: te la ricordi questa?

Claudio Baglioni Quei due

Viaggio quotidiano nella colonna sonora della nostra memoria, tra melodie sospese nel tempo pronte a farci emozionare ancora. Oggi parliamo di “Quei due” di Claudio Baglioni

La musica è la nostra macchina del tempo: basta una nota, un ritornello, ed eccoci di nuovo lì, in una stagione vicina o lontana, in un’auto con i finestrini abbassati o nella cameretta della nostra infanzia. “Te la ricordi questa?” è il nostro appuntamento quotidiano per riavvolgere il nastro delle emozioni, proprio come si faceva una volta con una semplice penna e una musicassetta. Oggi l’orologio del tempo ci riporta al 2003 con “Quei due” di Claudio Baglioni.

Ogni giorno, alle 13:00, vi accompagneremo in un viaggio musicale alla riscoperta di queste gemme nascoste: canzoni che hanno detto tanto e che hanno ancora tanto da dire, pronte a sbloccare ricordi, evocare immagini, restituirci pezzi di passato con la potenza che solo la musica sa avere. Brani che forse oggi non passano più in radio, pezzi di artisti affermati lasciati in un angolo, o successi di nomi che il tempo ha sbiadito ma che, appena tornano nelle nostre orecchie, sanno ancora farci vibrare. Perché la musica non invecchia, si nasconde soltanto tra le pieghe del tempo, aspettando il momento giusto per colpire nel segno e farci esclamare sorpresi un: “Te la ricordi questa?”.

Ti sblocco un ricordo: “Quei due” di Claudio Baglioni

C’è una malinconia sottile, un’amarezza lucida ma anche un’estrema tenerezza che attraversa “Quei due”, uno dei brani più intensi di Claudio Baglioni, pubblicato nel 2003 all’interno dell’album “Sono io – L’uomo della storia accanto”. Qui l’amore non è idealizzato, né addolcito dal ricordo: è fotografato in un momento di silenzio, di stasi emotiva, nel quale la distanza è più eloquente di qualsiasi parola.

Baglioni costruisce la scena come un regista che inquadra due sconosciuti seduti allo stesso tavolino: sguardi che non si incrociano, gesti misurati e distratti, poche parole che cadono nel vuoto, una carezza quasi automatica, come ultimo residuo di una vicinanza ormai rarefatta. Di fatto, “Quei due” è una cronaca impietosa di ciò che resta quando l’amore svanisce.

Ma il colpo di scena è nella chiusura, quando Claudio Baglioni svela che “quei due” siamo noi, ovvero chiunque abbia vissuto una relazione in cui il tempo, lentamente, spegne l’entusiasmo. È un riconoscersi universale quanto doloroso, un invito a guardarsi allo specchio e ad accettare che l’amore possa consumarsi senza rumore, lasciando solo il ricordo in bocca, un po’ dolce e un po’ amaro.

Il testo di “Quei due” di Claudio Baglioni

Non è niente
e tutto sta in quel niente
e tutto sembra uguale a sempre
intanto i due lì accanto
sono quasi al conto
lui non parla tanto e spiega
come un maschio alla deriva
con il raschio che gli annega
giù nella saliva

lei ha un’aria persa
da uscita di scuola
e ogni tanto si versa
una mezza parola

lui si sofferma
a guardare l’orario
ma la vita ferma
su un altro binario

cuore e amore
qui non fanno rima
non è come un quiz
e quella giusta è l’ultima risposta
non la prima

lei che fa una faccia apposta
e sbraccia nella luce brutta
che si butta sul vestito
che la tocca tutta

lui con la ruga
di quando è un po’ tardi
la linea di fuga
di tutti ì suoi sguardi

lei è già quell’altra
che ha la stessa voce
ma un po’ meno scaltra
e un po’ più feroce

lui vede sé dentro un riflesso
lei che non c’è sempre più spesso

ma che cosa è mai
è splendore per pochi angeli
è dolore per tanti diavoli
e per gli uomini è amore
specchio degli dei
che a sorprendersi lì dà i brividi
fino a prendersi graffi e lividi
ed arrendersi come quei due

e sono aghi di pino
al vento che ha soffiato su
un momento
per buttarli lì vicino
e illuderli di aver volato

lui ha un sorriso più smagliato
e si specchia e taglia
strade di tovaglia
e quella storia vecchia
che già impaglia

lei che s’appoggia
e si riempie il seno
e su guance di pioggia
occhi d’arcobaleno

lui l’accarezza
col dorso di una mano
e quanta bellezza
che cade lontano

lei a mento in su e un lato solo
lui a testa in giù caduto in volo

ma che cosa è mai
è un rumore di quanti battiti
è un rancore di troppi fremiti
e per tutti è l’amore
favola da eroi
che pretendersi lì è da stupidi
per nascondersi poi da pavidi
e perdersi come quei due

non è niente
e tutto sta in quel niente
e tutto sembra come sempre
non è niente
e intanto i due lì accanto
sono al conto

ma che cosa è mai
è il bagliore di alcuni attimi
è l’errore di mille secoli
e per sempre è l’amore
amore e muore prima o poi
con lo svendersi il cuore e l’anima
con lo spendersi ogni lacrima
e rendersi conto che siamo noi
quei due

Scritto da Nico Donvito
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