La storia che stiamo per raccontare ha il Festival di Sanremo come tappa finale, una kermesse che invece di rappresentare la definitiva consacrazione ha rappresentato l’inizio della fine, il protagonista, purtroppo al negativo, è Random, al secolo Emanuele Caso, uno di quei rapper e cantanti divenuti famosissimi grazie ai social e che poi sono andati a sbattere rovinosamente contro un muro per scelte azzardate o sbagliate.
Carriera veloce e fulminea nel 2018 un album e a seguire un singolo che viene quasi subito certificato doppio platino dalla FIMI, poi una serie di partecipazioni a programmi televisivi fino ad approdare ad Amici Speciale al posto di Enrico Nigiotti, ritiratosi per un lutto. Una ascesa velocissima fino all’idea di partecipare al Festival di Sanremo, quello a porte chiuse del 2021. Ultimo posto, perculo della gente per un pezzo probabilmente poco esaltante, ma soprattutto delusione da parte dei suoi stessi fan, che come ammette lo stesso cantante, si aspettavano Random e invece si sono ritrovati Random che si inchinava al “sistema” per presentare una canzone “adatta” a Sanremo. Da lì una discesa vertiginosa che gli ha procurato non pochi problemi.
IL RACCONTO DI RANDOM
Intervistato da Rolling Stone, Random ha raccontato i particolari della sua discesa, queste le sue parole :
“Facciamo un passo indietro: 2020. Ho tre canzoni in classifica ma, per colpa del Covid, non posso suonare in giro: la cosa mi manda via di testa. Inizio a smaniare. Però ecco, arriva la cosa di Maria, arriva poi questa possibilità di partecipare a Sanremo: ovviamente la prendo. Ma sbaglio tutto. A 19 anni, sbaglio tutto. E la colpa è solo mia, eh, non voglio dare la colpa a nessuno. Il punto è che nel momento in cui arriva questa possibilità di partecipare a Sanremo, io che faccio? Scelgo di fare una canzone da Sanremo. Non era Random va a Sanremo, ma era Random va a Sanremo adeguandosi, facendo la canzone da Sanremo. Capisci la differenza?”
Random insomma è andato a Sanremo con una canzone per Sanremo, ma si è trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato in quanto quello del 2021 è stato il Festival del cambiamento e la stessa vittoria dei Maneskin ne è stata la dimostrazione :
“In realtà l’edizione 2021 fu quella del grande rinnovamento imposto da Amadeus, della grande svecchiata, ma che ne sapevo io? Avevo pensato che l’unico modo per starci dentro in modo sensato era invece adeguarsi un po’. Che errore. Avevo due pezzi: scelsi quello più classico, la classica cosa terzinata, con gli accordi semplici semplici, che ci metti sopra l’orchestra e prende tutto vita senza troppi sforzi. Arrivo lì, canto, e capisco fin da subito che in realtà quel vestito sonoro mi stava addosso male, malissimo. E l’avevo scelto io! Che poi guarda, non era quel pezzo ad essere debole, ad esempio fosse finito in mano ad Ultimo sarebbe stato perfetto, ma su di me era davvero sbagliato. Cioè, in un mio album ci può anche stare, ma se deve essere il pezzo che mi rappresenta, no. Non mi sento a mio agio sul palco dell’Ariston, per usare un eufemismo. Una sensazione ulteriormente peggiorata dal fatto che noi come team eravamo completamente nuovi, lì a Sanremo, e sarò sincero: non eravamo pronti ad affrontare una cosa del genere. Un evento di questa portata, con un questo tipo di dinamiche”
Al Festival Random arriva ultimo e tutte le sue certezze cominciano a sgretolarsi :
“Bene. Cosa succede a questo punto? «Al Festival arrivo ultimo. Che poi, ti dirò: col senno di poi non mi vergogno per niente di questo risultato, sai? Un po’ per il fatto che in passato c’è chi è arrivato ultimo ma ha fatto una carriera strepitosa, un po’ perché mi dico: non sono arrivato ultimo, sono arrivato solo ventiquattresimo, davanti a tutti gli altri cantanti che sono stati scartati, è comunque un grande risultato. Ma gli altri, gli altri…». Gli altri? «Gli altri non la pensavano così, in quel momento. E, sarò sincero, lì per lì nemmeno io. Ero preso male. Critiche ovunque. Anche qualche derisione, diciamolo. Per la prima volta, il mio mondo magnifico in cui andava tutto sempre bene e tutto sempre in crescendo prendeva una batosta. La prima scossa di terremoto subita dalla mia casa, bella forte; e, costruita com’era, ovvero dal tetto e non dalle fondamenta e pure in tutta fretta, ha iniziato subito a sgretolarsi”
Da lì l’uscita di un album “Nuvole” che era stato scritto prima del Festival, ma che conteneva degli errori dettati dalla supponenza di un periodo in cui tutte le cose andavano bene, insomma una serie di errori ne decretano il flop :
“Anche dopo la botta di Sanremo, invece di imparare, pecchiamo di superficialità: affrontiamo il lancio di Nuvole con troppa leggerezza e, sì, un po’ di supponenza. Lo facciamo uscire e basta, credendo fosse sufficiente. Invece magari era il caso di far uscire prima qualche singolo a preparare il terreno, fare magari qualche collaborazione, fare qualche concerto… Bene: non facemmo nulla di tutto questo. Nulla. E il disco, beh… Non era magari un disco da primi posti in classifica, come ti dicevo io per primo oggi ci sento dei limiti, figurati. Ma non eravamo certo preparati ai risultati che arrivarono. Io per primo, non ero preparato. Risultato? Il mondo mi crolla letteralmente sotto i piedi”
Un tracollo che lo ha portato a fare scelte sbagliate, ad allontanare tutto il suo staff, il produttore ed il suo fotografo con i quali erano amici e che lo hanno considerato un traditore. Un vortice che lo ha inghiottito e da cui lo hanno salvato la fede e la famiglia, basi dalle quali è riuscito a ripartire :
“Avevo perso tutto in poco tempo? Non avevo più nessuno? Né soldi, né amici? Però avevo una casa, di tutte le cose fatte quando tutto girava bene questa è rimasta, una casa grande, comprata non solo per me ma per tutta la mia famiglia. E a proposito di famiglia, ne avevo una che mi voleva bene. Avevo poi finalmente una fidanzata giusta: perché una donna accanto a te può essere la tua fortuna come la tua condanna, e quella precedente era stata una condanna. Ma soprattutto: non era vero che partivo da zero, dirlo e pensarlo era irrispettoso verso chi da zero parte veramente, è stato fondamentale capirlo. Io comunque avevo un nome; la gente bene o male mi conosceva. Con tutte queste consapevolezze, riprendo a lavorare. E resto scioccato”
UNA RIPRESA CHE HA DEL MIRACOLOSO
“Resto scioccato, perché all’improvviso mi rendo conto che riesco di nuovo a tirare fuori quello che ho dentro davvero, dopo chissà quanto tempo. Resto scioccato, perché non mi capacito di come sia possibile tirare fuori il bene dal male, di come una situazione così disperata mi abbia permesso di ripartire nel modo migliore, nel modo più sereno. Resto scioccato perché quando vado da Francesco Facchinetti – a cui d’accordo con Mattia avevo chiesto di darmi una mano in questa nuova fase, perché è l’unico che non mi aveva chiesto mai nulla e anzi mi aveva fatto solo favori anche se non ero mai stato sotto contratto per lui – con una trentina di pezzi e lui mi dice che no, non vanno bene, sono anche belli ma non sono quello di cui io ho bisogno di adesso, io invece di incazzarmi a morte come mi sarei incazzato un tempo capisco quello che intende e torno a lavorarci sopra contento che qualcuno mi abbia spronato a farlo”
IL PRESENTE
“Intanto ho fatto uscire un brano, Diamanti, e mi sento come uno che ha vissuto tre vite e ormai non ha più paura di niente: succeda quel che succeda. Sono sereno. Il fine non sono più i numeri. Il fine – so che ti sembrerà stupido, ma se mi conoscessi bene capiresti, e prima o poi spero che ci conosceremo meglio – è aiutare le persone attorno a me, il più possibile. I numeri, se servono, servono solo a questo. Che era quello che pensavo all’inizio. Ed è quello che sono tornato a pensare”
Giuseppe Scuccimarri
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