Rap Italy, “La Divina Commedia” di Tedua: un disco che divide ma conquista

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Viaggio nella storia e nell’evoluzione dell’hip hop italiano, tra derive, evoluzioni e sottogeneri. Oggi parliamo de “La Divina Commedia” di Tedua. A cura di Mattia Cantarutti

Nato nei ghetti d’America come espressione di ribellione e rivalsa sociale, l’hip hop ha attraversato l’oceano per piantare le sue radici anche in Italia. Quello che inizialmente era visto come un fenomeno d’importazione, con il tempo è stato assorbito e trasformato, diventando qualcosa di profondamente nostro.

Dalle rime grezze dei pionieri fino alla conquista delle classifiche, il rap italiano ha saputo imporsi come una nuova forma di cantautorato contemporaneo, capace di raccontare le sfide e i sogni di un’intera generazione. In questa rubrica, Mattia Cantarutti ci guiderà attraverso la storia e l’evoluzione di un genere che, da sottocultura, è diventato parte integrante della nostra identità musicale.

“La Divina Commedia” di Tedua, un disco che divide ma conquista

Oggi parliamo di un disco che ha conquistato sia critica che pubblico, ma non per questo esente da altre riflessioni: “La Divina Commedia” di Tedua.

C’è qualcosa di profondamente umano nel progetto che, ad oggi, rappresenta il punto cardine del percorso artistico di Tedua. Atteso come un evento epocale dai fan, complice una gestazione lunghissima, “La Divina Commedia” è molto più di un semplice disco: è una discesa negli abissi della psiche, una scalata verso la consapevolezza, un viaggio che  proprio come l’opera dantesca a cui si ispira attraversa Inferno, Purgatorio e Paradiso, ma riscritto in chiave sonora contemporanea.

Dopo anni di lavorazione Tedua ha dato finalmente forma, nel giugno 2023, al suo universo complesso e stratificato. Un disco dove i generi si contaminano, senza mai dimenticare le radici, aprendosi però anche a nuove sonorità e scritture. Ogni brano è una tappa di un percorso profondamente personale, oltre che musicale.

La Divina Commedia” non è solo un titolo evocativo e ambizioso: è il manifesto di un’idea precisa. Raccontare, attraverso la musica, il travaglio interiore che l’artista ha vissuto. Tedua, al secolo Mario Molinari, si mette a nudo senza paura, affrontando debolezze, ansie e speranze. Le sue paure, come dichiarato in diverse interviste, diventano la materia prima del progetto: non qualcosa da evitare, ma da attraversare e superare.

Il disco, consacrato dal successo commerciale (sette platini macinati a suon di streaming), si prende il forte rischio di non soddisfare tutte le aspettative. Dopo l’hype generato da un fortissimo “2020 Freestyle” per Esse Magazine e il bellissimo mixtape “Vita Vera: Aspettando La Divina Commedia”, il progetto si rivela in parte spiazzante. La lunghissima attesa, se da un lato porta Tedua a una partenza stellare in classifica e ad un tour imponente, dall’altro genera anche una nicchia di fan delusi, forse vittime del peso eccessivo delle aspettative. Tensione che purtroppo aumenterà nella comunque riuscita deluxe “Paradiso“.

Ogni brano del disco si muove come una scena di un film epico, ricco di riferimenti, immagini e miti personali. L’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso si intrecciano senza forzature, rappresentando difficoltà familiari, instabilità emotiva, cambiamento e infine con fatica consapevolezza e speranza. Speranza di una pace per se stesso ma anche per i suoi fratelli, non si sangue, ma di rime e beat.

Lo-Fi For U“, terzo capitolo della saga con Shune, apre il viaggio: un omaggio alla generazione trap del 2016 e al tempo stesso uno sguardo introspettivo sui successi e gli errori personali. Ma il vero capolavoro arriva con “Intro La Divina Commedia“: una canzone intensa e scritta in stato di grazia, accompagnata da un videoclip fortissimo, che certifica la maturità definitiva di Tedua.

Il disco è arricchito da collaborazioni che segnano ogni tappa del percorso: gli esponenti della nuova scena Baby Gang e Kid Yugi firmano la monumentale “Paradiso Artificiale”,
un sempre ispirato Sfera Ebbasta accende la hit “Hoe“, la strana coppia Salmo e Federico Abbate si unisce nell’intensa “Angelo all’inferno“, Geolier emerge in una delle tracce più riuscite, “Mancanze affettive“, Lazza torna accanto a Tedua in “Volgare“, con la forza della loro storica alchimia,un sempreverde Guè in “Scala di Milano” regala una delle riflessioni più profonde dell’album,
Marracash ci accompagna in “Diluvio A Luglio“,i bnkr44 impreziosiscono “La verità” e infine, i fraterni Bresh e Rkomi firmano “Anime libere“, su un beat firmato Sick Luke.

Con la deluxe, “Paradiso“, arrivano nuove collaborazioni di peso: un altro esponente della nuova scena come Tony Boy in “Al limite“, la popstar Annalisa nella luminosa “Beatrice“,
Capo Plaza nella bellissima “Parole Vuote (La Solitudine)“, dove riecheggia un celebre campione di Laura Pausini,la divina, non a caso, Angelina Mango in “Angelo Custode” e la chiusura genovese con Izi, Disme, Vaz Tè e di nuovo Bresh in “Jolly Roger“.

Tra gli altri momenti da segnalare spiccano “Malamente” (sequel della cultissima “Sangue Misto“), “Bagagli (Improvvisazione)” e l’intensa “Outro (Purgatorio)“, dove Tedua si muove con abilità tra pop, barre del rap e nuove musicalità.

La Divina Commedia” non è un disco chiuso in se stesso, compiaciuto dei suoi successi. È un work in progress continuo: un viaggio in cui l’artista si concede dubbi, ombre, errori. E proprio per questo risulta autentico, vivo.

Con questo album, Tedua si conferma come uno degli autori più visionari e coraggiosi della nuova generazione italiana. Non solo un rapper tecnico (flow, incastri, registri lirici e street da manuale), ma un narratore capace di trasformare la propria storia in un viaggio universale.

Solo il tempo dirà quanto resterà inciso nella storia del rap italiano. Ma una cosa è certa: Tedua ha avuto il coraggio di sognare in grande e il rischio, in arte, è sempre un valore.

Scritto da Mattia Cantarutti
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