Rap Italy: la Drill e i nuovi esponenti della scena rap italiana

Viaggio nella storia e nell’evoluzione dell’hip hop italiano, tra derive, evoluzioni e sottogeneri. Oggi parliamo della Drill e degli esponenti italiani. A cura di Mattia Cantarutti
Nato nei ghetti d’America come espressione di ribellione e rivalsa sociale, l’hip hop ha attraversato l’oceano per piantare le sue radici anche in Italia. Quello che inizialmente era visto come un fenomeno d’importazione, con il tempo è stato assorbito e trasformato, diventando qualcosa di profondamente nostro.
Dalle rime grezze dei pionieri fino alla conquista delle classifiche, il rap italiano ha saputo imporsi come una nuova forma di cantautorato contemporaneo, capace di raccontare le sfide e i sogni di un’intera generazione. In questa rubrica, Mattia Cantarutti ci guiderà attraverso la storia e l’evoluzione di un genere che, da sottocultura, è diventato parte integrante della nostra identità musicale.
Rap Italy: la Drill e i nuovi esponenti della scena rap italiana
Siamo negli anni ‘20 del 2000. Un primo ventennio del nuovo secolo che prende sempre più strade ben chiare e, allo stesso tempo, incerte. Cambiamenti epocali nella nostra società, ritorni non sempre graditi e sfide continue plasmano la vita di noi tutti e traghettano le anime degli artisti, di più arti e generi, in nuovi lidi. Nel nostro piccolo Paese, da un genere inizialmente esploso e poi dimenticato, si forma una sorta di resistenza musicale nelle strade italiane, imposta e allo stesso tempo inevitabile dall’industria.
L’hip-hop, però, non muore, e la sua disciplina più famosa, il rap, diventa una forma d’arte definitiva, portando la musica mainstream sempre più dalla sua parte, diventandone infine essa stessa il sistema, non limitandosi quindi a un’ovvia influenza.
All’interno del rap esistono vari sottogeneri. Come abbiamo spesso raccontato, l’avvento e la successiva “pop-izzazione” della trap diedero un notevole scossone alla scena italiana, creando opportunità per artisti già presenti da molto tempo di poter capitalizzare la loro esperienza e dando modo anche a molti di coloro che la criticavano di riuscire, in qualche modo, ad essere presenti in un carrozzone sempre più grande e ricco.
Come, forse, mai prima, iniziano però negli ultimi anni a svilupparsi dei fenomeni sempre più frequenti. Dalle già reclamate, e sempre presenti, strade, dal basso iniziano ad emergere con sempre più forza e clamore tantissimi nuovissimi artisti, molti dei quali di seconda generazione, con nuovi sound e testi, per la maggior parte, soprattutto inizialmente, non poco crudi e con un’impronta visiva autentica.
Tra questi sottogeneri c’è anche la Drill. Dal 2020 il genere esplode e, come spesso accade, si trasforma esso stesso e fa migrare molti dei rapper verso nuove terre artistiche.
Traducendo quasi alla lettera il termine “drill”, il significato che ricaviamo è “trapanare”. Questo sottogenere, quindi, ci fa capire subito che siamo di fronte a qualcosa che vuole rompere, con ancora più violenza dei suoi predecessori, il mondo. Molti degli argomenti prendono ampio spunto dal cosiddetto “gangsta rap” e ci raccontano la violenza della vita, il senso di aggregazione delle strade, che, pur partendo spesso da sentimenti anche nobili, prende pieghe purtroppo violente.
Ovviamente, non tutti gli artisti drill vivono completamente di ciò che il sottogenere richiama, usandone la sonorità e l’attitudine per raccontare anche altro o per limitarsi a presentare delle fotografie sonore della strada.
Degli ampi anticipi del genere vennero dati da artisti spesso citati nella rubrica di Rap Italy: il talentuoso Tedua partecipa con vigore e straordinarie rime alla crew Drilliliguria, facendoci ben capire che già prima della “moda”, gli artisti della Wild Bandana e della Liguria si approcciavano a queste sonorità con una certa intensità.
Nata tra le strade di Chicago e successivamente importata in Europa, con Londra e Parigi in prima linea, la Drill trova terreno fertile anche nelle periferie italiane.
Nel presente articolo “sfrutteremo” l’occasione temporale della Drill per parlare di artisti di questo mondo che ne hanno fatto parte, ma anche per darci il gancio, in questo approfondimento e soprattutto nel prossimo, ai nuovissimi esponenti del rap in Italia.
Cominciamo quindi da colui che, nel pezzo “Dubai”, di ottima qualità a detta di chi scrive, si autoproclamò king della Drill in Italia: Rondodasosa.
Al netto delle giustissime valutazioni personali in merito, va dato atto all’artista di voler proseguire una linea autocelebrativa, anche citata, già attuata negli anni prima nel rap da Marracash e nella trap da Sfera Ebbasta.
Rondo resta sicuramente uno dei casi più emblematici di questi anni. La sua continua pubblicazione di singoli e dischi lo introduce prima nella scena italiana e poi in quella internazionale, restando coerente con il genere di partenza. Il suo percorso, decisamente ancora in atto, viene però reso difficile da molte scelte personali da parte del driller stesso, limitandone, per ora, le capacità di quello che Rondo poteva essere in questa nazione. Chiaramente, la giovane età e la voglia continua del pubblico di nuovi stimoli e musica non rendono impossibile niente.
Con il successo di Rondodasosa inizia poi l’avvento di quello che era il suo collettivo. Nasce infatti la Seven 7oo e l’inizio delle carriere di Baby Gang e Simba La Rue. Nella crew troviamo anche artisti come Neima Ezza, dal grande talento e di cui invitiamo caldamente all’ascolto, Keta, Vale Pain e Sacky. Tra i tanti produttori, emerge la figura di NKO, uno dei musicisti più interessanti delle nuove generazioni.
Restando in questi lidi, è impossibile non spendere due parole per i già citati Baby Gang e Simba La Rue. I due artisti, dal passato e presente controverso e difficile, rappresentano un vero punto di rottura nella nostra industria musicale. Nei loro testi difficilmente c’è spazio per le metafore: vengono raccontate le proprie autobiografie senza risparmiare dettagli, e la stessa cosa viene fatta quando riportano la cronaca di quello che vedono e hanno visto. A ciò si aggiunge un lifestyle senza compromessi. I guai con la giustizia, purtroppo, non si fermeranno con la partenza che, a un certo punto, esplode per entrambi, limitandone in qualche modo quello che l’evoluzione musicale di entrambi sta iniziando ad esprimere. La speranza di chi scrive è che il loro percorso possa stabilizzarsi unicamente sulla musica, potenziando le qualità, innegabili, che entrambi hanno nel racconto della vita di una parte d’Italia che indubbiamente esiste, e forse è pronta ad esplodere.
Dalla lunga gavetta, emerge una figura che, sempre più, era pronta per essere lanciata nel mainstream. Dopo un boom iniziale e qualche passo falso, si stabilizza, all’inizio degli anni ‘20, la figura di Shiva. Un fiume di streaming e certificazioni inizia sempre più a scorrere dalle rime dell’artista. Una prolificità notevole porta Shiva molto in alto; sfortunatamente, anche in questo caso, le tensioni con altri artisti e situazioni di vita non ideali portano il rapper nei guai con la giustizia, iniziando un percorso, ancora in atto, di riabilitazione. Ciò non impedisce all’artista di continuare il lavoro sulla musica: di recente pubblicazione è il joint album di grande successo con Sfera Ebbasta, “Santana Money Gang”.
Dal periodo post 2020 emergono, tra i tanti, anche Paky e Rhove. Due rapper con stili differenti, ma dal dirompente successo, chiamati ora a cercare di mantenerlo vivo e coerente.
Nel caso di Rhove, un buon inizio viene totalmente trasformato da “Shakerando”, instant hit che trasporta l’artista in un grandissimo ciclo di hype. Ciclo che, come sappiamo, alle volte rischia di risultare troppo per chi c’è in mezzo. Siamo sicuri, però, che Rhove riuscirà a far valere la sua voce ancora per molto, in molte forme.
Concludiamo l’approfondimento quindi lanciandoci nella considerazione che la Drill in Italia non è mai stata un fenomeno puramente musicale. È una lente attraverso cui leggere la frattura generazionale, sociale e culturale di un Paese ancora profondamente diviso. Questi artisti, nel bene e nel male, hanno portato nelle classifiche temi, volti e parole che raramente trovavano spazio nel pop italiano.
Ma la sfida ora è un’altra: costruire carriere. Tradurre la rabbia in forma, il disagio in linguaggio, la viralità in arte. Solo così chi viene dalla Drill e dagli ultimi anni potrà essere qualcosa di più di una moda passeggera.