Rap Italy: nuova scuola, vecchia fame

Rap Italy

Viaggio nella storia e nell’evoluzione dell’hip hop italiano, tra derive, evoluzioni e sottogeneri. Oggi parliamo della nuova scuola degli ultimi tre anni. A cura di Mattia Cantarutti

Nato nei ghetti d’America come espressione di ribellione e rivalsa sociale, l’hip hop ha attraversato l’oceano per piantare le sue radici anche in Italia. Quello che inizialmente era visto come un fenomeno d’importazione, con il tempo è stato assorbito e trasformato, diventando qualcosa di profondamente nostro. Oggi parliamo della nuova scuola del rap italiano.

Dalle rime grezze dei pionieri fino alla conquista delle classifiche, il rap italiano ha saputo imporsi come una nuova forma di cantautorato contemporaneo, capace di raccontare le sfide e i sogni di un’intera generazione. In questa rubrica, Mattia Cantarutti ci guiderà attraverso la storia e l’evoluzione di un genere che, da sottocultura, è diventato parte integrante della nostra identità musicale.

Nuova scuola, vecchia fame: il rap italiano degli ultimi tre anni

L’accelerazione continua della nostra società si rispecchia sull’arte che la racconta. Parte del rap, un genere composto da molti artisti che portano velocità e freschezza continua nelle proprie canzoni, ovviamente non è stato da meno. E se pensiamo che solo nove anni fa abbiamo assistito a un solido cambio della scena musicale, ci ritroviamo dopo neanche dieci anni ad iniziare a raccogliere rigogliosi frutti da alberi sempre più solidi. Quella che potremmo classificare come nuova scena è già ben che stabilizzata.

La generazione che domina le classifiche di oggi è strettamente imparentata con la scena drill (con tanto di joint album in alcuni casi) e gli artisti di ultimissima generazione citati nell’approfondimento precedente, ma allo stesso tempo si distacca per unione (i rapper che citeremo oggi fanno parte di una scena, al momento molto compatta), sonorità e temi.

Arriviamo quindi all’epoca di Tony Boy, Kid Yugi e Artie 5ive. Ma potremmo tranquillamente anche citare Astro, Nerissima Serpe e Papa V. Per riprendere il tema della velocità citati all’inizio dell’approfondimento, pensate che solo in queste ultime settimane nuovi artisti  stanno scalando le nostre classifiche nazionalpopolari. Il rap oggi è vario, affollato e dominante.

Di Tony Boy possiamo apprezzare la gavetta, cosa non scontata di queste generazioni, e la sua perfetta coerenza sonora e stilistica. Un artista estremamente prolifico, vedasi il suo canale YouTube o Spotify, ma con contenuti sempre pensati e realizzati con una visione musicale e un’identità chiara e che spaccano davvero. Dalle parole e dalle melodie di Tony Boy emergono fotografie di un disagio personale e giovanile che forse non passerà mai o che, quantomeno, ha lasciato e lascerà profonde ferite interne. Allo stesso tempo, per collegarsi all’evoluzione di un sottogenere del rap, coesiste nell’artista una parte più street e gangsta. Con racconti e riferimenti ad un certo stile di vita di cui possiamo facilmente intuire i contesti.

Di diverso stile, ma con assonanze inevitabili visto il nuovo percorso e posizionamento, è Kid Yugi. L’MC pugliese si è distinto negli ultimi anni come una delle penne più preziose e potenti d’Italia nella scena mainstream. Seppur lavorando dignitosamente su più topline e melodie, sono i testi ciò a cui la gente pensa quando parliamo di lui. Densi, stratificati, pieni di citazioni. 

Il linguaggio di Kid Yugi non dimentica la strada, ma cerca di differenziarsi dal “già fatto” tipico di molti rapper (anche più anziani di lui), in favore di una ricercatezza lessicale non da poco. Sebbene, come citato da un veterano come Salmo recentemente, un tempo un certo approccio alla scrittura fosse normale nel rap, ci troviamo effettivamente ad un ritorno alle origini con uno stile tutto nuovo nel caso di Kid Yugi, considerando anche la concorrenza e le decisioni di molti suoi colleghi negli ultimi anni.

Di altro stile ancora è il rapper classe 2000 Artie 5ive. L’artista che insegue la bella vita ha sviluppato negli anni uno stile personale, riconoscibile e perfettamente funzionale alla sua musica. Con un percorso artistico sempre in salita e con miglioramenti continui. Le rime e i flow vengono portati in scena benissimo e il successo dirompente che sta avendo è a dir poco meritato. 

Altro rapper da segnalare è Astro: il suo approccio lirico sembra quasi provenire dallo spazio e le canzoni che porta al pubblico dal suo sguardo sono estremamente preziose e con uno stile molto definito. Sicuramente tra gli artisti con più potenziale internazionale nella nostra scena.

Citiamo ovviamente in conclusione anche Nerissima Serpe e Papa V. I due rapper, accompagnati dai beat di un notevolissimo Fritu, stanno spaccando la nuova scena, all’insegna di un progetto basato sull’amicizia reciproca e la voglia costante di brillare. Dalle punchline più tose ai flow più underground, i due non nascondono al tempo stesso pezzi più profondi e personali.

Parlare di “nuove promesse”, con i numeri alla mano e una maturità artistica costante per tutti i citati, non ha ormai più senso. I nomi citati oggi sono già i protagonisti della scena italiana con annesse visioni precise, poetiche diverse e allo stesso tempo riferimenti simili.

Il linguaggio oggi è cambiato e anche i canali, molti di loro hanno fatto una fortuna mediatica con il passaparola di TikTok, ma l’urgenza di esprimersi e la fame restano anche in questi nuovi esponenti. Il rap italiano è ormai un mosaico sempre più ricco e preciso, in cui molti dei suoi tasselli hanno qualcosa da dire e una loro personalità. 

Da chi ha già trovato la sua voce a chi la sta ancora forgiando, il futuro è già in corso.

Scritto da Mattia Cantarutti
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