Rap Italy, Salmo e “Playlist”: la rivoluzione del mainstream

Rap Italy

Viaggio nella storia e nell’evoluzione dell’hip hop italiano, tra derive, evoluzioni e sottogeneri. Oggi parliamo dell’eredità di “Playlist” di Salmo. A cura di Mattia Cantarutti

Nato nei ghetti d’America come espressione di ribellione e rivalsa sociale, l’hip hop ha attraversato l’oceano per piantare le sue radici anche in Italia. Quello che inizialmente era visto come un fenomeno d’importazione, con il tempo è stato assorbito e trasformato, diventando qualcosa di profondamente nostro.

Dalle rime grezze dei pionieri fino alla conquista delle classifiche, il rap italiano ha saputo imporsi come una nuova forma di cantautorato contemporaneo, capace di raccontare le sfide e i sogni di un’intera generazione. In questa rubrica, Mattia Cantarutti ci guiderà attraverso la storia e l’evoluzione di un genere che, da sottocultura, è diventato parte integrante della nostra identità musicale.

Rap Italy, Salmo e “Playlist”: la rivoluzione del mainstream

Il filo conduttore di questa cronistoria del rap italiano, raccontata dal sottoscritto nel corso di questi approfondimenti su Recensiamo Musica, è stato il voler assistere al momento in cui il rap (e la trap) sono diventati il genere mainstream giovanile per eccellenza. Come ampiamente raccontato, il 2016 è stato un anno fondamentale per la riuscita di questo passaggio. Eppure, nonostante i primi grandi numeri, qualcosa ancora mancava.

A dare una sostanziosa mano a questa trasformazione ci pensarono l’esponente per eccellenza della nuova scena, Sfera Ebbasta, e un artista appartenente a un’altra scena, totalmente diverso per background e stile: Salmo.

La carriera di Salmo è già stata raccontata brevemente nei capitoli precedenti di questa rubrica e già allora citammo l’album “Playlist“. Un successo travolgente e totale. Forse non replicabile nemmeno dallo stesso Salmo (ci auguriamo ovviamente un classico: “mai dire mai”).

Negli anni successivi al 2016, il percorso di Salmo si trovava in un momento particolarmente florido. Ottime vendite, persino grandi per l’epoca. Tantissimi live, sempre più pieni, in cui poteva esprimere la sua immensa bravura nello spettacolo dal vivo, e un rispetto enorme nei suoi confronti da parte del pubblico e della scena rap. “Playlist” venne quindi pensato e creato nel momento più giusto possibile. Un percorso di carriera in un certo senso senza precedenti nel nostro paese e un’apertura nel mercato del rap altrettanto inedita. E sebbene sicuramente anche all’epoca l’intento artistico di Salmo prevalesse sul risultato economico, la sua creatività e il suo amore per le altre arti vennero in grande aiuto a compensare enormemente tutto il processo e la vita del disco.

La strategia promozionale innovativa si divise in più momenti. Ricordiamo l’esibizione a Milano travestito da senzatetto, una performance che fece il giro del pubblico e dei media. Il video promozionale su Pornhub e la scelta di una copertina estremamente semplice per un album così ambizioso furono altri elementi chiave della promozione. Un progetto dalle mille sfaccettature e dai più stili, al punto da sembrare una playlist, e da qui il nome scelto per l’album.

L’album vantò collaborazioni di alto profilo con artisti come Fabri Fibra, Nitro, Sfera Ebbasta (in una breve strofa che segnerà nell’immaginario del genere quel momento storico per sempre), Coez e la cantante statunitense Nstasia

Il successo commerciale dell’album fu straordinario. “Playlist” debuttò al primo posto delle classifiche italiane e infranse record di streaming su Spotify.

I brani da citare e consigliare sono molteplici. Partendo subito dai featuring, la citata collaborazione con uno Sfera Ebbasta nel prime della trap è “Cabriolet“. Altrettanto enorme successo, ed attualmente uno dei brani italiani più streammati di sempre su Spotify, fu la collaborazione con la già citata Nstasia in Il cielo nella stanza, un brano insolitamente romantico per Salmo, caratterizzato da grande profondità e apertura al pubblico mainstream. Da menzionare poi “Stai zitto“, potentissimo brano con Fabri Fibra, “Discovery Channel” con un Nitro sempre più lanciato ed ovviamente “Sparare alla Luna” in feat con Coez, il cui videoclip venne pubblicato perfino su Netflix.

Restando nell’ambito dei videoclip, senza dimenticare la notevole qualità musicale, citiamo anche Lunedì“. Un testo profondissimo ed intenso di Salmo con la partecipazione attoriale di Alessandro Borghi. Il videoclip, ad oggi, resta uno dei migliori realizzati nella storia del rap italiano, evidenziando le notevoli capacità creative di Salmo e del suo team e le (in)aspettate abilità attoriali del rapper sardo.

Chiaramente d’obbligo citare la veritiera “90min“, brano dalla forte critica sociale, e l’ipnotica “Ho paura di uscire“. Senza tralasciare Perdonami, pubblicato prima dell’uscita del disco e che vede al beat un giovanissimo ThaSup (all’epoca sedicenne ThaSupreme).

Il tour promozionale di “Playlist” vide Salmo esibirsi in alcuni dei palcoscenici più prestigiosi d’Italia, con tanto di sold-out al Mediolanum Forum di Assago. Questa serie di spettacoli consolidò la sua reputazione come performer energico e innovativo, capace di coinvolgere il pubblico con show curati nei minimi dettagli.

Il percorso del disco si concluse con Salmo 23 e la riuscitissima seconda parte di Charles Manson (Buon Natale 2) con i solidali Lazza, Dani Faiv e di nuovo Nitro. Anche in questo caso consigliamo la visione del videoclip, meno ambizioso di altri, ma comunque riuscito. A chiudere realmente il cerchio sarà poi una data direttamente allo stadio San Siro. Sfortunatamente spostata più volte nel tempo a causa della pandemia da Covid-19.

In conclusione, “Playlist” rappresenta un punto di svolta nella carriera di Salmo e nella scena musicale italiana. Con questo album, l’artista ha dimostrato che è possibile coniugare successo commerciale e integrità artistica, spingendo continuamente i confini del genere e influenzando una nuova generazione di artisti.

Scritto da Mattia Cantarutti
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