sabato 23 Novembre 2024

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Renzo Rubino e la ricetta della felicità fatta di cose semplici – INTERVISTA

Il cantautore pugliese si racconta parlando del suo percorso artistico, con uno sguardo rivolto al futuro

Renzo RubinoTra i cantautori più ispirati della nuova scena italiana troviamo sicuramente Renzo Rubino, talento classe ’88 che ha dimostrato, con i suoi quattro album, di possedere un bagaglio artistico non indifferente. Due partecipazioni al Festival di Sanremo, “Il postino (amami uomo)” nel 2013 e “Ora” nel 2014, classificandosi in entrambe le occasioni al terzo posto, prima tra le Nuove Proposte e poi nei Big. Reduce da una lunga tournée in giro per l’Italia, abbiamo incontrato l’artista che ci ha parlato di questo suo momento professionalmente importante.

Ciao Renzo, partiamo dal tuo ultimo disco “Il gelato dopo il mare”, com’è nato e che tappa rappresenta per il tuo percorso artistico?

«’Il gelato dopo il mare’ mi ha fatto capire quali sono le cose importanti per me. Come sopravvivere al malessere, è una sorta di ricerca della felicità. Non a caso nasce come una storia d’amore in un tardo pomeriggio primaverile nella mia casa in campagna. Rappresenta la rinascita di se stessi attraverso gli affetti».

Lo hai definito un concept album, quale tema lega le tracce presenti?

«Inizia con lo stress, il disordine, passa attraverso l’ubriachezza e il mal d’amore si trasforma in redenzione con ‘Ridere’, ‘Pregare’, ‘Il segno della croce’ e cioè con la comprensione di quelle cose per le quali vale la pena vivere al meglio».

Cosa ha di diverso questo progetto discografico rispetto ai tuoi lavori precedenti?

«Cambia tutto, gli arrangiamenti, la ricerca di uno spazio sonoro mai avuto prima, la produzione di Taketo Gohara».

Hai raccontato che dopo l’ultimo Sanremo hai vissuto un periodo dove avevi perso un po’ l’ispirazione. Come ne sei uscito?

«Ritornando a divertirmi, andando al mare, non cercando più musica».

Ti sei sentito un po’ un pesce fuor d’acqua?

«Diciamo che in questo modo mi ci sento da sempre».

Quanto è importante per te il legame con la tua terra e con la tua famiglia?

«Fondamentale e incasinato come dovrebbe essere. Tornando in Puglia, a Martina Franca ho capito finalmente dove è casa mia. Ho gettato le basi per il mio futuro, qui si vive in modo unico».

Facciamo un salto indietro nel tempo, quando e come è nata la tua passione per la musica?

«Non me lo ricordo più, forse quando i miei genitori hanno messo a posto un vecchio pianoforte che per me è diventato il giocattolo più grande».

Quali artisti o generi musicali hanno ispirato e accompagnato la tua crescita?

«Da Jovanotti a Capossela, da Renato Zero a Dalla, da Puccini a Morricone, da Nino Rota a Stromae».

Capitolo Sanremo, ti sei classificato per due anni consecutivi al terzo posto, prima tra le Nuove Proposte poi tra i Big. Come hai vissuto queste due importanti esperienze?

«Incredibili e indescrivibili per la quantità di emozioni e faccende vissute. Nel bene e nel male. Per me Sanremo rappresenta una sorta di papà artistico che mi ha dato la possibilità di passare le mie giornate in compagnia della musica».

Personalmente trovo che “Per sempre e poi basta” sia uno dei brani più belli passati dal palco dell’Ariston negli ultimi dieci anni. So che anche tu sei molto legato a quel pezzo, credi non sia stato capito?

«No anzi, altrimenti tu non mi diresti questo, ‘Per sempre e poi basta’ continua ad essere una di quelle canzoni che canto e ricanto con gusto, come fosse la prima volta».

Tornando al presente, dopo “La la la”, puoi anticiparci quale sarà il nuovo estratto da “Il gelato dopo il mare”?

«Ci saranno delle sorprese».

Cosa rappresenta per te la dimensione live?

«Sul palco vivo e muoio ogni volta. Con i miei amici musicisti che devono sopportare questo trambusto (ride, ndr). Dal vivo riesco ad essere completamente me stesso cosa che difficilmente mi riesce altrove».

Quali sono i tuoi progetti per il futuro e/o sogni nel cassetto?

«Mi piacerebbe scrivere musica per il cinema, Hollywood».

Alla luce di tutto quello che ci siamo detti, per concludere, quale messaggio vorresti trasmettere al pubblico, oggi, attraverso la tua musica?

«È una continua ricerca quindi non potrei dare una risposta definitiva, diciamo che per ora il messaggio è fai in modo di essere felice».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.