Ritrovamenti: spazio a “Giulia” dei Pinguini Tattici Nucleari

Le canzoni che sono rimaste nel tempo nonostante non siano state estratte come singoli dai rispettivi album di provenienza. A cura di Marco Zollo
Bentrovati a “Ritrovamenti”, la rubrica dedicata alle canzoni che, pur non avendo rappresentato a livello promozionale un progetto discografico, hanno continuato a vivere nel cuore degli ascoltatori. Ogni settimana, Marco Zollo ci guiderà in un viaggio attraverso melodie e testi mai dimenticati, ma che meritano di essere riscoperti. Oggi parliamo di “Giulia” di Pinguini Tattici Nucleari.
Queste perle musicali, raccontano spesso storie profonde e universali, e rappresentano sfaccettature meno conosciute degli artisti di riferimento, al punto da vivere una vita propria. In ogni puntata scopriremo insieme un pezzo del passato che, per qualche motivo, ha saputo sfidare il tempo e trovare una sua dimensione nel presente.
Ritrovamenti: spazio a “Giulia” dei Pinguini Tattici Nucleari
«Sono tante storie messe insieme ed è la storia di un tradimento, che però fortunatamente non ho mai ricevuto io». Questo è quanto dichiara Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari a metà dicembre 2020, durante una video-intervista con Radio Italia Solomusicaitaliana in occasione della presentazione dell’EP intitolato “Ahia!” (ben 250.000 copie vendute).
Con queste parole lui rispondeva ad una domanda diretta sul significato di “Giulia”, una delle tracce più amate di quel lavoro e in generale del gruppo bergamasco. Quasi non ci si crede, eppure oggi questa canzone conta 2,2 Mln di view su YouTube e un numero di stream da capogiro su Spotify, ben 32 milioni, che sono veramente tanti anche per chi come loro è sempre stato fortissimo sul web. Ma quindi come mai tutto questo gradimento visto che il brano non è nemmeno stato scelto per la programmazione radiofonica? Adesso cerchiamo di capirlo.
“Giulia non ridere, ti prego, non creiamo casini. La tua felicità sveglia i coinquilini. Poi ci lasciano i biglietti attaccati sul letto, perché di notte si dorme e si porta rispetto”. Accantoniamo per un attimo le dichiarazioni di Zanotti. Di cosa parla questo testo? Prima di tutto, si evince un incipit di un certo sconbussolamento. Ancora non si sa dove si vuole andare a parare. Si sa solo che è l’incipit di un racconto prevedibilmente lungo, in cui il protagonista cerca di tenere a bada l’incontenibile gioia di una ragazza, la sua Giulia.
E ci si immaginerebbe che questa felicità possa corrispondere al fatto che sia innamorata della persona che ha di fronte, ma poi…. Tronfie promesse d’amore decadono, ed entrano in scena un difficile esame universitario di lei e un professore apparentemente come tanti. Si fa intuire che questo professore deve essere stato piuttosto severo nel giudizio, e lo si sbeffeggia un po’ ipotizzando che magari non abbia mai ricevuto ammore. E fin qui tutto ok, si sdrammatizza. Ad un certo punto però, il nostro protagonista scopre che Giulia l’ha tradito, e l’ha tradito proprio con quel professore.
Sapete quelle cose che non vi aspettereste mai? Eccone una. E allora passano i giorni, il protagonista aspetta invano, e alla fine, disilluso e spazientito, con ironica rassegnazione cerca di smorzare la faccenda così: “Giulia, sono due mesi che dormo su sto divano. Io continuo a aspettarti, anche se forse invano. Ho lasciato un biglietto per te e il professore. Potete fare meno rumore quando fate l’amore?”. La storia ha avuto un risvolto amaro, ma di certo è stata affrontata in maniera del tutto personale, imprevedibile e creativa, non lasciando nulla al caso. Ed è qui che è racchiusa tutta la forza espressiva e la bravura di Zanotti, autore unico del pezzo.
La bravura di intercettare i risvolti più umani di un accadimento che può coinvolgere ognuno di noi. Ed è qui che il virgolettato iniziale ci torna utile per una doverosa considerazione: nell’intervista Zanotti afferma che, per sua fortuna, non si è mai trovato a vivere un tradimento. Ecco, ciononostante, lui è stato in grado di immaginare e di scrivere una canzone stupenda proprio su questo tema. Insomma, quando si scrive di ciò che si è vissuto, potrebbe essere più facile buttare giù qualcosa. Ma quando quelle cose non si sono vissute, credo che questa attitudine vada elogiata ancora di più, l’attitudine di un buon autore pop.
L’arrangiamento di “Giulia”, a cura dei produttori dell’intero EP che lo contiene, ovvero Fabrizio Ferraguzzo ed Enrico Brun, ruota soprattutto attorno ad una chitarra ritmica, a delle percussioni e allo strumento antichissimo delle maracas, che sicuramente danno un tocco di classicità e di stabilità al tempo esecutivo. Il tutto cresce pian piano via via che scorre il cantato, mettendo al giusto posto ogni elemento musicale.
La tonalità è quella di sol maggiore, una delle tonalità più utilizzate nell’ambito del pop e per questo facilmente intonabile da molti di noi, anche grazie allo sviluppo della melodia, una melodia che sfocia non propriamente in veri ritornelli, ma in un canto liberatorio caratterizzato dal tradizionale “ohohohoh”. Ma ricordiamoci sempre che quello che fa la differenza è tutto il costrutto melodico, e qui sicuramente c’è immediatezza ma anche novità. Lo stile in tutti i casi piace, e piace anche perché è perfetta espressione di quello a cui i Pinguini Tattici Nucleari ci hanno abituato da quasi un decennio a questa parte.
Fortunatamente la band ha capito benissimo che “Giulia” è uno di quei pezzi che non si può abbandonare, ed infatti figura ancora felicemente nelle loro tournée, compresa quella più recente, “Palasport 2024”. Gran bella cosa.