Ritrovamenti: spazio a “Quello che mi manca di te” di Diodato

Ritrovamenti

Le canzoni che sono rimaste nel tempo nonostante non siano state estratte come singoli dai rispettivi album di provenienza. A cura di Marco Zollo

Bentrovati a “Ritrovamenti”, la rubrica dedicata alle canzoni che, pur non avendo rappresentato a livello promozionale un progetto discografico, hanno continuato a vivere nel cuore degli ascoltatori. Ogni settimana, Marco Zollo ci guiderà in un viaggio attraverso melodie e testi mai dimenticati, ma che meritano di essere riscoperti. Oggi parliamo di “Quello che mi manca di te” di Diodato.

Queste perle musicali, raccontano spesso storie profonde e universali, e rappresentano sfaccettature meno conosciute degli artisti di riferimento, al punto da vivere una vita propria. In ogni puntata scopriremo insieme un pezzo del passato che, per qualche motivo, ha saputo sfidare il tempo e trovare una sua dimensione nel presente.

Ritrovamenti: spazio a “Quello che mi manca di te” di Diodato

La giusta, imponente, intima chiusura di un cerchio. La traccia migliore per concludere un album così intenso come “Che vita meravigliosa”, il quarto di Diodato e il primo dopo la consacrazione. In una sola espressione: “Quello che mi manca di te”.

L’album che la contiene, oltre a presentare al suo interno “Fai rumore” e la stupenda title-track divenuta colonna sonora del film “La dea fortuna”, ha raggiunto il Disco di Platino per aver venduto più di 50.000 copie. “Quello che mi manca di te”, ispirata dalla relazione che il cantautore pugliese ha avuto con Levante, cosa che ha confermato lui stesso in alcune interviste, è riuscita a resistere al tempo in maniera davvero sorprendente.

“Quello che mi manca di te è quella voce che fai quando giochi a fare la bambina, quando la mattina tiri su le gambe bellissime che hai e te ne vai in giro per casa a fare qualcosa. Che è sempre pochissimo il tempo che hai per viverti noi”. In cinque anni la canzone ha totalizzato 1,2 Mln di views su YouTube e 1,7 Mln su Spotify. Il motivo? Al di là delle facili intuizioni, il brano colpisce per essere un flusso di ricordi e speranze dolceamari su un amore vissuto con pienezza e con complicità. È raccontato tutto con apparente semplicità e linearità, quando in realtà si avverte distintamente la profondità e la sensibilità che si celano sotto pelle e sotto la penna morbida di Antonio Diodato.

Altro motivo per il quale il brano continua a piacere è la ricerca di eternità che le parole e la musica sanno restituire, mantenendosi ben lontane da quel tipo di scrittura modaiola e superficiale che popola spesso le programmazioni radiofoniche attuali. Insomma, qui viene raccontata una storia personale che però ha la capacità come poche di farsi collettiva, plurale, comunitaria. È proprio come se emotivamente il testo, la sua interpretazione e l’arrangiamento di “Quello che mi manca di te” sapessero coinvolgere tutti, anche se non si sono mai vissute certe crepe sentimentali.

La musica è un lento crescendo strumentale che rispecchia in toto l’idea alla base del testo, un insieme di confidenze ed immagini di casa che arrivano ad abbracciare ognuno di noi, rendendoci partecipi del sentimento più incontrollabile che l’essere umano conosca, l’amore. Tutto inizia con una chitarra soffusa ed effetti vintage che accompagnano la canzone verso una dimensione più eterea e appassionata, dove ad uno ad uno gli strumenti fanno capolino sulla scena per espandere sempre di più il suono: dalle spazzole alle tastiere, dai violini ai fiati, tutto sembra incastrato perfettamente a dare supporto ad una melodia che si espande via via come un mare impetuoso e tormentato. Il giro di accordi, scarno ed efficace, si appoggia sulla tonalità di Si bemolle maggiore, con la particolarità di voler rimanere apposta sospeso e malinconico. Per i chitarristi in erba questa canzone potrebbe essere utilizzata per imparare a prendere confidenza con il proprio strumento, un po’ come se fosse il giro de “La canzone del sole” di Battisti; in fondo è pop cantautorale, e la chitarra qui è calda e distesa, unicamente al servizio di un tempo musicale che si segue senza la paura di perdere il ritmo.

“Anche se quello che manca davvero di te non te lo so spiegare, ma spero sia la stessa cosa che manca anche a te di me”. L’amore dunque svanisce così. Ma non svanisce per nulla l’affezione che Diodato prova nei confronti di questa sua figlia artistica, a tal punto che l’abbiamo ritrovata anche nella sua ultima tournée teatrale che l’anno scorso ha fatto tappa nelle principali città italiane. Lo spazio teatrale è certamente lo spazio ideale per una canzone del genere, e quindi ne siamo solo che soddisfatti.

Scritto da Marco Zollo
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