Le canzoni che sono rimaste nel tempo nonostante non siano state estratte come singoli dai rispettivi album di provenienza. A cura di Marco Zollo
Benvenuti a “Ritrovamenti”, la rubrica dedicata alle canzoni che, pur non avendo rappresentato a livello promozionale un progetto discografico, hanno continuato a vivere nel cuore degli ascoltatori. Ogni settimana, Marco Zollo ci guiderà in un viaggio attraverso melodie e testi mai dimenticati, ma che meritano di essere riscoperti. Sottovoce Emma
Queste perle musicali, raccontano spesso storie profonde e universali, e rappresentano sfaccettature meno conosciute degli artisti di riferimento, al punto da vivere una vita propria. In ogni puntata scopriremo insieme un pezzo del passato che, per qualche motivo, ha saputo sfidare il tempo e trovare una sua dimensione nel presente.
Ritrovamenti: spazio a “Sottovoce” di Emma
“La libertà è meravigliosa. Ti porta lontano ma alla fine lasci sempre qualcosa”. Queste sono alcune fra le frasi più significative del ritornello del brano che oggi ho pensato per voi. Intitolato “Sottovoce”, è una delle parti imprescindibili di “Essere qui”, album di Emma uscito nel gennaio 2018 e prodotto da Luca Mattioni in tandem con l’artista salentina nelle Officine Meccaniche di Milano. Gianni Pollex, Leonardo Lammacchia, Stefano Milella e Roberto William Guglielmi si sono radunati per dare vita per l’appunto nella terza traccia del disco.
Nonostante al tempo si fossero scatenate insistenti voci sulle basse vendite dell’intero progetto, e nonostante “Sottovoce” non sia mai stata scelta come singolo, ad oggi su Spotify è una delle tracce più streammate (più di un milione di ascolti).
C’è un testo che parla di quando si ha paura di rimanere da soli alla fine di una relazione, e una Emma che con piglio deciso e convincente ce lo racconta. Non sappiamo se il pezzo sia autobiografico ma il suo timbro un po’ psycho e un po’ sgranato ci fa sentire tutto il disagio provato, tutto il dolore di una perdita sentimentale che comunque può accomunare molti di noi. La consapevolezza di voltare pagina e l’incapacità di farlo veramente. E poi c’è quel frammento di testo con cui abbiamo aperto, che ci ricorda che la libertà in amore non vuol dire per forza non lasciare più traccia di sé, ma vuol dire che tutto sommato qualcosa lo si lascia sempre. E allora, già che ci siamo, “una parte di me portala con te, arrivederci amore”. Ecco, qui ci vedrei anche quel potere più o meno cosciente di condizionare il partner nel pensare che poi ci sarà comunque un seguito. E forse è qui, in questo taglio metà risolutezza e metà indecisione che rivediamo noi stessi. Patologicamente testato.
“Sottovoce” è anche un manifesto dell’imbarazzo, nella sua forma più umana. L’imbarazzo di dichiarare “Ho fatto molti errori. […] Almeno tu stammi vicino”, che è un po’ il filo da cui parte tutto il brano. Perché l’imbarazzo è un sentimento complesso da ammettere e da accettare. Gli autori sono stati in grado di condensare con sapienza tante emozioni contrastanti in una manciata di minuti. È il mestiere dell’autore, voi direste. Certo, ma non è scontato riuscirci.
La canzone è stata scritta con accordi semplici e immediati, ma pur nella loro essenzialità creano un’atmosfera delicata e avvolgente. L’arrangiamento è veramente pregevole: consiglierei di fare una cosa che sta passando in disuso ma che ha sempre il suo perché. Ascoltare il brano in cuffia per apprezzarne le varie sfumature. Garantisco, è un bel pop. La canzone parte con una chitarra acustica e una ritmica leggerissima. Arriva il primo ritornello e iniziano ad aggiungersi altri strumenti come basso e batteria, e lo fanno per il momento solo sul primo quarto di ogni battuta.
E poi che succede? Si esplode, con la seconda strofa non si sta più fermi. Tutto si muove fino alla fine del pezzo. Si è saputo realizzare un crescendo emotivo mica da poco. E questo arriva, eccome. E a proposito della produzione di “Essere qui”, è la stessa Emma ad affermare fiera sulle pagine di Rolling Stone: «Continuo ad amare il mio disco: è suonato alla grande, e tutti i musicisti più fighi d’Italia me l’hanno riconosciuto». Benissimo, l’unica cosa da fare a questo punto sarebbe stata chiedere lumi sui singoli da proporre, posto che lei in quel periodo abbia avuto accanto dei buoni editori.
Insomma, capisco la voglia di osare, ma non è sempre sufficiente affidarsi al proprio gusto personale. In radio il singolo che davvero si può dire abbia funzionato è “Mi parli piano” perché il resto si è dimenticato. E a conti fatti credo fermamente che “Sottovoce” invece avrebbe potuto fare la sua bella figura. Speriamo almeno che Emma ce la torni a cantare in qualche prossima tournée.
Marco Zollo
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