Ritrovamenti: spazio a “Strade” dei Subsonica

Le canzoni che sono rimaste nel tempo nonostante non siano state estratte come singoli dai rispettivi album di provenienza. A cura di Marco Zollo
Bentrovati a “Ritrovamenti”, la rubrica dedicata alle canzoni che, pur non avendo rappresentato a livello promozionale un progetto discografico, hanno continuato a vivere nel cuore degli ascoltatori. Ogni settimana, Marco Zollo ci guiderà in un viaggio attraverso melodie e testi mai dimenticati, ma che meritano di essere riscoperti. Oggi parliamo di “Strade” dei Subsonica.
Queste perle musicali, raccontano spesso storie profonde e universali, e rappresentano sfaccettature meno conosciute degli artisti di riferimento, al punto da vivere una vita propria. In ogni puntata scopriremo insieme un pezzo del passato che, per qualche motivo, ha saputo sfidare il tempo e trovare una sua dimensione nel presente.
Ritrovamenti: spazio a “Strade” dei Subsonica
Con il testo di Samuel Romano e Max Casacci e con la musica dello stesso Samuel con Boosta, in questo numero di Ritrovamenti oggi diamo spazio a “Strade”, una canzone promossa a singolo circa dieci anni dopo la sua uscita. Com’è possibile? In un articolo pubblicato da Ilaria Rebecchi su teatro.it, leggiamo le seguenti dichiarazioni: «Strade è il brano più amato dal nostro pubblico, pur non essendo mai stato presentato come singolo. La raccolta “Nel vuoto per mano” offre l’occasione per rendere a quella canzone il tributo che merita». A parlare naturalmente era il gruppo torinese e il periodo era giugno 2009, a quasi un anno dalla raccolta “Nel vuoto per mano 1997-2007”, che raccoglieva il meglio dei primi dieci anni di carriera dei Subsonica.
In effetti la canzone faceva già parte del fortunatissimo secondo album della band, “Microchip emozionale” (1999), ma come singoli quella volta vennero trasmessi in radio altri pezzi quali “Disco labirinto”, “Colpo di pistola” e “Tutti i miei sbagli”, che segna ad oggi l’unica partecipazione dei Subsonica in gara al Festival di Sanremo (parliamo dell’edizione del 2000 targata Fabio Fazio). Ma appurato il grande apprezzamento dei fan nei confronti di “Strade”, questa volta si decide di darle una nuova vita promuovendola a secondo singolo promozionale dell’intero progetto discografico. Possiamo dire convintamente che questo sia stato un evento singolare nel mondo del marketing musicale.
D’altronde anche noi qui ci siamo sempre occupati di brani potenzialmente radiofonici che però non sono mai passati in radio, riponendo ogni volta le speranze che quei brani potessero ritornare a splendere. A dire la verità non sapevamo fattivamente se questa cosa si sarebbe potuta mai verificare. Adesso invece ci troviamo di fronte ad un caso emblematico. Un precedente al quale forse prima non avevamo mai prestato la giusta attenzione e che da ora in poi, se pensiamo anche ad altre carriere e ad altri artisti, potrebbe farci sognare veramente. Non ci saranno più scuse per nessuno, perché abbiamo capito che se c’è la volontà degli artisti e degli editori, anche una “Sono solo nuvole” di Laura Pausini o una “Giocattoli” di Fabrizio Moro potrebbe fare il proprio esordio in radio anche a distanza di molto tempo dalla prima pubblicazione.
Perché “Strade” dei Subsonica ha vinto la sfida con se stessa? Perché continua ad essere presente nelle Tournée? Perché spesso viene scelta da Samuel e compagni per chiudere le serate? Perché risulta ancora così amata dai fan, contando oltre 3 milioni di ascolti su Spotify? Una risposta, prevedibile ma concreta, potrebbe essere per il fatto che “Strade” abbia un beat funky di ispirazione Ottanta che non passa mai di moda (nel riff può ricordare persino “Yes I know my way” di Pino Daniele, del 1981). Sempre piacevole, danzereccia e leggera nel suo incedere.
Certo è che come tantissime delle canzoni elettroniche d’autore anche qui si cela un significato testuale comunque profondo, fatto di immagini chiare e al contempo volutamente confuse. Un testo che conferma la cifra stilistica un po’ ipnotica e un po’ ermetica della scrittura. “Se tutto ciò che cerco nasconde un movimento, quale destinazione può incontrarci? Se in tutto ciò che inquadro il senso è già sfocato, qual è l’angolazione per fissarci?”. Da questo incipit sarebbe difficile capire quale sia la reale intenzione delle parole, ma tutto diventa più limpido se leggiamo la fine: “Sento a pochi metri da me quello che c’era e vorrei trovare la forza di voltarmi. Perché se stai svanendo, io non ci riesco a stringere più a fondo. Ora che sotto il mondo vorrei che tu fossi qui, che fossi qui”.
Entrando in gioco l’altro, potremmo immaginare che la canzone sia dedicata ad una perdita, ad un lutto, o ad un amore perso. O forse solo trascurato. Volendo, potrebbe essere anche un amore indecifrabile, un amore per il quale non abbiamo ancora trovato la chiave giusta per sondarlo, per viverlo davvero. Ci potrebbero stare tante interpretazioni diverse. E questo è il bello della poetica dei Subsonica, originalissimi creativi del nostro tempo, nonché preparatissimi musicisti e maniacali sperimentatori di avanguardia pop.
Nel 2019 è stata resa disponibile nei negozi fisici e online “Microchip temporale”, una rivisitazione dell’album del 1999 sotto forma di grande contenitore di collaborazioni; infatti i pezzi sono stati tutti reincisi con il supporto di ospiti illustri come Achille Lauro, Willie Peyote, Elisa, Myss Keta e i Coma_Cose. Ecco, per “Strade” è stato prodotto un riuscitissimo featuring con Coez, che oltretutto vi ha saputo costruire sopra un nuovo inserto testuale perfettamente calzante. Di certo non un’operazione di puro mercato.