Ritrovamenti: spazio a “Telefonami tra vent’anni” di Lucio Dalla

Ritrovamenti

Le canzoni che sono rimaste nel tempo nonostante non siano state estratte come singoli dai rispettivi album di provenienza. A cura di Marco Zollo

Bentrovati a “Ritrovamenti”, la rubrica dedicata alle canzoni che, pur non avendo rappresentato a livello promozionale un progetto discografico, hanno continuato a vivere nel cuore degli ascoltatori. Ogni settimana, Marco Zollo ci guiderà in un viaggio attraverso melodie e testi mai dimenticati, ma che meritano di essere riscoperti. Oggi parliamo di “Telefonami tra vent’anni” di Lucio Dalla.

Queste perle musicali, raccontano spesso storie profonde e universali, e rappresentano sfaccettature meno conosciute degli artisti di riferimento, al punto da vivere una vita propria. In ogni puntata scopriremo insieme un pezzo del passato che, per qualche motivo, ha saputo sfidare il tempo e trovare una sua dimensione nel presente.

Ritrovamenti: spazio a “Telefonami tra vent’anni” di Lucio Dalla

Siamo nel 1981, e ogni tanto nei jukebox si inizia a sentire la canzone “Telefonami tra vent’anni”. È ormai da un anno che la casa discografica RCA Italiana sta promuovendo una sua nuova intuizione: il QDisc, un supporto fonografico a metà fra il singolo a 45 giri e l’album vero e proprio.

Il QDisc infatti era composto da sole quattro tracce, cosa che consentiva una qualità più alta del suono e una fruibilità commerciale migliore, almeno su carta. E così, per omaggiare questo strumento, Lucio Dalla decide di intitolare il suo ultimo lavoro semplicemente “Q Disc”, anche se per via della copertina in cui vi era un’unica foto dell’artista, molti lo ricorderanno con il nome “Lucio Dalla”.

Mentre nel Lato B del “Q Disc” vi è il brano “Ciao a te” e un’intensa cover strumentale di “You’ve got a friend” di Carole King, nel Lato A troviamo “Madonna disperazione” e per l’appunto “Telefonami tra vent’anni”, che se era stato promosso come singolo nei jukebox, la stessa cosa non avvenne per le radio. “Ma ecco che si avvicina. Con un salto siamo nel duemila, alle porte dell’universo. L’importante è non arrivarci in fila, ma tutti quanti in modo diverso. Ognuno con i suoi mezzi, magari arrivando a pezzi su una vecchia bicicletta da corsa, con gli occhiali da sole”.

Un testo che sogna un futuro in cui si possa continuare a rimanere umani oltre il progresso, oltre la tecnologia, oltre tutto ciò che ci può distogliere dall’autenticità. Ma al contempo senza la paura del nuovo che avanza. Con un arrangiamento magistrale a cura di Alessandro Colombini, produttore anche al fianco di tanti altri grandi come Enrico Ruggeri, Francesco De Gregori e Antonello Venditti, la canzone si presenta come un country cantautorale alla Johnny Cash, con chitarre ritmiche a sorreggere l’andatura.

Poi di tanto in tanto il tempo raddoppia, sorprendendo l’ascoltatore in ogni passaggio, un po’ come succede in altri capitoli musicali di Dalla (si pensi per esempio a “La sera dei miracoli”). L’effetto sorpresa è la cosa che forse più di tutte caratterizza le sue composizioni, come se fossero guidate dallo stesso incedere inaspettato della nostra quotidianità, come se fossero lo specchio perfetto delle più impreviste emozioni umane.

Nel 2015 la regista Francesca Archibugi sceglie “Telefonami tra vent’anni” come parte imprescindibile della colonna sonora della sua commedia “Il nome del figlio”, facendola cantare agli attori protagonisti fra i quali troviamo Alessandro Gassman, Rocco Papaleo e Michaela Ramazzotti. “Pensami tra vent’anni, o telefona come Dalla” è la citazione che invece fanno Rkomi ed Elisa nel brano “Blu”, rilasciato nella prima metà del 2019 e prodotto da Charlie Charles: in questo modo si dimostra che persino i capolavori nascosti di un’epoca apparentemente lontana possono rivivere nell’arte stessa, in forme musicali certamente diverse ma comunque apprezzabili da un determinato target di pubblico. “Telefonami tra vent’anni” si conferma enormemente riprodotto anche su Spotify, arrivando a quota 7 milioni e 300mila stream, una cifra che potrebbe essere invidiata da qualsiasi artista della nuova scena pop italiana.

“Fermo in qualsiasi posto del mondo, chi sa dove. Tra miliardi miliardi di persone, a bocca aperta senza parole nel vedere una mongolfiera che si alza piano piano, e cancella dalla memoria tutto quanto il passato”. Il sapore di eterno è ormai agli atti, il successo è in crescita, e non si può far altro che rimanere in silenzio ad ascoltare il brano. Dopo tutto, speriamo prossimamente anche in radio. Si sa, non è mai detta l’ultima parola.

Scritto da Marco Zollo
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