Ritrovamenti: spazio a “Vita morte e miracoli” di Ligabue

Ritrovamenti

Le canzoni che sono rimaste nel tempo nonostante non siano state estratte come singoli dai rispettivi album di provenienza. A cura di Marco Zollo

Bentrovati a “Ritrovamenti”, la rubrica dedicata alle canzoni che, pur non avendo rappresentato a livello promozionale un progetto discografico, hanno continuato a vivere nel cuore degli ascoltatori. Ogni settimana, Marco Zollo ci guiderà in un viaggio attraverso melodie e testi mai dimenticati, ma che meritano di essere riscoperti. Oggi parliamo di “Vita morte e miracoli” di Ligabue.

Queste perle musicali, raccontano spesso storie profonde e universali, e rappresentano sfaccettature meno conosciute degli artisti di riferimento, al punto da vivere una vita propria. In ogni puntata scopriremo insieme un pezzo del passato che, per qualche motivo, ha saputo sfidare il tempo e trovare una sua dimensione nel presente.

Ritrovamenti: spazio a “Vita morte e miracoli” di Ligabue

Start! È tempo di partire. Partire alla riscoperta di una canzone del repertorio recente di Luciano Ligabue. La canzone, contenuta proprio nell’album “Start”, è uscita nel giorno di massima celebrazione della donna. L’8 marzo del 2019. Chi conosce bene il cantautore di Correggio sa che la sua storia artistica è sempre stata vicina al mondo delle donne, si pensi anche solo a “Piccola Stella senza cielo”, a “Le donne lo sanno” o a “Eri bellissima”. E anche in “Start” il riferimento femminile è molto presente: non so se ricordate il singolo “Certe donne brillano”. Ottimo, il brano che abbiamo pensato per oggi… con le donne non ha tanto a che fare. Perlomeno, non direttamente.

“Ma tu dimmi tutto, che ne so proprio pochissimo di tutto. Corpi celesti collidono di notte, e tutti quei sogni verissimi, senza ritegno e bellissimi, di tutto”. Il titolo è “Vita morte e miracoli”, e la traccia è la numero nove di “Start”, album che seppur abbia segnato un certo declino nelle vendite targate Ligabue (anche rispetto al tour promozionale negli stadi), comunque si è portato a casa il Doppio Platino per le oltre 100mila copie acquistate in meno di due anni e l’esordio al primo posto della classifica FIMI.

E “Vita morte e miracoli” è riuscita a farsi ascoltare per oltre 1,3 Mln di volte su Spotify e 771mila volte su YouTube. Una canzone dunque che i fan del Liga hanno piuttosto gradito. C’è un motivo specifico? Crediamo di sì. Sarebbe potuta essere un singolo giusto per le radio? Anche qui, la risposta sarebbe affermativa. Cerchiamo di analizzare.

“Vita morte e miracoli” ha una durata di 3 minuti, è una ballad classica, compatta ed essenziale. Poche parole ma tanto significato. Un testo esistenzialista che non chiede altro che una guida, qualcuno che possa spiegare il senso del bello e del cattivo tempo, i sogni, la bellezza del mondo, le difficoltà, la spensieratezza… insomma, tutto ciò che serve per capire chi siamo. Non vi sono special o parti di canzone che vogliono stupire. Si percepisce solo la voglia di cercare la verità, e di condividere gli intenti con chi ha bisogno di capire, con quelli a cui non basta vivere per dirsi in pace con le cose.

È una ballad che richiama prepotentemente tanto di ciò che Ligabue ha prodotto negli anni novanta, è una sorta di ritorno ad un tipo di scrittura ispirata e viscerale in cui le persone non fanno fatica a ritrovarsi. Il cantato è emotivo e malinconico, con quel tono confidenziale che caratterizza la voce di Ligabue, cosa che regala al brano un’intennsità che se non ci fosse sarebbe un minus non da poco. In fondo per melodie semplici è fondamentale avere una buona presa interpretativa, soprattutto quando l’arrangiamento è volutamente povero di elementi come in questo caso.

E a proposito di arrangiamento dobbiamo riconoscere maestria e savoir faire a Federico Nardelli, che se i più lo conoscono per le produzioni nell’ambito dell’indie-pop (Gazzelle, Fulminacci, Colapesce e Dimartino), vanta un inizio di carriera nel rock della scena indipendente romana. Da sottolineare senza ma e senza se anche i nomi dietro la post-produzione di “Vita morte e miracoli”, come di tutto l’album: al missaggio Pino “Pinaxa” Pischetola (collaboratore di lunga data di Franco Battiato) e al mastering Antonio Baglio, tra i tecnici del suono più influenti degli storici Logic Studios di Milano tra la fine degli anni ottanta e la fine dei novanta.

“E fammi vedere la lacrima che deve uscire. E fammi vedere la lacrima che se ne va. E prenditi il tempo che serve, magari la bolla in cui siamo non scoppierà”. E con la speranza e la ricerca di più umanità, di più cura per le nostre fragilità, la canzone sfocia in un ritornello delicato, fatto di grande sensibilità poetica. Ed è questo che piace, e piace davvero. Nel frattempo noi confidiamo sul fatto che il brano possa essere ripreso di Ligabue, o in un modo o in un altro. Se lo meriterebbe.

Scritto da Marco Zollo
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