Ritrovamenti: spazio ad “Amami” di Arisa

Ritrovamenti

Le canzoni che sono rimaste nel tempo nonostante non siano state estratte come singoli dai rispettivi album di provenienza. A cura di Marco Zollo

Bentrovati a “Ritrovamenti”, la rubrica dedicata alle canzoni che, pur non avendo rappresentato a livello promozionale un progetto discografico, hanno continuato a vivere nel cuore degli ascoltatori. Ogni settimana, Marco Zollo ci guiderà in un viaggio attraverso melodie e testi mai dimenticati, ma che meritano di essere riscoperti. Oggi parliamo di “Amami” di Arisa.

Queste perle musicali, raccontano spesso storie profonde e universali, e rappresentano sfaccettature meno conosciute degli artisti di riferimento, al punto da vivere una vita propria. In ogni puntata scopriremo insieme un pezzo del passato che, per qualche motivo, ha saputo sfidare il tempo e trovare una sua dimensione nel presente.

Ritrovamenti: spazio ad “Amami” di Arisa

È la traccia omonima che apre l’album di Arisa del 2012, “Amami”, trainato da quello che al momento è ancora il suo successo più eclatante, “La notte”. Ma l’omonima title-track, se vogliamo, è anche la canzone che definisce il concept del progetto discografico tutto. Un concept che, a parte qualche eccezione in cui si parla d’altro, è il manifesto d’amore più sincero di una trentenne al massimo delle sue potenzialità.

“Io già so che quando la bacerai, il pensiero dei baci miei volerà lento a dirti che il tuo amore non è lei. E già so. Mille notti mi tradirai, altri occhi io incontrerò, così per sempre fino a che l’inverno calerà su di noi”. C’è tormento, delusione, speranza, folgorazione. C’è una scrittura semplice per un testo ricco di emozioni cocenti. Una scrittura di pancia, un flusso di pensieri irrisolti, e forse proprio per questo può essere chiaro a tutti quanto e perché questa canzone e l’album intero abbiano avuto la capacità di risuonare così immediati e appetibili ad un pubblico obiettivamente vasto e disparato.

Si pensi anche solo al milione di ascolti che ad oggi “Amami” ha totalizzato su Spotify o alle oltre 60.000 copie di vendita certificate che il CD ha ottenuto nell’ottobre 2013, ad un anno di distanza dalla prima stampa della riedizione live “Amami Tour”. È vero, non è detto che l’album senza repack sarebbe riuscito ad arrivare a questo risultato, ma se ad ogni disco venduto corrisponde di conseguenza maggiore diffusione delle canzoni in esso contenute, è un dato che ci può far intuire che anche il brano “Amami” sia stato apprezzato da una buona fetta di acquirenti amanti della musica italiana. Ci aspettiamo ora che con le nuove soglie delle certificazioni FIMI/GfK “Amami Tour” riesca a vedersi assegnato il Doppio Disco di Platino per le 100.000 unità vendute. Non dovrebbe mancare molto. Ma torniamo al punto.

Amami” è una ballad come da adesso in poi ci abituerà l’interprete lucana, una ballad fatta di atmosfere eleganti e protagonismi da pianoforte romantico. Arrangiato magistralmente da Mauro Pagani e prodotto dalla Warner Music, il brano è stato arricchito da batteria, basso, violini e dall’uso inaspettato e affascinante del Theremin, un complessissimo sintetizzatore novecentesco di invenzione russa suonato per l’occasione da Vincenzo Vasi, un super virtuoso dello strumento nonché collaboratore anche di altri artisti pop quali Vinicio Capossela e Cesare Cremonini.

Si può percepire dunque la grande cura dei suoni che è stata riservata al brano e all’omonimo album, quasi come se fossimo nel periodo della massima sperimentazione musicale degli anni settanta. Una goduria. “Amami”, in contrapposizione con il significato amaro delle parole, è pervasa da una melodia dolce e melodiosa, in alcuni passaggi nemmeno troppo banale. Sembra di trovarsi di fronte ai titoli di coda di un film maestoso, alla Sorrentino o o alla Salvatores, con echi di swing che qui nessuno si aspetterebbe.

Non abbiamo ancora fatto menzione degli autori, giusto? OK, eccoci qua. Sebbene ovunque venga riportato che l’autrice unica del pezzo sia la stessa Rosalba Pippa in arte Arisa, ci sarebbe un piccolo dilemma da sciogliere. A febbraio 2012, in un’intervista a Radio 110, la web dell’Università degli Studi di Torino, Arisa, presentando l’album e raccontando dei suoi esordi, ha dichiarato: «All’inizio, a Milano, facevo piccoli lavoretti e frequentavo l’università, ma poi ho smesso per iniziare un corso da estetista, un lavoro che mi è molto piaciuto. Dopo ho conosciuto il mio ex, Giuseppe [Anastasi, NdR.], a cui piaceva la mia voce e che mi offrì di cantare le sue canzoni. “Amami”, per esempio, l’ha scritta lui e questo album mi ha aiutato a superare la nostra rottura».

La cantante quindi non dice che il brano è stato scritto con Anastasi, no. Anzi… Ci fa intendere che la totale paternità è da attribuire a lui. Può anche darsi che alla fine si sia fatta solo un po’ di confusione, e va bè. Insomma, quale sia stata davvero la gestazione di “Amami” attualmente non è dato saperlo, ma crediamo fortemente che Arisa ci abbia messo del suo, quantomeno nell’idea del testo. Si sente che c’è tanto di personale, che c’è tanto di quel vissuto che se un tempo apparteneva soltanto a lei, oggi è sempre più condiviso e generalizzato.

“Amami come se fossi musica, quel motivetto semplice che ha dato il tempo a tutto ciò che è stato e che sarà di noi”. Certo, visto il carattere sognante e cinematografico del pezzo, potremmo affermare che “Amami” non è la traccia più esplosiva e trascinante dell’album, e sappiamo che la cosa avrebbe condizionato gli editori a spingere radiofonicamente su altro. Ciò detto, ci auguriamo che Arisa la reintroduca ogni tanto anche nelle scalette delle prossime tournée. Perché diciamolo: l’arte della riscoperta non passa di moda mai.

Scritto da Marco Zollo
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