Ritrovamenti: spazio ad “Anche senza di noi” di Brunori Sas

Ritrovamenti

Le canzoni che sono rimaste nel tempo nonostante non siano state estratte come singoli dai rispettivi album di provenienza. A cura di Marco Zollo

Bentrovati a “Ritrovamenti”, la rubrica dedicata alle canzoni che, pur non avendo rappresentato a livello promozionale un progetto discografico, hanno continuato a vivere nel cuore degli ascoltatori. Ogni settimana, Marco Zollo ci guiderà in un viaggio attraverso melodie e testi mai dimenticati, ma che meritano di essere riscoperti. Oggi parliamo di “Anche senza di noi” di Brunori Sas.

Queste perle musicali, raccontano spesso storie profonde e universali, e rappresentano sfaccettature meno conosciute degli artisti di riferimento, al punto da vivere una vita propria. In ogni puntata scopriremo insieme un pezzo del passato che, per qualche motivo, ha saputo sfidare il tempo e trovare una sua dimensione nel presente.

Ritrovamenti: spazio ad “Anche senza di noi” di Brunori Sas

«La vicenda umana non è poi così importante se si dimentica il contesto, il contenitore in cui tutto accade. Ad esempio in “Anche senza di noi” c’è un elenco delle cose che l’uomo può fare ma si parla della possibilità che il Pianeta possa continuare a girare, ad andare avanti anche senza di noi». Ecco quanto dichiarato da Brunori Sas su LifeGate, durante un’intervista promozionale di Giacomo De Poli riguardo l’album “Cip!”, l’album che ricorderete per la particolarissima illustrazione di un pettirosso in copertina a cura di Robert Figlia.

Se vi foste dimenticati il contesto… Siamo nel 2020, e precisamente pochi giorni dopo il suo ingresso nelle nostre vite, quando ancora tutto sembrava filare liscio come ogni anno. Nessuno si sarebbe aspettato di ritrovarsi da lì a poco nella bufera virale del Covid-19. Nel frattempo arriva nei negozi “Cip!”, un titolo evocativo che, per sua stessa ammissione, l’autore preferisce interpretare come un monito di gentilezza. Almeno, lui ci prova. Solo che, a quanto pare, quell’esperienza del Coronavirus non ha fatto altro che inasprire i toni, incattivire noi esseri umani e provocare reazioni scomposte di paura e di sgomento. Ma Brunori, inconsapevolmente, lo aveva detto che il pianeta sarebbe andato avanti anche senza di noi. E così è stato. A pensarci bene, vengono i brividi.

“E dirci che in fondo alla fine va bene. Se ci siamo chiusi in un metro quadrato, se ci siamo persi nel supermercato, se adesso parliamo col televisore, se prendiamo gocce in mancanza d’amore”. Si sa, quando per sopravvivenza vogliamo convincerci di qualcosa, siamo pronti a sparare la qualunque, anche a costo di evitare la realtà. Questo testo parla chiaro. Quel “dirci che in fondo alla fine va bene” riporta subito la mente a quello che sarebbe accaduto nel giro di una manciata di settimane.

Avete presente il momento in cui molta gente diceva e scriveva “Andrà tutto bene”? OK, parlo proprio di quel momento là. Quando volevamo far ffinta di nulla, quando eravamo ancora convinti che il Covid fosse semplicemente un brutto sogno. Eppure immaginiamo che il calabro cantautore nostro avesse solo l’intenzione di scrivere un’innocente canzone sulla troppa importanza che spesso l’uomo si attribuisce. O tutt’al più, che “Anche senza di noi” sarebbe potuta diventare soltanto una piccola riflessione sulla spocchia dei tempi moderni.

Con una gratitudine espressa in oltre due milioni di ascolti su Spotify, il brano è una ballad tutta suonata con strumenti analogici, una chitarra acustica, una batteria, un basso e così via. Una ballad fresca e comunque classica, come quei gioiellini di Brunori come “La verità” del 2017 o “Per due che come noi”, secondo singolo, fortunatissimo singolo estratto da “Cip!”. Caratterizzata da una melodia soave, con pochi salti pindarici e con tanta malinconia dentro, “Anche senza di noi” riflette l’animo introspettivo e velatamente ironico dell’autore, autore unico della musica e del testo della canzone.

La produzione del brano, così come per l’intero album di provenienza, ha voluto curarlo sempre lui in persona ma con il supporto elegante di Taketo Gohara, arrangiatore e sound designer noto in precedenza soprattutto per la prolifica collaborazione con Vinicio Capossela. La struttura armonica di “Anche senza di noi” è disarmante, per la sua semplicità potremmo dire quasi ripetitiva. Ma funziona, quindi, come si suol dire, basta che funzioni. La tonalità è quella di do maggiore, con una sequenza di accordi che segue uno dei canoni più utilizzati nella musica pop, ovvero do, fa, sol, la minore. Tutto ciò rende certamente più fluido il processo di riconoscibilità di un’opera musicale, un processo utile all’orecchio a farci sembrare subito familiare quel tipo di costruzione. Non è banale e magari Brunori Sas non ci avrà nemmeno pensato, però tecnicamente questo è quanto.

“Ma come puoi non capire che è un corpo solo l’albero col sole, e tu sei un fiore. E tu sei un fiore anche senza di me, e anche senza di noi”. Sì, soffermiamoci sul significato di questo special. Merita la nostra attenzione perché qui viene tirato in ballo l’amore in maniera del tutto atipica. Infatti a questo punto non è più il mondo il protagonista indiscusso delle varie considerazioni, ma sei tu. Tu persona che mi stai accanto e che, sbagliando, pensi di non farcela senza di me. È una dedica d’amore molto più forte dello stanco “solo insieme siamo la forza”, è una dedica che accantona l’ego e dona amore incondizionatamente.

È un po’ come prendere le distanze dalla gelosia, dal possesso. Due concetti che oggi più che mai continuano e continueranno a risuonare critici e insidiosi. Quindi, come si può notare, le parole di “Anche senza di noi” insegnano a dire le cose senza essere retorici e stantii. Potrebbero essere un ottimo riferimento nell’ambito della scrittura creativa. Attendiamo che Brunori Sas le faccia rivivere anche nei prossimi live.

Scritto da Marco Zollo
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