lunedì 25 Novembre 2024

ULTIMI ARTICOLI

SUGGERITI

Roberta Bonanno: “Oggi mi sento più libera, ironica e positiva” – INTERVISTA

A tu per tu con l’artista milanese che ha da poco rilasciato il suo nuovo disco “Io e Bonnie”, disponibile su tutte le piattaforme digitali dall’8 maggio

Roberta Bonanno Io e bonnie

Non c’è trucco e non c’è inganno negli occhi e nel cuore di Roberta Bonanno, che ritorna ad esprimere le proprie emozioni a tempo di musica a otto anni di distanza dal suo ultimo progetto discografico. “Io e Bonnie” è il titolo di questo terzo album, più consapevole rispetto ai precedenti, impreziosito dalla presenza di nove tracce inedite, che mettono a fuoco la vocalità e l’identità dell’artista milanese, cresciuta rispetto ai tempi della sua partecipazione alla settima edizione del talent show “Amici” di Maria De Filippi.

Ciao Roberta, partiamo da “Io e Bonnie”, il tuo nuovo album pubblicato lo scorso 8 giugno, cosa rappresenta per te questo nuovo disco? 

«Rappresenta per una mattonella di una montagna (sorride, ndr), che sono riuscita a costruire dopo un po’ di anni di pausa. Mi è capitato in questo periodo, a volte, di perdere la speranza di riuscire a realizzarlo, invece la vita sa sorprenderti e, quando meno te lo aspetti, mi ha regalato l’opportunità di lavorare a questo nuovo album. Ringrazio il mio produttore Carlo Delor e l’etichetta Advice Music, per aver creduto così tanto in me».

Mi sorge spontaneo chiederti: chi è Roberta e chi è Bonnie?

«Fondamentalmente la stessa persona, in questo disco ci sono io ma con qualcosa in più rispetto ai miei precedenti lavori. Sono passati dieci anni dall’esperienza di “Amici”, sono successe tante cose e sono cresciuta parecchio, sia a livello artistico che privato. Bonnie è quella parte di me più libera, ironica e positiva. A volte per riuscire davvero ad accettarsi bisogna conoscere momenti peggiori, toccare un po’ il fondo, perché quando le cose vanno bene è tutto più facile. Grazie a tutto questo, anche Roberta oggi è più consapevole».

Un progetto anticipato dal singolo “Controtendenza”, impreziosito da parole e sonorità molto incisive. Cosa ti ha spinto a scegliere proprio questo pezzo come apripista?

«Secondo me, la forza di questo brano è che non è il classico pezzo estivo, perché dal punto di vista delle sonorità può sembrare adatto a questo tipo di stagione, ma nel testo non c’è alcun riferimento all’estate. Come suggerisce il titolo, è una canzone che va un po’ controtendenza, perché non parla di sole, mare e selfie in spiaggia. Lo considero un brano importante, impreziosito da un sound che reputo molto attuale».

Si tratta del tuo terzo lavoro, che arriva a distanza di otto anni dal precedente, come hai ritrovato il settore discografico? Ti senti a tuo agio?

«Un po’ incasinato… Mi sento a mio agio perché il vestito, questa volta, me lo sono scelta io con l’aiuto di un team che ha valorizzato e supportato le mie intenzioni, per questa occasione non sono voluta andare ai grandi magazzini, ma ho scelto con cura dei bravi sarti che cucissero su misura per me queste nove tracce inedite. Senza nulla togliere al mio primo EP o al disco precedente, in questo caso mi sono presa parecchio tempo per scegliere i pezzi giusti e sono fiera di ogni brano presente, cosa che in passato non mi è successa spesso. Negli album precedenti ci sono brani che ancora fatico a digerire, questa volta non ne scarterei nessuno, anche se ovviamente ho il mio preferito».

Tiro a indovinare?

«Vai!».

“Un buon motivo”?

«Ma come hai fatto?! Si… anche questo è un pezzo in controtendenza, sia per tema che per cifra stilistica. L’amore e la melodia non passeranno mai di moda, anche se di questi tempi sembra che siano stati superati da altri argomenti o generi musicali, preferisco fare quello che sento dentro, senza snaturarmi». 

Secondo te, perché negli ultimi anni si fatica così tanto a portare avanti la nostra italianità a livello musicale?

«Penso che sia una questione culturale, non voglio sminuire la trap o il rap, per carità, è giusto che ci siano, ma non amo molto i monopoli, il pubblico deve tornare ad avere la possibilità di scelta e il mercato deve ascoltare anche le minoranze, non cavalcare l’onda del fenomeno del momento. Il problema più grande è che avverto una forte semplificazione dei valori, trovo sconvolgenti alcuni messaggi che vengono lanciati oggi nelle canzoni, poco educativi e inconcepibili dal mio punto di vista». 

Riguardo ad “Amici”, col senno di poi, credi ti abbia più dato o tolto?

«Sarei ipocrita se non ti dicessi che inizialmente mi ha dato tutto, una grande visibilità ma soprattutto una scuola di vita che mi ha insegnato come muovermi in questo mondo. Poi, ad un certo punto, mi ha messo davanti alla dura realtà e al dovermi alzare le maniche e proseguire la mia strada da sola. Ma è giusto anche così, perché ce la sto mettendo davvero tutta per dimostrare quanto valgo e come sono cambiata dai tempi di “Amici”».

Dei tuoi compagni di avventura, c’è qualcuno con cui sei rimasta in contatto? 

«Con tutti abbiamo una chat su WhatsApp che si chiama “Amici 7”, nella quale ci scambiamo opinioni e ci ritroviamo, un po’ come si fa con le pizzate di classe anni dopo con gli ex compagni del liceo. Questa è una cosa bella, che fino a qualche anno fa non c’era, perché ognuno di noi era concentrato sul proprio percorso e pensava solo a se stesso. Adesso abbiamo tutti ormai trent’anni, siamo diventati grandi e guardiamo ogni cosa in maniera più matura, con la voglia di prendersi anche in giro e di ricordare le cose belle che abbiamo vissuto insieme». 

In dieci anni lo trovi cambiato a livello di format? 

«Totalmente. Eravamo impegnati tutti i giorni dalla mattina alle nove fino alle sette di sera, studiavamo più discipline, non solo canto, ma anche recitazione e danza. Adesso è solo discografia allo stato puro, le etichette sono dentro al 100%, un po’ capisco tutta questa presenza, in un mercato in crisi cerchi di attingere il più possibile da questo tipo di fenomeni, questo può essere un po’ il rovescio della medaglia, perché perdi di unicità e artisticità, ci sono troppe proposte e si fa un po’ di confusione». 

Siamo a giugno e questa domanda, potrà sembrarti un po’ fuori luogo… ma mi reputo un integralista delle festività natalizie. Quindi non posso non chiederti un commento su “A Natale puoi”…

«Sicuramente, la forza del successo di quel pezzo è stata l’esposizione data dal jingle pubblicitario, che era già precedente dall’uscita del singolo. La cosa bella è anche il videoclip, assolutamente improvvisato, dove mi sono divertita ad andare in giro con il cartello con scritto “regalo abbracci” e con la gente che aveva proprio voglia del contatto fisico: è stato stupendo, anche perché da lì è nata una moda. Ti dico la verità, e ti ringrazio per avermi fatto questa domanda, sono molto fiera di aver cantato questo pezzo, perché un giorno quando non ci sarò più, tra cent’anni (ride, ndr), sarò ricordata per aver cantato la canzone pop natalizia italiana per eccellenza, se escludiamo i canti tradizionali e i brani d’importazione statunitense. Mi piacerebbe ridargli una forma diversa, ma non anticipo nulla, ti voglio lasciare la sorpresa… vedremo!».

Cosa pensi dei social network? Mi fai una classifica dei tuoi preferiti?

«E’ importante, lo considero un vero e proprio lavoro ed è indubbiamente il mezzo di comunicazione più veloce per raggiungere i propri fans: molti di loro non li ho mai incontrati di persona, ma ci sentiamo sempre. E’ un modo per mostrare a loro come sono fatta veramente, soprattutto l’aspetto ludico e zuzzurullone del mio quotidiano, è una piccola telecamera sul mio mondo. Come classifica, ti direi… Instagram sicuramente al primo posto, perché bisogna stare al passo con i tempi (ride, ndr), poi ci metto Facebook, che considero un po’ come il mio diario interattivo, mentre Twitter non lo uso moltissimo, però compenso con WhatsApp e le millemila interazioni con mia madre, roba da guinness dei primati». 

Credi che l’avvento del web abbia portato più vantaggi o svantaggi alla musica?

«Sia pro che contro, come sempre. Già in tempi non sospetti sapevamo che internet avrebbe rivoluzionato il nostro futuro, senza considerare anche gli aspetti negativi. Ovvio, non ci sono barriere e nemmeno regole, è diventato un fenomeno quasi incontrollabile, non ci sono filtri. Per la musica, beh, si possono scaricare illegalmente i brani, anche solo convertendoli dai video di YouTube, capisci? Non voglio fare la bigotta, ma ci sarebbe bisogno di maggiore controllo. E’ come se ci fosse un altro mondo parallelo, anche la realtà virtuale necessita di regole, altrimenti è un delirio».

Cosa si aspettano Roberta e Bonnie dal proprio futuro? 

«Guarda, Roberta si aspetta un po’ più di stabilità, sia dal punto di vista affettivo che lavorativo, mentre Bonnie è alla continua ricerca di cose nuove, ha bisogno di reinventarsi e, quando le cose si stabilizzano troppo, di prendere tutto e scappare via. Vedi, anche qui, mi sento un’altalena in controtendenza anche con me stessa, ma sono fatta così e non ci posso fare niente!».

Alla luce di tutto quello che ci siamo detti, per concludere, quale messaggio vorresti trasmettere al pubblico, oggi, attraverso la tua musica?

«Che c’è sempre un buon motivo per fare ciò che vogliamo, io l’ho trovato, indipendentemente dalla meta, dalla fama e dal successo. Personalmente, canto per me stessa e per le persone che mi seguono a cui voglio molto bene, per sentirmi viva e in pace con tutti quello che mi ruota intorno». 

The following two tabs change content below.

Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.