Intervista al cantautore laziale per raccontare l’uscita del nuovo album d’inediti
Lo sapete, mi piace fuori misura l’autorato italiano, quello d’oggi come quello di ieri. Mi piace perchè impazzisco di gioia all’idea di poter avere accesso all’emozione originaria di una canzone, alla sua genesi, al suo reale significato, al “retroscena” che una qualsiasi voce non potrà mai raccontare come quella della persona che ha scritto e composto quelle parole e quelle note. Quando, poi, mi trovo davanti a chi ha scritto alcune delle pagine più belle della storia del nostro pop negli ultimi 10 anni non posso che sprizzare gioia da tutti i pori. In occasione dell’uscita di Errori di felicità, il terzo nuovo album d’inediti di Roberto Casalino, ho avuto modo di poter scambiare nuovamente qualche battuta con il noto cantautore laziale, dopo che qualche mese fa avevamo avuto modo di realizzare una lunga chiacchierata per l’uscita del primo singolo radiofonico ripercorrendo anche le tappe che, da autore, l’hanno portato fino a qui (qui potete recuperare l’intervista). Ecco cosa mi ha raccontato in questa nuova occasione:
Allora, Roberto, è finalmente arrivato il momento in cui questo album, “Errori di felicità”, è nelle mani del pubblico. Che disco è per te questo, che valore ha?
<<E’ un disco che rappresenta una svolta dal punto di vista, innanzitutto, produttivo perchè è un album che ho completamente auto-prodotto prendendo delle decisioni in prima persona: dalla copertina, al sound, ai musicisti, alla produttrice, Marta Venturini. E’ un disco di cui mi prendo completamente la responsabilità sia in senso positivo che negativo rispetto a quanto potrà accadere. “Errori di felicità” è molto viscerale e ha lo sguardo al sound degli anni ’90, quello che è stato il mio background musicale>>.
Ascoltando il disco, infatti, emerge questa tua inedita fermezza “rock” nell’emissione sonora e vocale pur con un racconto che rimane testualmente fragile nella sua narrativa
<<Esatto e questo accade perchè credo che gli arrangiamenti debbano andare semplicemente a supportare ciò che viene detto nel testo. Questo senso di rabbia e di dolore che esce talvolta dalla mia voce non sempre è questo ma spesso è una vera e propria liberazione di alcuni concetti che voglio far arrivare in modo potente e prepotente al cuore delle persone che ascoltano. Era importante per me che tutto fosse messo al posto giusto e che, soprattutto, a guidare il tutto fosse l’istinto perchè questo è un disco molto molto istintivo>>.
Istintivo nella scrittura dei brani oppure nella sua registrazione dove, magari, avete preso il primo take per risultare più autentici?
<<In entrambi gli aspetti. E’ stato un disco al quale ho lavorato per un anno quindi riflettendoci e lavorandoci attentamente ma, poi, la scelta delle canzoni è stata molto naturale come anche quella del cantato dove quasi sempre abbiamo preso la prima take perchè era quella più istintiva, più vera, non inficiata dal dover ripetere più volte la stessa canzone. E poi anche il fatto di aver registrato in uno studio molto familiare mi ha aiutato a sentirmi a casa consentendo alla mia voce di esprimersi in direzioni nuove rispetto a quelle che aveva preso in passato>>.
L’uscita del disco è stata anticipata da un nuovo brano radiofonico, “Le mie giornate”, di cui è uscito anche il videoclip ufficiale. Mi ha colpito un verso della canzone in cui dici “Il mio passato sembra più ordinato, più sensato e più leggero” raccontando quell’incertezza a cui è dedicato in modo particolare l’inciso del pezzo. Ecco, sei davvero così incerto nella vita di tutti i giorni?
<<Si, non sono mai rilassato nel senso che vivo sempre questo stato di incertezza riguardo al mio lavoro ma anche alle situazioni sentimentali. Io sono uno che non stacca mai con la testa e questo, purtroppo, in passato non mi ha fatto godere a pieno delle soddisfazioni e dei traguardi anche professionali che ho raggiunto: li ho sempre un po’ sottovalutati e nei momenti di crisi che ho vissuto negli ultimi anni, affrontando diversi cambiamenti, ho sentito la mancanza di quell’energia che non avevo accumulato prima per cui mi sono ripromesso d’imparare a godere di ciò che accade, di non avere sempre quell’affanno di “fare tutto sennò tutto è un fallimento” come dico nella canzone. Cerco di fare quello che posso con i giusti tempi senza farsi troppo sopraffare dalla velocità con cui le cose vanno che non permette di prendersi il tempo per riflettere o per cambiare prospettiva:è quello che, invece, succede nello special de “Le mie giornate” e nel videoclip quando si passa dal nero alla luce>>.
Un videoclip che, anche in questo caso, completa il racconto della canzone. E’ un progetto che anche dal punto di vista grafico è piuttosto attento al messaggio mi sembra
<<Esattamente, bravo. Ho voluto curare tutto anche da questo punto di vista avendo la possibilità di lavorare con persone super-professionali. Dal punto di vista grafico abbiamo usato questo concetto del palloncino nero che con Michele Piazza abbiamo sviluppato nel video del primo singolo. Anche in questo nuovo clip dove abbiamo concretizzato quella che era la mia idea di sceneggiatura grazie alla bravissima Eleonora Giovanardi che ha mimato tantissime scene quotidiane per sottolineare il concetto che spesso diventiamo degli automi senza rendercene conto perchè siamo sopraffatti dai pensieri, cadendo in un cubo nero finchè non si trova la soluzione che, talvolta, è davvero dietro l’angolo>>.
Nell’album trovano spazio anche “Giorni bui” e “Prato di orchidee”, due brani che in passato avevi destinato a due interpreti. Come mai hai scelto di recuperare, per questa occasione, questi due brani?
<<“Prato di orchidee”, contenuta nell’album “Mentre tutto cambia” di Annalisa, è una canzone alla quale io sono moto legato e ho voluta riprenderla dopo che ho visto che sul pubblico aveva sempre una grande presa durante i miei live. Ho scelto di svestirla completamente dandole un abito fatto solo di viola, violino e chitarra acustica. “Giorni bui”, invece, era stata affidata ad un ragazzo di Amici di qualche edizione fa che, però, non aveva avuto accesso al serale. E’ una canzone che mi da forza e che, all’interno di questo disco, ci stava bene anche a livello di sonorità>>.
Hai mai pensato di realizzare un album con le canzoni scritte da te per altri interpreti?
<<Si, è in programma da diversi anni l’idea di raccogliere alcuni dei brani più importanti che ho scritto per altri. Magari il prossimo disco potrebbe essere proprio questo, non lo so>>.
Si, non aspettare troppo, mi raccomando, perchè se continui di questo passo temo che non ci staranno proprio tutte
<<Eh, magari faremo un doppio album (ride)>>.
Stai già pensando ad un tour per questo album, oppure, per ora stai pensando solo all’album?
<<Per ora è tutto ancora nella fase di comprensione per quanto riguarda i live. Sicuramente faremo delle date perchè è un disco che ho voglia di suonare soprattutto dal vivo. Da marzo, magari, inizierò a girare un po’ in giro>>.
L’ultima volta che ci siamo sentiti parlando di Sanremo 2018 non avevamo detto un granchè. Ora che i giochi sono fatti mi sembra di capire che non ci si vedrà in Riviera quest’anno a febbraio…
<<(ride) No, no. Quest’anno, dopo 6 anni, non ci sono miei brani in gara. Non ne ho proposte in realtà anche se non sempre dipende da me perchè, magari, a volte si propone qualcosa che non viene scelta. Quest’anno, però, non ho avuto brano che pensavo per il Festival>>.
Che ne pensi del cast di quest’anno?
<<Mah, staremo a vedere, è un po’ strano come cast. Non ne sono particolarmente entusiasta a parte qualche caso. Voglio essere vergine da quel punto di vista, però, per far parlare soltanto le canzoni una volta che le avrò sentite>>.
Io volevo chiudere questa chiacchierata come hai deciso di chiudere tu il tuo album e, quindi, parlando di un brano in particolare: “Il mio manifesto”. Quando l’ho sentito la prima volta ho scritto subito un messaggio ad un mio caro amico dicendogli “se questa la dava a qualcuno rischiava di vincere qualcosa d’importante un’altra volta”. Il “problema” è che solo tu la puoi interpretare per il messaggio che porta con sè
<<E’ un regalo che ho fatto a me stesso e ho voluto chiudere il disco proprio con questo brano per farmi conoscere un po’ di più. Qui racconto delle cose della mia infanzia, il rapporto con mio padre e tante altre cose di me. E’ un brano che non ho mai pensato, nemmeno lontanamente, di poter dare a qualcun altro proprio per questo. E’ una canzone sicuramente molto emotiva e mi ha stupito che dai primi ascolti tutti siano rimasti colpiti da questo brano che io pensavo potesse riguardare soltanto me: a volte non ci rendiamo conto della potenzialità di un brano>>.
Ilario Luisetto
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