Analisi del nuovo singolo di Sally Cruz, che vede la partecipazione di Rose Villain, intitolato “Dammi un senso alla fine”. Disponibile dallo scorso 6 dicembre
Una delle protagoniste della scena rap italiana, Sally Cruz, ci dà in pasto la sua anima con questa “Dammi un senso alla fine”. In collaborazione con Rose Villain e la composizione musicale di Jvli (già al lavoro come producer di Olly) e Mike Defunto.
Spesso si dice che i rapper di oggi non posseggano doti eccelse nel canto, e che facciano successo solo grazie all’autotune. Non è sempre vero, e Sally Cruz in questo brano lo dimostra pienamente.
Un pezzo personale, che apre l’anima della giovane artista a chi ascolta. La consegna nelle mani di chiunque voglia udire ciò che ha da urlare al mondo. Ci invita a far di questo ciò che desideriamo. Accoglierla o respingerla, farla nostra o ripudiarla, specchiarci dentro o prenderla a sputi. “Dammi un senso alla fine” rappresenta il pensiero dei giovani di oggi, spesso silenziosi, ma che al loro interno covano emozioni, sensazioni, paure e disagi che creano una tempesta emotiva capace di trasformarsi in un tornado e dell’incapacità più totale di uscirne.
“Ero sopra un palazzo e non sapevo se saltare. Nel buio che c’è dentro, a volte, non so navigare”. Bastano le prime due righe a racchiudere tutto questo.
“Spero qualcosa cambierà, che tutto qua ha una fine, anche le mie ferite. Anche stanotte è gelida, penso sempre a morire. Spero qualcosa cambierà, che tutto qua ha una fine, anche le mie paure. Ho l’ansia che non passerà, dammi un senso alla fine”. Il ritornello sviscera ogni millimetro di questa tempesta. Va a fondo, raschia fino all’ultimo briciolo di sofferenza e la butta fuori, in un refrain diretto, senza giri di parole. Se il rap ha una capacità è quello di dire tutto in faccia, senza figure retoriche, metafore o lemmi complicati. E “Dammi un senso alla fine” non fa eccezione.
Ogni singola strofa del pezzo esplicita un preciso stato d’animo, un momento, sensazioni diverse. Ogni stanza è differente, con due ritornelli che si ripetono.
L’innesto di Rose Villain è più che azzeccato, l’ugola milanese è reduce da un periodo straordinario, e questa collaborazione non è altro che una ciliegina di un percorso costruito passo dopo passo. La sua cifra appare riconoscibile e distinguibile, donando un valore aggiunto al pezzo.
La voce di Sally Cruz scandisce ogni parola, e va in alto sempre e solo dove serve. C’è stoffa e si vede. Un testo che è lo specchio di sé stessa, nel quale ogni adolescente può rispecchiarsi e aggrapparsi in quella speranza che la ripresa urla al mondo. Quando tutto appare incomprensibile non resta che guardare al cielo e sgolarsi gridando e mirando all’universo… dammi un senso alla fine.
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