martedì, Aprile 16, 2024

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Sanremo 1966, viaggio nella storia del Festival

Torna Domenico Modugno che trionfa con “Dio, come ti amo” in coppia con Gigliola Cinquetti. Spopola il beat di Caterina Caselli e desta parecchio clamore l’eliminazione di Adriano Celentano.

Il sedicesimo Festival della canzone italiana è andato in scena dal 27 al 29 gennaio del 1966, come di consueto dal Salone delle Feste del Casinò di Sanremo. Alla conduzione Mike Bongiorno per il quarto anno consecutivo, affiancato dalle attrici Paola Penni e Carla Maria Puccini. Quarantasette partecipanti per ventisei canzoni in gara, tra cui numerosi esordienti: da Lucio DallaSergio Endrigo, passando per Caterina Caselli, Orietta Berti, Anna Identici, gli Equipe 84, Luciana Turina, Anna Marchetti, i Ribelli, Gino, Luciano Tomei, Paola Bertoni, Giuseppe Di Stefano, Plinio Maggi e il Trio del Clan. Tra i tanti i ritorni dei veterani, invece, ricordiamo: Adriano Celentano, Bobby Solo, Claudio Villa, Gino Paoli, Milva, Iva Zanicchi, Ornella Vanoni, Giorgio Gaber, Nicola Di Bari, Pino Donaggio, Edoardo Vianello, Wilma Goich, Franco Tozzi, John Foster, Remo GermaniPeppino Gagliardi, oltre ai due vincitori assoluti Domenico Modugno e Gigliola Cinquetti, con l’intensa “Dio, come ti amo”, quarto titolo per lui e secondo per lei.

Tra gli stranieri, abbinati ai nostri interpreti, in gara: il gruppo malgascio dei Las Surfs, il brasiliano Ricardo, il paraguaiano Luis Alberto del Paranà, i francesi Richard Anthony e Françoise Hardy, le band britanniche dei Renegades e dei Yardbirds, gli statunitensi: Bobby Vinton, Chad & Jeremy, Vic Dana, P. J. Proby, i The New Christy Minstrels, Gene Pitney e Pat Boone.

Top e Flop di Sanremo 1966

Top
1. Adriano Celentano – Trio del Clan – “Il ragazzo della via Gluck”   
2. Caterina Caselli – Gene Pitney – “Nessuno mi può giudicare”   
3. Domenico Modugno – Gigliola Cinquetti – “Dio, come ti amo”

Flop
1. Bobby Solo – The Yardbirds – Questa volta” 
2. Gino Paoli – Ricardo – La carta vincente
3. Luciana Turina – Gino – Dipendesse da me

Nonostante i rumors della vigilia siano tutti a favore del debuttante Sergio Endrigo, il vincitore morale di questa edizione è Adriano Celentano che, dopo essersi rifiutato di cantare “Nessuno mi può giudicare” di Caterina Caselli (altro grandissimo successo di questa annata), si presenta in gara con uno dei suoi pezzi più famosi “Il ragazzo della via Gluck”, che ottiene grandissima opportunità nonostante l’eliminazione nel corso della seconda serata. Un brano che fa parte della storia non solo della musica leggera italiana, ma anche del costume del nostro Paese, che racconta l’urbanizzazione delle grandi città in seguito all’ultimo conflitto mondiale, un processo che avrebbe portato inesorabilmente alla perdita dei valori di un tempo. Un atto di accusa nei confronti della speculazione edilizia, rivendicando principi e ideologie che non convinsero la giuria votante.

LE CONCLUSIONI DEL DIRETTORE

Edizione scintillante quella del 1966 che, finalmente, raccoglie i frutti coltivati durante il primo biennio condotto da Mike Bongiorno: in quel di Sanremo spopola Celentano, trionfa la canzone più tradizionale cantata dalla coppia più popolare dell’anno (Domenico Modugno e Giglio Cinquetti) e si fa strada l’innovazione portata da Caterina Caselli. Come successo appena due anni prima per la Cinquetti anche la nuova esordiente si presenta in Riviera giovanissima (ha appena vent’anni) portando con sè un fuorviante beat moderno ed accattivante rifiutato da Celentano. Il caschetto biondo da allora rimane fedelmente legata al Festival facendoci ritorno per altre 5 volte senza mai riuscire, però, a vincere. Il Festival di Sanremo deve però a Caterina Caselli ben più presenze: il caschetto biondo, infatti, all’indomani del suo ritiro dalle scene si è dedicata senza sosta allo scouting per la sua etichetta discografica (Sugar Music) che ha portato a trionfare al Festival di Sanremo numerosissimi artisti: da Elisa ad Andrea Bocelli fino a Raphael Gualazzi, gli Avion Travel e Giovanni Caccamo.

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Nico Donvito

Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
Nico Donvito
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