Chi meriterebbe il palco del Festival di Sanremo tra i 16 giovani selezionati
Claudio Baglioni, insieme alla sua commissione artistica, ha selezionato i 16 candidati per accedere ad uno dei 6 posti riservati al circuito delle Nuove Proposte nel prossimo Festival di Sanremo.
Sono tornato ad ascoltare con una maggiore attenzione i brani dei 16 artisti selezionati (dopo averlo fatto per tutti e 69 candidati) e ho stilato una mia personale classifica secondo la quale, a mio giudizio, il buon Claudio dovrebbe scegliere i “suoi giovani”. Inutile testimoniare la mia sostanziale delusione per le scelte optate dalla commissione artistica che, nella maggioranza dei casi, ha scelto di proporre, per la serata televisiva del 15 dicembre 2017, una schiera di voci impersonali, timbricamente leggere e soavi e un’insieme di canzoni altrettanto prive del giusto spessore per riuscire ad emergere in un contesto già ampiamente impervio come quello delle appena 2 esibizioni della categoria Nuove Proposte del Festival. Canzoni che, pur nella loro sostanziale “ascoltabilità” risultano fin troppo al di fuori dal nostro tempo, dalle logiche del mercato, dai canoni della radiofonicità e dell’immediatezza commerciale. Chi si metterà a canticchiare una di queste canzoni (interpretati da completi sconosciuti) sotto la doccia? Mancano i ritornelli memorabili, mancano le interpretazioni personali, mancano le canzoni con la C. Ahimè, queste sono le scelte. Ecco, dunque la mia classifica che puntualmente verrà ribaltata da Baglioni e i suoi durante l’ultima selezione (i voti seguono un metro di giudizio legato alla cerchia contestuale e non ai miei abituali canoni “numerici”):
1. ULTIMO – IL BALLO DELLE INCERTEZZE
E’ l’ultimo rimasto del mio podio ideale che, a suo tempo, avevo determinato tra i 69 candidati iniziali. Niccolò, da parte sua, è dotato di una capacità autorale davvero notevole capace di unire mondi distanti e diversi come quello nazional popolare del pop con le tendenze globali dell’hip-hop. La canzone parte lenta con il pianoforte che lentamente trova il sostegno della parte ritmica quando il cantato si fa energico ed intenso. Non è la migliore delle sue opere ma merita di farsi conoscere dal grande pubblico che non potrà restare indifferente alla potenziale rivoluzione musicale di cui potrebbe farsi promotore. VOTO: 8
2. JOSE NUNES – PARLAMI ANCORA
Forse è il brano più tipicamente dentro la tradizione sanremese nella sua costruzione melodica: strofe il cui incedere si rivela lento, ritornello arioso e potente cantato da una voce che volutamente si trascina nell’espressione della malinconia che il testo vuole suscitare guardando al passato. La chiave di lettura che rende contemporaneo il tutto è l’arrangiamento ritmico dell’inciso in cui agli archi si somma un bell’uso delle percussioni (di cui, sinceramente, abbonderei l’effetto) che strizzano l’occhio all’ultima tendenza urbana. Unica critica possibile alla scrittura del brano riguarda uno special eccessivamente ripetitivo: si sarebbe potuto trovare una soluzione testuale più variegata. VOTO: 7+
3. EVA – COSA TI SALVERA’
La voce più tradizionale dell’ultima edizione di X-Factor tenta l’esordio all’Ariston con una canzone altrettanto classica di quella firmatale da Giuliano Sangiorgi dei Negramaro per il suo debutto post-talent. Il risultato è un brano dignitosamente pop (anche se meno incisivo del primo singolo) che si dota della tradizionalissima forma-canzone e di un ritornello che, per certi versi, richiama quei “case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale” del Tiziano nazionale nel suo flusso di coscienza “incosciente” (“fogli da bruciare, tagli da cucire, briciole di novità…“). Nel suo essere poco pretenziosa di novità funziona. VOTO: 7
4. DAVE MONACO – L’ETERNITA’ E’ DI CHI SA VOLARE
La sua volontà di risultare vocalmente è probabilmente più forte della canzone in sè e questo non sempre è un bene, soprattutto quando poi la sensazione viene trasmessa anche dal vivo (ma per questo occorrerà aspettare il 15 dicembre). La canzone si gioca furbamente tutte le carte che ha a disposizione proponendo una ballata tradizionalmente sanremese intrisa da quella nostalgia eterea a cui l’Ariston non sa resistere. Il mio grande punto interrogativo rimane la sua vocalità che, nell’ultimo refrain, si fa lirica quando, invece, per tutto il brano aveva puntato su di una chiave pop: inutile dire che la voce di per se è gradevole ma, a volte, tenere i piedi in due scarpe non è la soluzione migliore per risultare messo a fuoco. VOTO: 6.5
5. APRILE E MANGIARACINA – QUELL’ATTIMO DI ETERNITA’
Dall’alto del mio gusto per il bel canto e per la classicità musicale mi trovo, sorprendentemente, a dire che in questo brano si raggiunge davvero il limite di tollerabilità. La brava Silvia Aprile non è di certo nuova a Sanremo come Mangiaracina non lo è per prestigiosi palchi internazionali. Dopo una canzone tutt’altro che convincente presentata lo scorso anno (e giustamente fatta fuori dai giochi) questa volta hanno ampie possibilità di rientrare tra i 6 prescelti e, quasi quasi, mi vien da sperare sia così: almeno dopo spariranno davvero. Il canto è bellissimo, soave, leggero e tecnicamente perfetto ma l’arrangiamento e la struttura-canzone è davvero troppo old-style: almeno fino a quando l’arrangiamento non mette un po’ di pepe sul finale rigonfiandosi come dopo un lungo respiro. VOTO: 6+
6. ANTONIA LAGANA’ – PARLI
Sembra di ascoltare una canzone dell’eterna Patty Pravo e non è poi così difficile immaginarsi la voce della celebre “ragazza del Piper” destreggiarsi con la sua consueta ed immortale classe tra queste note così “svolazzanti”. L’ex partecipante di The voice of Italy dalla sua ha una buona timbrica scura e profonda che s’impegna ad interpretare senza mai dare troppa dinamica al suo cantato, almeno fino allo special finale quando entra in scena per qualche limitata battuta anche una tromba che farcisce per davvero l’ennessima ballatona pop. VOTO: 6
7. DAVIDE PETRELLA – NON PUO’ FARE MALE
Ottimo autore per il meglio del pop italiano ma non altrettanto forte cantautore: la firma che negli ultimi mesi ha donato parole e note a Elisa, Gianna Nannini, Francesco Renga e Cesare Cremonini su di se stesso tenta, anche in quest’occasione, la costruzione di un percorso quanto mai poco centrato. La volontà è quella di suonare internazionale e scanzonato con un inciso che risulta fin troppo ripetitivo sia testualmente che musicalmente. Occasione sprecata per un talento che ha già dimostrato di saper scrivere tutt’altre canzoni. VOTO: 5.5
8. NYVINNE – SPRECO PERSONALE
Parte con le tastiere che suonano un beat retrò che con l’apporto della voce risulta poi talmente contemporaneo proprio come i migliori prezzi vintage. La timbrica è particolare, il cantato incessante ed il richiamo blues dell’arrangiamento. Testualmente non imperdibile, melodicamente comunque interessante e, nella sua dimensione, anche radiofonica ma il vero problema sta nella resa vocale dove fin troppo spesso le parole vengono mal scandite per quella volontà di risultare timbricamente anomala: di Giusy Ferreri già ce ne abbiamo una ed è dotata di una potenza nettamente superiore. VOTO: 5++
9. SANTIAGO – NESSUNO
La tematica è quella di un’identità sbiadita, confusa e, forse, perduta; la melodia è fresca, martellante e quasi “esotica” nell’apertura dell’inciso in cui, per certi versi, richiama il mondo (più estremizzato) di Mahmood. Rispetto a quest’ultimo la voce è nettamente meno personale ed istrionica risultando, in ogni caso, misurata e senza troppe lodi (ma anche criticità). VOTO: 5+
10. CAROL BERIA – NESSUNA LACRIMA
Timbrica scura e profonda che ben si coniuga all’ampio utilizzo degli archi di cui il brano si fa portatore per creare un’atmosfera così intima e cupa che difficilmente una ragazza così giovane può affrontare con personalità e la giusta dose personale. La voce così pulita difficilmente si sposa ad una canzone che racconta di ricordi e sofferenze. La parte più interessante si rivela essere lo special finale in cui gli archi risultano interessati da una pregevole costruzione che dovrebbe fungere da trampolino di lancio per un’espressione vocale più sostenuta che, però, la cantante non può avere. VOTO: 5
11. LUCHI – GLI AMORI DELLA MENTE
Partenza con il pianoforte che fa ben sperare con la voce così difficilmente decriptatile ed intima che apre creando la giusta atmosfera. Poi, però, la canzone non decolla restando ferma su di un terreno fin troppo stabile e misurato adottando un timbro che ricorda quella del “televisivo” talento di Daniel Adomako. Avrebbe avuto in mano le giuste carte per stupire la una dinamica troppo piatta nel (lento) incedere musicale lascia con l’amaro in bocca non perdonando il colossale errore. VOTO: 5
12. MUDIMBI – IL MAGO
Il suo cantato si avvicina particolarmente a quello tutto personale di Frankie-Hi-NRG con una buona intensità ed un interessante senso melodico permesso da un attento arrangiamento che saprebbe sfruttare ottimamente l’orchestra del Festival. Il ritornello si presta ad essere fischiettato mentre risuona alla radio ma, forse non basta solo quello. Senza un vero punto debole nella sua costruzione e nella sua innegabile contemporaneità personalmente non mi conquista ma, forse, si tratta davvero soltanto di un mio gusto personale lontano dal suo genere. VOTO: 5-
13. LORENZO BAGLIONI – IL CONGIUNTIVO
Sarà perchè, modestamente, il congiuntivo penso di saperlo usare sufficientemente bene rispetto alla media dei miei compatrioti ma questa canzone, malgrado la simpatia che suscita, proprio non riesco ad apprezzarla. Ben cantata da una voce sufficientemente dotata, bella orchestrazione e, visto il tema, sufficientemente allegra e spassionata. Rimane, però, un no. E dai. Non è che il cognome sia la spiegazione? (E’ una battuta, non si sa mai). VOTO: 4.5
14. GIULIA CASIERI – COME STAI
Voce piena e convinta che si destreggia tra un cantato quasi rappato e un’espressione più melodica che si sforza di distorcere l’emissione sonora strizzando l’occhio all’effetto “papera” proprio già della Ferreri delle origini. La novità più interessante che questa canzone potrebbe proporre sul palco del’Ariston sarebbe la presenza di una donna di fronte ad una canzone così “parlata” visto che, dopo gli ultimi anni, il rap non è di certo una novità per il Festival. VOTO: 4++
15. IOSONOARIA – UN CERCHIO
Ennesima voce intonata e puntuale che canta un brano privo di qualsiasi pretesa in modo preciso e corretta senza, però, dare all’ascoltatore il minimo sussulto emotivo. Eterea, leggera, soave nel suo cantare così angelico la voce si perde tra dei continui sali e scendi melodici che, però, non arrivano mai al completo compimento portando il tutto ad essere gradevole e tecnicamente corretto ma fin troppo impersonale e inanimato. VOTO: 4+
16. MIRKOEILCANE – STIAMO TUTTI BENE
Continuo a reputare questo brano davvero poco apprezzabile: voce senza alcuna riconoscibilità o punto a proprio favore, orecchiabilità non di certo sufficiente e un testo che, con la sua eccessiva densità di parole, risulta fin troppo difficile da seguire nella sua consecutio temporum. VOTO: 3
Ilario Luisetto
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