Ufficiali i super-ospiti italiani al Festival di Sanremo 2018: ma non si doveva evitare la mera promozione?
E che Sanremo 2018 sia. Mancano ormai pochissime ore al taglio del nastro di partenza della sessantottesima edizione della kermesse musicale guidata, per la prima volta, da Claudio Baglioni. Un’edizione che, stando a quanto s’era dichiarato, avrebbe dovuto distinguersi per la volontà di mettere davvero “al centro” la musica. La musica quella seria, quella che ha qualcosa da dire, quella che non per forza corrisponde a ciò che il mercato, le radio o le classifiche di vendita richiedono. Su questa base il neo-direttore artistico della kermesse ha formato (in larga parte) il cast dando ampio spazio a cantautori, nomi storici della canzone italiana e zone musicali divenute ormai “di nicchia” per il largo pubblico. Tutto bene o, perlomeno, coerente con il programma elettorale (visto che siamo nel periodo giusto) del divo Claudio. Ma, c’è un “ma”.
S’era detto di voler dare spazio alla musica, di eliminare tutte quelle inutili ospitate hollywoodiane fini soltanto a scopi promozionali ma, forse, il buon Claudio negli ultimi giorni ha dimostrato di aver fatto addirittura peggio. Un solo ospite internazionale è stato annunciato per questa nuova edizione della kermesse (Sting, un nome non più nemmeno troppo sulla cresta dell’onda) ma, in compenso, sul palco dell’Ariston salirà come ospite praticamente metà della discografia rimasta fuori dalla gara. Ma ciò che è peggio è che c’è rimasta fuori per propria volontà.
Ci sarà Laura Pausini, pronta a festeggiare il venticinquennale di carriera cantando, naturalmente, La solitudine senza, però, dimenticare il nuovo singolo (Non è detto). Ci sarà Gianna Nannini assolutamente bisognosa d’esposizione visti gli epici flop del suo ultimo album d’inediti che potrebbero presto condizionare l’andamento della sua nuova turnè live (organizzata, casualmente, dallo stesso promoter di Claudio Baglioni). E alla rocker senese si lega inevitabilmente anche il nome di Biagio Antonacci, nella semi-medesima situazione promozionale e al centro della bufera che l’ha coinvolto alla vigilia con le dinamiche poco chiare di un suo misterioso brano imposto a Loredana Bertè (qui il dettaglio). Come poteva poi mancare l’altro “capitano coraggioso”? E dunque ecco arrivare anche Gianni Morandi che, sempre casualmente, deve promozionare un importante tour in partenza proprio dopo il Festival organizzato sempre dalla medesima casa di promoter-live. La stessa che gestisce il tour di Max Pezzali – Nek – Francesco Renga, anche loro gettati nella mischia con l’obiettivo di far strappare qualche biglietto in più. Baglioni, poi, ha scelto di dimostrare la propria benignità ripescando dallo scorso anno Fiorella Mannoia “insultata” dal Festival con un secondo posto inaspettato. Con lei presente nuovamente anche Giorgia che di certo non potrebbe rifiutare un’ottima vetrina per lanciare il suo nuovo cofanetto, Oronero live. E poi, giusto per non farsi mancare nulla, spazio ai Negramaro (anche loro nel pieno della promozione di album e tour negli stadi), Il Volo, Piero Pelù e Gino Paoli accompagnato dal pianista Danilo Rea per un chiacchierato omaggio a Bindi. In sostanza ce n’è per tutti i gusti. Al Festival ci saranno più ospiti che cantanti in gara. Certo ospiti musicali, ma il problema non è questo.
I problemi veri sono due: il primo è che si tratta di tutti artisti italiani, il secondo è che la stragrande maggioranza è lì esclusivamente per scopi promozionali. Ora, direte voi, perchè se sono artisti italiani ciò consiste in un problema? Daltronde stiamo parlando del Festival della Canzone Italiana. Certo, vi rispondo io, solo che se questi artisti avessero voluto avrebbero tranquillamente potuto accedere alla gara per promozionare i propri nuovi lavori: perchè non l’hanno fatto? Risposta: perchè sono più furbi di tutti. Sanno benissimo che, come puntualmente avviene negli ultimi tempi, saranno comunque chiamati come super-ospiti con tanto di elogi e standing ovation programmate che, di certo, faranno far loro ben più entusiasmante figura rispetto ad un mettersi in gioco con il rischio di prendere qualche cantonata di troppo. Come pretendiamo che Sanremo torni a mettere la musica al centro se poi i nostri migliori musicisti non partecipano alla gara canora in quanto legittimati a non farne parte direttamente? Che cos’ha Il Volo in più di Ornella Vanoni? Nulla, o forse la risposta mi sfugge. E Morandi rispetto a Ron? Piero Pelù rispetto a Le Vibrazioni? Ecco, la verità è che tutti speravamo davvero che Claudio Baglioni avesse la forza di dire “no” (come avevo avuto modo di sottolineare già mesi fa) alle inutili e false ospitate dei codardi artisti italiani perchè Sanremo non è un tappeto rosso, una passerella o un mazzo di fiori, Sanremo è una gara e, se si è un cantante italiano, l’unico motivo per cui si dovrebbe affrontare quel palco è per essere in gara. Troppo facile tutto ciò pensando, soprattutto, al fatto che la Rai sborserà fior fior di quattrini per tutti i suddetti ospiti invitati a farsi promozione. Assurdo.
Il secondo problema, direttamente collegato al primo, è che la stragrande maggioranza di questi nomi sbarcherà in Riviera per far auto-promozione spesso e volentieri senza aver nulla a che fare con il Festival. Pelù non è mai stato in gara a Sanremo come nemmeno Gianna Nannini. Con quale diritto ci vanno ospiti? Perchè Laura Pausini non si limita a festeggiare i 25 anni dalla sua apparizione all’Ariston e impone di cantare anche il nuovo singolo? E perchè tutti gli altri fanno esattamente la stessa cosa? Ma poi perchè, soprattutto, nel 2018 si è scelto di dare nuovamente spazio a suddetti nomi dimenticando i 60 anni di Nel blu dipinto di blu, canzone nata a Sanremo e divenuta l’inno italiano nel mondo, i 40 anni di carriera (più che mai sanremese) di Anna Oxa, i 50 anni dalla prima partecipazione in gara di Massimo Ranieri o i 30 del suo storico inno festivaliero Perdere l’amore o i 40 anni dalla storica partecipazione in gara di Rino Gaetano con Gianna? Perchè per un premio alla carriera a Milva non si sa se ci sarà modo e tempo mentre, invece, per promuovere il nuovo talent show di Rai 1 il tempo lo si trova?
Forse è il caso di dire che non tutto va esattamente nella direzione di portare la musica italiana al centro di Sanremo. Claudio ha già perso su questo fronte, come avevano perso molti dei suoi predecessori. Il Festival è stato usato un’altra volta da falsi o saccenti big (compreso il direttore artistico) e se ne sta lì, inerme e privo di forze come una prostituta spogliata della propria dignità per quattro soldi.
Ilario Luisetto
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