L’analisi delle parole utilizzate nelle ventiquattro canzoni protagoniste dell’imminente Festival
Manca una settimana all’inizio ufficiale del Festival di Sanremo e, proprio come lo scorso anno, ci ritroviamo a scandagliare i testi delle canzoni in gara, rivelati tradizionalmente da Tv Sorrisi e Canzoni. Anche quest’anno la parola assume un valore evocativo, simbolico e di grande importanza, vuoi per la direzione artistica affidata per il secondo anno consecutivo nelle mani di Claudio Baglioni, uno dei nostri pilastri cantautorali, vuoi per la presenza di ben diciannove pezzi firmati da uno o più interpreti presenti in gara.
Sanremo 2019 | Le pagelle dei testi
Achille Lauro – “Rolls Royce“
di L. De Marinis – D. Petrella – D. Dezi – D. Mungai – E. Manozzi
Sarà pure dissacrante e passerà sicuramente in radio, ma il testo di questa canzone non tradisce le aspettative, vale a dire è completamente insussistente. Di sicuro rappresenta un mondo, quello che oggi va per la maggiore, ma decisamente privo di contenuti nonostante le prestigiose citazioni. La rima tra “sexy shop” e “Van Gogh” è un qualcosa di universalmente improponibile. Voto 4
Anna Tatangelo – “Le nostre anime di notte“
di L. Vizzini
Un testo che parla d’amore, come nella migliore tradizione sanremese. Si parla della perdita di complicità, degli stati d’animo tipici di una crisi di coppia e di tutte quelle dinamiche che toccano la sfera privata di ognuno di noi. Alla sua ottava presenza all’Ariston la Tatangelo canta un sentimento maturo, da ex “Ragazza di periferia” a donna consapevole delle proprie fragilità e dei propri punti di forza. Voto 6.5
Arisa – “Mi sento bene“
di M. Buzzanca – L. Vizzini – R. Pippa
Chi si aspettava un pezzo classico e senza tempo riceverà delle sorprese, belle o brutte a seconda dei gusti, ciò che è certo è che Arisa ha interpretato in passato testi migliori. Tra “baci in corsa”, “calze a rete” e “inviti a cena per fare l’amore”, le parole si susseguono senza uno schema ben preciso, a tratti pure un po’ a caso. Molto probabilmente è un pezzo che rappresenta appieno l’animo dell’artista lucana, ma da lei si vuole di più. Voto 6
Boomdabash – “Per un milione“
di F. Abbate – R. Pagliarulo – Cheope – A. Cisternino – Takagi – Ketra
Anche solo leggendo il testo ci si rende conto di essere al cospetto di un papabile tormentone, le parole si ripetono e si susseguono sfociando in qualche luogo comune (“l’attesa aumenta il desiderio”, “sei tu che porti il sole” o “non c’è niente al mondo che farei io senza te”). Gli elementi per spopolare ci sono tutti, dalla semplicità alla retorica: Annuntio vobis gaudium magnum habemus canticum estivus. Voto 5
Daniele Silvestri – “Argento vivo“
di D.Silvestri – T. Iurcich – F. Rondanini – M.Agnelli
Un testo ispirato e socialmente utile, anche per un palco nazional popolare come quello dell’Ariston. La poetica trasversale di Silvestri la conosciamo, alterna brani di peso come “L’uomo col megafono” a pezzi scanzonati come “Salirò”, lo fa sempre con trasparenza e con grande sensibilità. Questa volta riesce a superarsi con un pezzo coraggioso, rischia la “paraculata” invece è riuscito a calibrare i termini veicolando bene il messaggio. Voto 7.5
Einar – “Parole nuove“
di A. Maiello – E. Palmosi – N. Marotta
L’amore che per secoli ha mosso le penne dei più celebri poeti, tutto d’un tratto sembra essere diventato noioso e fuori moda. Allora cosa deve cantare un ragazzo? Sesso, droga e rock’n’roll? Ben vengano contenuti di questo genere, in grado di ispirare i giovani e di non inculcargli messaggi sbagliati. In tal senso, non saranno di certo parole nuove, ma di sicuro con un contenuto e un valore di una certa importanza. Voto 6.5
Enrico Nigiotti – “Nonno Hollywood“
di E. Nigiotti
Un testo crudo e autobiografico dedicato al proprio nonno e che, in qualche modo, rimanda ai valori perduti che andrebbero riscoperti. Nigiotti compone una lettera al proprio caro che, attraverso la sua acuta e indubbia capacità di scrittura, tocca le corde sensibili del nostro animo. Frasi veritiere e veraci, che scavano nel profondo di un sentimento indissolubile, di un legame che neanche la morte può stroncare. Voto 8
Ex-Otago – “Solo una canzone“
di M. Carucci – S. Bertuccini – F. Bacci – O. Martellacci
Se sei pop ti tirano le pietre, se sei indie ti tirano le rose. Potrebbe essere questo lo slogan giusto per raccontare l’attuale scenario discografico e il tipo di poetica che ci si aspetta da un artista. “Tutti cantano l’amore, quando nasce quando prende bene, quando tremano le gambe, quando non c’è niente che lo può fermare”, cosa buona e giusta, ma se l’avesse scritta Gigi D’Alessio l’avrebbero crocifisso sotto il balcone di Giulietta. Voto 6.5
Federica Carta e Shade – “Senza farlo apposta“
di Shade – J. Ettorre – G. Roggia
Le barre recitate nelle strofe rispecchiano al 101% lo stile sanguigno di Shade, al suo debutto sanremese con Federica Carta, coppia già rodata e protagonista della hit multiplatino “Irraggiungibile”. Un testo un filino più maturo, con meno riferimenti al mondo teen e più riflessioni di carattere universale sulla galassia sentimentale, vissuta con meno photos adolescenziale. Senza farlo apposta funziona. Voto 6.5
Francesco Renga – “Aspetto che torni“
di Bungaro – C. Chiodo – Rakele – F. Renga – G. Runco
Prendete Francesco Renga, dategli una bella canzone d’amore e il gioco è benché fatto. Tra le righe del testo autobiografico, i riferimenti vanno alla persona amata, ma anche alla propria mamma (“mi manca da trent’anni e vorrei dirle tante cose, che mio padre adesso è stanco, che la ama più di prima ed è l’unica cosa che sa ricordare”), per concludersi in bellezza con “il mondo si è perso, tu invece rimani”. Voto 7
Ghemon – “Rose viola“
di G. L. Picariello – S. Tognini
Piacevole debutto in riviera per uno dei più interessanti cantautorapper della scena musicale italiana, capace di alternare liriche urbane a qualcosa di più introspettivo. Difficile valutare in questo caso soltanto il testo, perché tra le caratteristiche di Ghemon c’è quella di riuscire a fondere la musica con la parola, l’una senza dell’altra perde valore e non assume un grande significato. Bel flow. Voto 6
Il Volo – “Musica che resta“
di G. Nannini – E. Munda – P. Romitelli – P. Mammaro – A. Carozza G.
Il Volo a Sanremo è già una notizia, ma il testo non passa di certo in secondo piano. Firme prestigiose per un brano dal linguaggio classico, che rappresenta al meglio lo stile del trio, ormai dei giovani veterani se consideriamo le loro rispettive età e questi primi dieci anni di carriera. “Sei la melodia e non passerai mai”, verso che ad alcuni farà storcere il naso, ma adatto per essere compreso dai popoli di mezzo mondo. Voto 6.5
Irama – “La ragazza con il cuore di latta“
di F. M. Fanti – G. Colonnelli – G. Nenna – A. Debernardi
Il ragazzo con l’orecchino di piuma è cresciuto e racconta la storia della ragazza con il cuore di latta di nome Linda, sedicenne vittima di abusi da parte del padre, afflitta dalla paura di essere felice. Ma, si sà, l’amore è la forza che smuove l’universo, la cura per tornare ad avere fiducia nelle persone, per continuare a crescere e sentire di nuovo il rumore del proprio battito. Voto 7.5
Loredana Bertè – “Cosa ti aspetti da me“
di G. Curreri – P. Romitelli – G. Pulli
Artisti di questo calibro nobilitano lo spessore della gara, con la propria storia e il proprio innato carisma. Una canzone matura e consapevole, che si incastra alla perfezione nel vasto repertorio di Loredana, intenzionata a graffiare ancora una volta. Un testo che sviscera il concetto di aspettativa, intesa come fiducia che riponiamo negli altri, a volte ripagata e altre no, il tutto condito da una poetica di vascorossiana memoria. Voto 7
Mahmood – “Soldi“
di A. Mahmoud – Dardust – Charlie Charles
Privo di sovrastrutture sanremesi, il testo è una retrospettiva nitida e ben riuscita sul panorama musicale e sociale di oggi, scatti di umanità vissuta prima di essere raccontata. Sentimenti contrapposti agli interessi economici, uno spaccato di come va il mondo oggi, con riferimenti al consumismo tipico dell’attuale comunità. Difficile scindere questo tipo di versi da quella che sarà l’interpretazione finale dell’artista. Voto 6
Motta – “Dov’è l’Italia“
di F. Motta
Una domanda senza risposta, di fatto l’artista non ha inserito il punto interrogativo nel titolo. Un testo interessante che non scende a compromessi e ti sprona ad un’attenta riflessione socio-culturale, figlia dei tempi che stiamo vivendo e di un’evoluzione sempre più rapida. Qui l’indie assume un’asserzione positiva, perché non si snatura e non strizza l’occhio a ciò che ci circonda, ma risplende di luce propria. Voto 8
Negrita – “I ragazzi stanno bene“
di P. Bruni – C. Petricich – E. Salvi – F. Barbacci – L. Cilembrini
Tornano all’Ariston a sedici anni dalla loro unica poco fortunata partecipazione, lo fanno con una riconoscibile potenza maturata in ben venticinque anni di carriera. Un inno alla vita e alla voglia di non rendere vano alcun momento della nostra esistenza (“non mi va di raccogliere i miei anni dalla cenere, voglio un sogno da sognare e voglio ridere”), in questo mondo troppo spesso vittima del pessimismo. Voto 7
Nek – “Mi farò trovare pronto“
di L. Chiaravalli – P. Antonacci – F. Neviani
Farsi trovare pronto all’amore, questo è il tema portante del pezzo che segna la quarta partecipazione al Festival di Nek, artista che non ha bisogno certo di presentazioni. Sentirsi all’altezza di ciò che si prova, senza un copione da seguire o una parte da recitare, razionalizzare i sentimenti e non smettere mai di essere se stessi. Contenuti emotivamente forti e senza alcuna data di scadenza, ne saremo tutti pronti? Voto. 7.5
Nino D’Angelo e Livio Cori – “Un’altra luce“
di N. D’Angelo – L. Cori – F. Fogliano – M. Dagani
L’incontro tra tradizione e innovazione produrrà sicuramente qualcosa di buono, aspetti che leggendo il testo si faticano a trovare, soprattutto per chi non risiede nel quadrilatero Posillipo – Vomero – Scampia – Secondigliano. In attesa della performance, spulciando tra le parole, continuo a non comprendere appieno il senso di questa operazione, ma con un artista come Nino D’Angelo sono certo di potermi ricredere. Voto 5
Paola Turci – “L’ultimo ostacolo“
di P. Turci – L. Chiaravalli – S. Marletta – E. Roberts
Gradevole ritorno per Paola Turci, al suo undicesimo tassello sanremese, un mosaico che si impreziosisce di versi eleganti e quantomai sentiti, ispirati dal ricordo del padre che non c’è più. In ogni perdita ci sono sempre degli ostacoli da superare, mutamenti da dover affrontare (“e cambieremo mille volte forma e lineamenti per non sentire l’abitudine, ci impegneremo a stare meglio quando far di meglio non si può”). Chapeau. Voto 7
Patty Pravo con Briga – “Un po’ come la vita“
di M. Rettani – D. Calvetti – S. Vallarino – M. Bellegrandi – L. Leonori
Per dirla alla Strambelli una “pazza idea” ma, a giudicare dal testo, un risultato più che azzeccato. Due mondi che si incontrano e danno vita ad un’inedita rappresentazione filosofica della nostra esistenza, fatta di illusioni e di gioie, di astrattezza e concretezza, di melodia e parlato. “Hai tempo per pensare, ma intanto dimmi almeno dove il cielo va a finire, ricorda di giocare e di portarti altrove”. Nulla da aggiungere. Voto 7
Simone Cristicchi – “Abbi cura di me“
di S. Cristicchi – N. Brunialti – G. Ortenzi
La gioia di rivedere Cristicchi al Festival è direttamente proporzionale all’ottimo testo, descritto da molti come una preghiera laica. Frasi lucide e dense di significato (“anche in un chicco di grano si nasconde l’universo” o “non esiste un altro giorno che sia uguale a ieri”), un manifesto introspettivo della bellezza che ci circonda a cui, distrattamente, spesso non diamo importanza. Come testo non c’è gara. Voto 9
The Zen Circus – “L’amore è una dittatura“
di A. Appino – G. P. Cuccuru – M. Schiavelli
Si presentano al grande pubblico senza snaturare il proprio karma, poco consono alla kermesse ligure. Ricco di tematiche, il testo si impone per la sua immediatezza e fruibilità, con richiami all’attualità (“il nostro sangue a quello dei topi arrivati in massa con le maree, le porte aperte, i porti chiusi, e sorrisi agli sconosciuti”) senza sfociare nel politichese, mantenendo intatta la propria natura sociale. Voto 7
Ultimo – “I tuoi particolari“
di N. Moriconi
Diciamocelo chiaramente, di Ultimo ce ne vorrebbero molti di più, perché rappresenta una delle realtà artistiche più interessanti degli ultimi vent’anni, tra l’altro venuto alla ribalta senza l’ausilio dei talent. Leggendo il testo si rimane sbalorditi, soprattutto se si pensa che è stato composto interamente da un ragazzo di ventitré anni. La sua poetica diretta è perfettamente sincronizzata con presente, passato e futuro. Voto 8.5
Nico Donvito
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