venerdì, Marzo 29, 2024

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Sanremo 2021, Maurizio Scandurra: “come Monopoli, meglio saltare il turno” – INTERVISTA

Un punto di vista estremo a proposito della fattibilità della prossima edizione della kermesse

Mancano ancora diversi mesi eppure la macchina che dovrebbe condurre a Sanremo 2021 appare già abbondantemente avviata con Amadeus che scalpita sempre più ed un pilota automatico che fa procedere il tutto quasi senza considerare le avversità circostanti con cui, inevitabilmente, prima o poi anche l’organizzazione della kermesse dovrà affrontare. Proprio alla luce dei nuovi decreti governativi che inaspriscono ancor di più divieti e limitazioni sociali e lavorative abbiamo chiesto al giornalista cattolico e saggista Maurizio Scandurra di offrirci la sua personale visione a proposito della fattibilità o meno della prossima edizione della kermesse canora ligure il prossimo mese di marzo.

Nelle ultime settimane ti sei speso in una serie di dichiarazioni riguardanti la convenienza, da un punto di vista “imprenditoriale”, di partecipare al Festival di Sanremo 2021. Vuoi riassumere il tuo pensiero a riguardo?

<<Da tempo sulla musica aleggia una fase d’incertezza resa ancor più accentuata dalla pandemia di Covid-19. Il prolungamento dello stato d’emergenza fino al prossimo 31 gennaio deve far riflettere. Con il nuovo aumentare dei contagi e il riaprirsi di un’accentuata fase di problematicità pensare che traslare di un mese in avanti il Festival sia una misura sufficiente a contenere i rischi è fuorviante. Una cosa è certa: la musica in questi mesi è stata profondamente destrutturata anche in quelli che potevano essere i potenziali ricavi con cui poter innescare nuovi percorsi di business che dessero vita a progetti inediti. Fare un disco ha un costo per quanto si scelga, ahimè, di far ricorso alla tecnologia al posto di strumentisti e musicisti veri.  E presentarsi a Sanremo ne impone di ulteriori: la trascrizione delle partiture, il direttore d’orchestra, la promozione, le prove, la programmazione radiofonica, le maestranze, il noleggio vetture con autista e altro del genere>>.

Sono questi costi, dunque, a dover scoraggiare artisti e discografia quest’anno?

<<Si tratta di spese da sempre esistenti, ma il vero punto è: ha senso in una fase in cui tutto è incerto pensare di sobbarcarsi un malloppone simile? E a tutto questo va sommato il fatto che il Festival di Sanremo non è soltanto un punto di approdo, un traguardo. Ma, anche e soprattutto, al contempo una griglia di partenza per la pubblicazione e la promozione di un disco o l’organizzazione di tour. In tal senso conviene investire cifre considerevoli in progetti improbabili, con il pericolo evidente di una lunga convivenza ancora per molti mesi fianco a fianco con l’attuale situazione epidemiologia, che inevitabilmente condiziona anche il mercato musicale? Solo un pazzo, un incosciente può negare l’attualità delle cose>>.

Guardiamo per un momento allo show: Fiorello e Amadeus hanno già dichiarato che, a loro dire, non avrebbe senso realizzare un Festival con l’assenza del pubblico al Teatro Ariston, ma anche nella stessa città di Sanremo che in quei giorni, come ben sappiamo, si popola di tantissime persone. E’ immaginabile questa condizionalità, a tuo dire?

<<Ripeto: non capisco perchè la Rai, soldi pubblici, intendiamoci, debba accanirsi nel voler realizzare a tutti i costi il Festival di Sanremo. Che, per definizione, si basa da sempre sulla possibilità e la volontà di attirare pubblico attorno alla manifestazione e alla città per produrre positive ricadute sul tessuto economico locale. Fossi il Sindaco di Sanremo, ci penserei bene. Trovo che ci voglia piuttosto buon senso e Viale Mazzini, a tal proposito, dovrebbe interrogarsi attentamente. Anche per rispetto alle aziende in crisi, a cui certamente quest’anno applicare il listino prezzi degli spot pubblicitari dello scorso anno appare folle, oltre che ingiusto, indelicato e irrispettoso. A che serve la pubblicità se tanto poi la gente non esce e non compra? O, se lo fa, lo fa solo tramite Amazon? Questa è la più grande occasione per buona parte fra gli albergatori e ristoratori liguri di riammodernare la maggior parte dei loro locali tristi e vetusti, in attesa di tempi migliori. E imparare altresì, laddove necessario, l’arte della cortesia al banco, perché quella dei furti legalizzati nascosti nei listini-prezzi durante i 15 giorni del Festival la conoscono già a memoria>>.

Meglio saltare il turno, allora?

<<Certamente sì. Personalmente ritengo che, alla luce di quanto sta accadendo, non sia affatto obbligatorio realizzare una nuova edizione del Festival. Quest’anno, d’altronde, sono già state brutalmente cancellate, falcidiate e distrutte tantissime importanti manifestazioni, decine e decine di fiere cittadine, centinaia di eventi più o meno importanti. Perdendo ricavi, occupazione, opportunità. Per di più, occorre sottolineare che la kermesse ligure viene realizzata con denaro pubblico. E questo – senza voler risultare populisti – mi porta a pensare che dette risorse potrebbero essere meglio impiegate potenziando l’informazione, diversificando l’offerta televisiva, o semplicemente accantonando la riserva per stupire tutti l’anno successivo: quando, ci si augura, sarà possibile tornare alla normalità>>.

Non pensi che, invece, questa possa essere l’occasione giusta per rimettere al centro degli investimenti del Festival le canzoni spostando l’attenzione dei singoli progetti dalla promozione dei futuri live (probabilmente ancora irrealizzabili) alla proposta musicale in sé?

<<Per fare questo occorrerebbe un grande sforzo, quasi irrealizzabile, e sarebbe necessario ripartire da quei grandi artisti che sono stati vittime del passaggio delle mode, ma che hanno continuato, spesso da indipendenti, a proporre qualità. Se Sanremo tornasse a essere una vetrina in cui si propongono esclusivamente belle canzoni, a prescindere dai nomi che le interpretano, ne sarei ovviamente entusiasta. Questo, però, non sconfessa il problema centrale di tutta la questione e che va affrontato a monte: Sanremo 2021 sì o Sanremo 2021 no? Dubito che l’emergenza in corso, con tutti i guai economici e strutturali che a catena comporta, possa trasformare il Festival in un’ideale vetrina dove musica, ascolti e fatturato possano convivere con amena e gustosa spensieratezza>>.

Hai parlato di “grandi artisti“: quali nomi occorrerebbe tenere in considerazione se la volontà fosse quella di dedicarsi al restituire centralità alla canzone in quel di Sanremo?

<<Tutto dipende, ovviamente, dalle canzoni. Ma credo che ci siano ancora volti storici strepitosi amatissimi dal grande pubblico che garantirebbero ad Amadeus un maggior livello qualitativo del Festival. In primis cito Antonella Ruggiero, artista straordinaria che continua ad avere un enorme successo portando avanti ricerca personale ed artistica allo stesso tempo, e di cui Sanremo avrebbe urgentemente bisogno. Con lei vorrei Anna Oxa, camaleontica e imprevedibile che merita più di tutte di essere invitata da Amadeus per ricordare che l’Italia è il Paese del bel canto. Penso anche a Ivana Spagna, capace ancora di realizzare numerose hit con la giusta promozione mediatica, Andrea Mingardi piuttosto che Enrico Ruggeri, Michele Zarrillo, Marina Rei, Umberto Tozzi. E, perchè no, Giorgia>>.

Proprio a proposito di quest’ultimo nome, come valuti la possibilità, piuttosto mormorata in queste ultime settimane, di rivedere su quel palco anche qualche nome veramente big per quel che concerne le proprie vendite ancora attuali e la popolarità ricoperta nel panorama musicale contemporaneo?

<<Se ancora almeno un poco conosco il mestiere mi viene facile pensare che persone con la capacità manageriale di Lucio Presta saranno, seppur magari non volenti nel proprio intimo, orientati a compiere invece delle scelte che confermeranno il trend degli ultimi anni: inserire nel cast prodotti che si possano vendere sul web, destinando invece ai grandi nomi i ruoli di superospiti pur di poterne vantare la presenza. Anche alla luce di ciò mi sento di voler lanciare un messaggio alla musica italiana, quella vera>>.

Ovvero?

<<Fregatevene di Sanremo se Sanremo continuerà a fregarsene di voi. Cercate forme alternative che, alla lunga, avranno la meglio. Dubito che la nuova generazione di giovani possa garantire ai rispettivi beniamini, perlopiù rapper e trapper, la stessa longevità di carriera e la stessa fondatezza di percorso di cui, invece, continuano a disporre quei grandi artisti che rimangono tutt’ora tali pur senza continue partecipazioni al Festival. Voi vivrete di pensioni Siae e diritti d’autore, mentre gli idoletti del momento al massimo cambiando i pannoloni ai poveri vecchietti nelle case di riposo>>.

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.
Ilario Luisetto
Ilario Luisetto
Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.