La quota rap è da anni parte della manifestazione canora
Dopo aver abbondantemente discusso della storia del movimento rap sul palco del Teatro Ariston, è arrivato il momento di attualizzare l’argomento, contestualizzandolo alla prossima edizione del Festival di Sanremo. In scena dal 7 all’11 febbraio 2023, la kermesse vanterà ancora una volta la conduzione e la direzione artistica di Amadeus, che svelerà i fortunati orientativamente nel periodo antecedente al Natale.
Fra i 25 che si succederanno fino a tarda notte, c’è un’alta probabilità che un manipolo di rapper possa essere incluso nel cast, come è successo l’anno scorso a Rkomi o ad Highsnob, o ancora a Dargen D’amico. Prendendo in valutazione gli attuali membri della scena hip hop, cerchiamo di individuare i rapper che più trarrebbero fortuna da un’esperienza sanremese, e di contro quelli che andrebbero di fatto a scontrarsi con un mondo che non è nelle loro corde
SANREMO SI |
Marracash: Probabilmente il solo che potrebbe seriamente fiancheggiare un big della musica nella lotta per la vittoria. Trasversale e benaccolto dalla stampa, ha negli ultimi anni maturato una coscienza artistica che va oltre il rap, risultando un cantautore a tutti gli effetti. Le classifiche e i botteghini parlano al posto suo. Per non parlare delle capacità liriche. Con l’attitudine da palco dimostrata nell’ultimo tour, avrebbe ormai tutte le carte in regola per ambire ad approdare come ultrà dei rapper a Sanremo 2023.
Ernia: Profilo che, con le dovute proporzioni, non si distanzia poi così tanto da Marracash. Pendono inequivocabilmente dalla sua parte testi (apprezzati non solo dai fan) e tecnica, senza sottovalutare un occhiolino al cantato che ha fatto le fortune del suo ultimo disco, “Gemelli“, mezzo di una consacrazione definitiva. L’album nuovo dovrebbe uscire nel brevissimo periodo, ma è probabile che una bussata alla porta ligure non porti torte in faccia, anzi…
Clementino: Lui il Festival lo conosce bene e negli anni ha aggiunto alla sua musica una notorietà televisiva che lo rende gradito anche dal pubblico squisitamente familiare. Con una canzone intelligente e matura potrebbe ricevere un buon numero di endorsement, senza puntare alla palma di Sanremo 2023 ma consolidandosi all’interno di un’identità di rapper già navigato.
SANREMO, FORSE… |
Salmo: Molto popolare e qualità di performance live notevoli, ma rischia di non trovarsi a suo agio. Le ultime uscite discografiche fanno sopraggiungere più di qualche dubbio, che combinato ad un personaggio controverso e ad una personalità non troppo televisiva consiglierebbero di lasciar perdere. Più un no che un sì quindi, ma il suo estro potrebbe condurlo in una dimensione favorevole anche in un contesto particolare come quello sanremese.
Lazza: Uno dei re di questa stagione discografica, una carriera in pieno crescendo e tutto sommato buone capacità di suonare dal vivo. Difetti? Volto non così noto tra i più stagionati uditori di quello che sarà Sanremo 2023, tipo di musica che non si adatta benissimo all’Ariston e un’immagine caratteriale da rapper acido e duro. Niente di irrisolvibile, ma a questo giro forse è meglio andare oltre e rimanere concentrati sul valore che si ha tra le mani.
Fabri Fibra: Conosciuto da tantissimi, maturo e calcolatore. Non è un tipo da Sanremo. Ha scelto di non andarci quando al rap risultava più utile di ora parteciparvi ed è quindi quasi da escludere una sua partecipazione. Non incisivo nel cantato e non così giovane per rappare un’intero brano dal vivo ad alti livelli. In duetto, tuttavia, i giochi si capovolgono, e una proposta del genere potrebbe anche arrivare a casa Tarducci.
SANREMO NO |
Guè: Apprezzatissimo dai fan del rap più puro ma poco altro. Timbro non squillante, testi non adatti al contesto sanremese (e quando adatti non capiti dalla massa) e un volto non apprezzatissimo dai più pop e dalla stampa. Deve rimanere a giganteggiare nel rap, Sanremo non fa per lui.
Sfera Ebbasta: Semplicemente non c’è motivo per andare a rischiare. In Italia continua a vendere tantissimo. La scalata per un ruolo importante anche all’estero è lenta ma progressiva. Sanremo sarebbe effettivamente un passo indietro nella sua carriera. Anche perchè, lì dentro con l’autotune non puoi nemmeno fare le prove: si aspetta solo quello per farti piovere di tutto addosso. Non ne vale la pena.
Paky-Shiva-Rhove: Anti-televisivi, family-friendly nemmeno se volessero ed immagine agli antipodi rispetto ai tipici canoni sanremesi. E’ bastata un’ospitata da Fedez per la tempesta social, andare a Sanremo per essere insultati non piace a nessuno. Anche perchè dal vivo fanno tutti molta, molta fatica.
Giuseppe Currado
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