Sanremo 2025, le pagelle: come suonano al primo ascolto le canzoni in gara?
In occasione dell’ascolto dei brani di Sanremo 2025 in anteprima per la stampa, ecco le pagelle delle trenta canzoni in concorso. A cura di Nico Donvito
Il primo ascolto non si scorda mai, verrebbe da dire, anche se le canzoni non sono esattamente come le storie d’amore, alcune crescono di ascolto in ascolto, mentre altre rischiano di stancare e di risultare meno attrattive della prima volta. Eh sì, mi sa invece che le canzoni sono proprio come le storie d’amore. Detto questo, però, mi sono ripromesso che nessuna riflessione esterna deve riuscire a intaccare il giudizio di questa “prima volta”, ovvero il primo ascolto delle canzoni in gara a Sanremo 2025 riservato alla stampa.
Ammetto in passato di aver preso delle sonore cantonate, spesso immaginando come potessero suonare dal vivo e con l’orchestra quelle stesse proposte, oppure ipotizzando il tipo di performance che un determinato artista avrebbe potuto realizzare sulla base delle sue doti conclamate. Niente di più sbagliato. In questo esiste un prima e un dopo Tananai, lui mi ha insegnato che qualsiasi pregiudizio può essere sconfessato dalla forza di volontà e dall’impegno, oltre che da qualsiasi altro incalcolabile fattore. Così mi sono riproposto quest’anno di concentrarmi unicamente sulla bontà delle canzoni nelle loro versioni in studio, senza voli pindarici su come potrebbero essere traslate e accolte sul palco dell’Ariston.
Il lavoro di selezione svolto del direttore artistico Carlo Conti non delude le altissime aspettative, l’asticella resta alta, sicuramente rispetto al suo precedente mandato, anche se in linea di continuità con le ultime annate. Sciolto ogni riserbo, ecco le prime impressioni sui 30 brani in concorso alla 75esima edizione del Festival della canzone italiana, in scena al Teatro Ariston dall’11 al 15 febbraio.
Sanremo 2025, le pagelle: come suonano al primo ascolto le canzoni in gara?
Francesco Gabbani – “Viva la vita”
Francesco Gabbani è una garanzia, ogni volta che torna a Sanremo non serve nemmeno conservare lo scontrino della partecipazione precedente. Canzone intima dal ritornello corale, la reference emotiva è con “Spazio tempo”, se consideriamo il valore del messaggio (un invito a vivere ogni momento che ci viene concesso) e l’apertura stessa dell’inciso. Interessante la seconda strofa diversa dalla prima, oltre che il crescendo tutto d’un fiato sul finale che farà emozionare sul palco dell’Ariston. Musicalmente parlando è una delle proposte stilisticamente più robuste di questo Festival, con quel retrogusto suonato che esalta e rende riconoscibili i vari elementi strumentali messi in campo. Classico ma non troppo. Voto 8
Clara – “Febbre”
Torna al Festival a un anno di distanza dal debutto Clara. In un tempo così ravvicinato non ci sono troppi segni tangibili di crescita, per cui “Febbre” restituisce continuità al suo percorso, anche se personalmente mi sarei tenuto nel cassetto “Nero gotico”. L’introduzione fatta con gli archi richiama “Diamanti grezzi”, ma poi il pezzo vira anche verso altre atmosfere, tra urban e club. Tante parole per uno dei testi più lunghi e serrati. Il tema del riscatto è un po’ il succo di questo pezzo gradevole seppur non sorprendente, a tratti curioso “come un enfant per strada in abito da gala”. Voto 6.5
Willie Peyote – “Grazie ma no grazie”
Willie Peyote si conferma un top player della canzone. La caratteristica principale della sua scrittura è quella di risultare sia crudo che leggero: per citare un cult di Carlo Verdone, “la sua mano po’ esse fero e po’ esse piuma”. Arriva infatti come una carezzevole piuma la citazione delle citazioni, con quel “c’hai provato anche più volte dei Jalisse” che figura tra le prime righe. Ma di citazioni ce ne sarebbero diverse, come il “do do do domani” degli Articolo 31. Ha un’anima un po’ carioca questa “Grazie ma no grazie”, che si apre quasi come una versione 2.0 di “Mas que nada”. Il risultato suscita un movimento sia di bacino che di pensiero, in più fa anche sorridere, il che non guasta. Voto 7
Noemi – “Se t’innamori muori”
La voce di Noemi con pochissimo graffiato può far venire in mente uno Spiderman senza super poteri, ma in realtà la cantante torna sulla scena non da Peter Parker, bensì da Bruce Wayne che, come tutti sappiamo, non possiede alcun super potere e usa le sue capacità abbinate a un imponente arsenale di armi che farebbe impallidire qualsiasi esercito. “Se t’innamori muori” è un po’ tutto questo: l’armatura di Iron Man (giuro che è l’ultimo paragone che faccio prendendo spunto dai mondi Marvel e Dc). In questo pezzo, tutto è costruito e forgiato per mettere in risalto una Noemi diversa, non direi nuova nuova, ma non la solita. Un pianoforte introduce la sua voce limpida, per una ballata emozionale voce e archi, il cui slogan ricorrente è: “la sensazione è che se t’innamori muori serenamente”. Lo special è costruito ad hoc per essere suonato dall’orchestra e per strappare più di qualche applauso. Preparatevi ad accendere gli accendini, o le torce del telefonino che dir si voglia. Voto 7.5
Lucio Corsi – “Volevo essere un duro”
Dall’interpretazione all’arrangiamento, tutto in questo pezzo è meravigliosamente sia retrò che attuale, in altre parole: senza tempo. Occhio alla chitarra elettrica sul finale, per un pezzo che si mostra come un piccolo gioiello. Al grido di “Vivere la vita è un gioco da ragazzi”, Lucio Corsi porta a Sanremo un mondo, il suo mondo, che era giusto venisse rappresentato con cotanto ardore. Il pezzo si chiude con la frase: “Io non sono nessuno, non sono altro che Lucio”. Che altro aggiungere? Quant’è bella la semplicità e quant’è figa la normalità. Voto 8
Rkomi – “Il ritmo delle cose”
Il trionfo delle vocali aperte nelle strofe, mentre il ritornello è la vera sorpresa del pezzo. Cassa in quattro e ritmo, proprio come promesso nel titolo, in un moderno e violento decrescendo, tipo una specie di tagadà. Per dare un riferimento sonoro, siamo nel mondo de “Il bene nel male” di Madame, qualcosa che si avvicina più a “Partire da te” che a “Insuperabile”, pezzo con cui Rkomi ha debuttato al Festival tre anni fa. Insomma, un ritorno atteso (lo stop gli è servito) con pezzo decisamente migliore del precedente. Voto 7
The Kolors – “Tu con chi fai l’amore”
Ci sono ritorni, invece, che si comprendono un po’ meno. Dopo un Sanremo da protagonisti, i The Kolors rischiano di passare come delle comparse, anche se bisogna ammettere che “Tu con chi fai l’amore” possiede degli elementi diversi rispetto a quanto già proposto dal trio. Nonostante la cassa in quattro e un retrogusto da dancefloor, lo spirito è più indie. Non a caso, si sente la firma di Calcutta. Il risultato però non fa impazzire al primo ascolto, pur apprezzando l’originalità e la voglia di provare a slegarsi a questa narrazione sonora che li vuole ancorati a Ibiza e dintorni. Voto 6
Rocco Hunt – “Mille vote ancora”
Torna a Sanremo a nove anni dall’ultima partecipazione Rocco Hunt, con un pezzo che parla dell’effetto che una persona prova per la propria terra, tra cantato e rappato. Sia il tema che il ritornello in lingua napoletana lo rendono quasi un sequel di “Nu jorno buono”, mettendo i due testi uno vicino all’altro si vede cosa è cambiato e cosa è rimasto uguale in una storia in cui parecchi possono riconoscersi. Voto 6.5
Rose Villain – “Fuorilegge”
Rose Villain si è fatta conoscere al grande pubblico proprio sul palco dell’Ariston e torna dodici mesi dopo sul luogo del delitto, in cerca della consacrazione. ”Fuorilegge” è una canzone che parla di desiderio, di un sentimento viscerale. La stessa artista l’ha definita “la mamma di Click boom!”, visto e considerato che era nata prima. Bisogna ammettere però che c’è sicuramente meno l’effetto sorpresa rispetto allo scorso anno. “Se pensarti fosse un crimine stanotte io sarei fuorilegge” è una di quelle frasi che ci ricordano il talento da songwriter di Rose. Per il resto, il risultato è sicuramente un brano con le varie parti decisamente più legate tra loro. Voto 7
Brunori Sas – “L’albero delle noci”
Un debutto che si aspettava da tempo e che ora è realtà. Brunori arriva a Sanremo con una canzone che parla di come una nascita possa rappresentare spesso e volentieri una rinascita, una dedica mai esplicita a sua figlia, attraverso il racconto di una vita e di una visione dell’esistenza come sempre ispirata. Porta con sé il suo mondo Dario, anche se si sente la mano di Riccardo Sinigaglia alla produzione. E noi non potevamo chiedere di meglio. Voto 7.5
Serena Brancale – “Anema e core”
Ritmo e sonorità mediterranee per Serena Brancale, che a Sanremo aveva debuttato tra le Nuove Proposte nel 2015, al primo anno dello stesso Conti. “L’eleganza viene dal basso come il jazz” recita il testo della sua canzone, rappata nello special, per poi interrogarsi: “Non lo so se ti suonerà neomelodico, ma stanotte ti dedico anema e core”. Il brano è tutto tranne che neomelodico, c’è ritmo e c’è vitalità. Beh, che dire? Dopo un anno di cottura virale, il baccalà è cotto. Voto 6.5
Irama – “Lentamente”
Da tempo di lui si dice “prima o poi vincerà Sanremo”, ma anche questa volta l’impressione è che potrebbe essere più prima che poi. Irama canta un amore che si consuma da entrambe le parti, lentamente, come dice il titolo stesso. Una canzone in pieno stile Blanco, al punto che all’inizio mi è sembrato di sentire in lontananza un “Mettimi le ali”. E vola Filippo, con un pezzo perfettamente nelle sue corde che unisce i mondi rappresentanti negli ultimi due Festival, quasi una sorta di combo tra “Ovunque sarai” e “Tu no”. Al grido di “Lentamente si sta spegnendo ogni fottuto sentimento”, il pezzo da l’idea di essere un diesel che può crescere di ascolto in ascolto. La sfida sarà quella di scandire bene le parole di un testo evocativo quanto serrato. Voto 7
Marcella Bella – “Pelle diamante”
Nona partecipazione in gara per Marcella, la prima in cui compare anche in veste di autrice. Quindi, sia un ritorno che un debutto. La canzone rimane in testa sin dal primo ascolto, grazie a parole che si ripetono come un mantra: “Forte tosta indipendente” e poi prosegue con “stronza forse ma sorprendente”. Il brano ha tutte le carte in regola per mostrarsi come un tormentone-manifesto, un po’ come lo è stato lo scorso anno “Pazza” di Loredana Bertè. La cantante non fa alcuna fatica a definirsi “una mina vagante” e a sottolineare di essere una “combattente”. Bella per Marcella. Voto 6.5
Achille Lauro – “Incoscienti giovani”
La prima notizia è che non ci sono “Oh mio Dio” e “Ullallà”, la seconda è che Achille Lauro questa volta potrebbe avere davvero la vittoria in tasca. Lontani i tempi di “Rolls Royce”, “Me ne frego” e “Domenica”, il cantautore mette via lustrini e paillettes per indossare un abito elegante, in pieno mood “Amore disperato”. I pianeti sembrano essersi allineati, questo potrebbe essere il suo anno. Il sax che entra all’improvviso dopo lo special, spiazza e potrebbe rivelarsi l’arma letale vincente. Annuntio vobis gaudium magnum habemus canticum victoriam? Troppo presto per dirlo, per il momento la fumata è tendente al grigio scuro. Voto 8
Elodie – “Dimenticarsi alle 7”
Elodie torna al Festival di Sanremo con un pezzo deep house, con tanto di cassa in quattro, dal messaggio sentito e che rappresenta un ibrido tra le sue anime, quella più emotiva e quella più sbarazzina. Il contrasto fra un testo struggente e un ritmo suadente, trascinante e martellante, risulta funzionale per permetterle di tirare fuori sia la voce che l’interpretazione, ma anche di poter portare a casa una possibile ottima performance. Il sette l’ha già messo lei nel titolo, noi ci limitiamo ad aggiungere un mezzo punto. Voto 7.5
Tony Effe – “Damme ‘na mano”
A metà strada tra un pezzo di Gabriella Ferri e la colonna sonora di un qualsivoglia film di Ozpetek. “Damme ’na mano” sarà di certo una delle sorprese di questo Festival, per il tanto chiacchierato esordio sanremese di Tony Effe. L’arpeggio di chitarra e l’utilizzo del romanesco sono due elementi che sicuramente stupiranno. Il pezzo non è assolutamente brutto e questo voto si basa su un’analisi legata al tipo di scelta. Personalmente non sono mai stato un fan degli artisti che a Sanremo cambiano stile e si uniformano a qualcosa di tradizionale. Se Tony ha successo (e lo ha) con il genere che propone, perché portare altro al Festival? Tra l’altro qualcosa che non aveva finora mai proposto e chissà come il suo pubblico prenderà questo pezzo. Estremizzando il concetto, è come se Massimo Ranieri si fosse presentato a Sanremo con un pezzo trap. Voto 5.5
Massimo Ranieri – “Tra le mani un cuore”
È apprezzabile la voglia di rimettersi in gioco di Massimo Ranieri, che per fortuna non ha presentato un pezzo trap. “Tra le mani un cuore” è una canzone che parla di rapporti che finiscono e lo fa con una delicatezza più unica che rara. Il ritornello è un surrogato delle migliori ballate di Tiziano Ferro, che debutta a Sanremo come autore. Nella seconda strofa entra addirittura il sassofono e il 2025 si conferma essere l’anno del sax. Riguardo il testo, c’è poco da aggiungere a una frase come: “Io ti proteggerò da quel che è stato e troverai la pace dopo quello che hai passato”, una sorta spin-off de “La cura” di battitiana memoria. Voto 6.5
Sarah Toscano – “Amarcord”
Debutta a Sanremo con qualche pregiudizio di troppo Sarah Toscano, per questo è un piacere ascoltare una canzone piacevole che farà ricredere molti sul suo conto. D’altronde la giovanissima artista ce lo aveva confessato in un’intervista qualche mese fa: “al Festival ci andrei solo con la canzone giusta”. Ed è stata di parola, visto e considerato che, pur di calcare il palco dell’Ariston, molti si presentano anche con pezzi non all’altezza. Sarà pure classe 2006, ma Sarah ha già capito tutto! Il titolo “Amarcord” cita quel futurista di Fellini ed è così che anche la proposta musicale appare più che attuale. Il mondo di riferimento è quello di “Femme fatale” di Emma per intenderci, montagne russe sonore tra il comico e il tragico, proprio come recita il testo. Bello il giro di piano, che sembra quasi il suono di un carillon, a cui si aggiungono gli archi che rievocano il magico mondo del Rondò Veneziano, il tutto supportato dalla cassa in quattro. Ottima scelta, il più bel pezzo di Sarah finora. Voto 6.5
Fedez – “Battito”
Fedez riuscirà a surfare le polemiche? Ce lo stiamo chiedendo un po’ tutti. Il rapper torna a Sanremo dopo il bacio incriminato con Rosa Chemical e il freestyle che ha fatto tremare diverse scrivanie. “Battito” è una canzone cupa e intima, che affronta il tema del disturbo dell’umore, non a caso viene citata la Fluoxetina, un farmaco antidepressivo (uno dei pochi non che era passato al setaccio di Max Gazzè ne “Il farmacista”). Fedez torna a rappare duro, quantomeno nelle strofe, dopo incursioni decisamente più pop realizzate negli ultimi anni. Il testo è a tratti interessante (“basta un po’ di zucchero e va giù pure il cianuro”), mentre in altre parti farà sicuramente discutere (“prenditi i sogni, pure i miei soldi, basta che resti lontana da me”). Ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale. Voto 6
Coma_Cose – “Cuoricini”
Tornano a Sanremo da marito e moglie i Come_Cose, ma lo fanno più nella cattiva che nella buona sorte, con un pezzo che rappresenta una leggera inflessione rispetto a “L’addio” del 2023, oltre che un netto passo indietro rispetto a “Malavita”, uno dei successi dell’anno scorso. A metà strada tra un lato B dei Ricchi e Poveri degli anni ’80 e una hit dei Bee Hive, “Cuoricini” possiede tutte le carte in regola per diventare un papabile tormentone, ma rispetto alle loro ultime azzeccate produzioni è da ritenersi un indecifrabile ritorno al passato. Voto 5
Giorgia – “La cura per me”
Se Sanremo è Sanremo, Giorgia è Giorgia. La cantante torna al Festival nel trentesimo compleanno di “Come saprei”, un anniversario che non è stato in alcun modo un pretesto, visti che la canzone giusta questa volta c’è e potrebbe riscattare la meno convincente passata partecipazione. Insieme a “Un briciolo di allegria” scritto e cantato con Mina, questo è uno dei pezzi più belli da Blanco in coppia con Michelangelo. “La cura per me” è un brano costruito per esaltare la vocalità straordinaria di Giorgia, che resta fedele a se stessa, ma al tempo stesso meravigliosamente contemporanea. Osa nello special, addirittura quasi rappa, ma è il ritornello aperto e “strappamutande” che convincerà tutti su larga scala. I presupposti per giocarcela fino in fondo ci sono tutti, ma proprio tutti. Insomma, Giorgia ha fatto la storia e vuole riprovarci ancora. Voto 8
Olly – “Balorda nostalgia”
Olly torna a Sanremo due anni dopo il debutto con una ballatona un po’ alla Vasco, che possiede quel guizzo mai troppo generazionale, ma il suo senso si estende e diventa quasi universale, pur attingendo dalle esperienze di una giovane età. Al grido di “stanotte non è vita senza te”, il cantautore affronta una sensazione di mancanza e lo fa con la verità che lo contraddistingue. Voto 7
Simone Cristicchi – “Quando sarai piccola”
Fa commuovere Cristicchi, con la stessa semplicità con cui sono solito lavare i piatti. “Quando sarai piccola” è una canzone clamorosa, l’erede naturale di “Abbi cura di me”, l’ultimo pezzo presentato al Festival sei anni fa. Questa volta però, il paragone con “Ti regalerò una rosa” è necessario, e i capolavori si scomodano solo quando si è dinanzi a un proprio simile. L’arrangiamento essenziale, per mettere al centro della scena la parola e tutta la sua forza evocativa. Non c’è molto altro da aggiungere, se non che si tratta di una poesia in musica e che, considerato il suo enorme talento, a Simone gli si vuole proprio bene. Chapeaux. Voto 9
Emis Killa – “Demoni”
Non lo so, sarà che trenta canzoni sono troppe, ma al primo ascolto questo pezzo di Emis Killa non mi ha fatto alzare dalla sedia. Eppure il suo era uno dei debutti che aspettavo di più. Di primo acchito mi ha convinto meno del pezzo di Fred De Palma dello scorso anno, che per dovere di cronaca è arrivato ultimo, quindi non capisco questa scelta. Qualche anno fa Killa era stato vicinissimo a Sanremo con “Fuoco e benzina”, poi aveva ritirato la proprio candidatura a causa di richieste di censura su alcuni versi. Se penso a quel pezzo, penso che era decisamente più adatto. Riascolterò “Demoni”, magari più attentamente e senza averne sentite ventiquattro prima. Per il momento mi hanno colpito un paio di versi, “Non esiste un piano B, andrò all’inferno, c’est la vie” e “baci che sanno di Fentanyl”. A tal proposito mi è venuta proprio voglia di un analgesico, perché la stanchezza comincia a farsi sentire. Voto 5.5
Joan Thiele – “Eco”
Un po’ il mondo dei Garbage e dei Shivaree (chi se li ricorda?), Joan Thiele fa il suo esordio al Festival con “Eco”, un invito a difendere le idee che “rimangono negli occhi della gente”, superando ogni paura. Ipnotica la vocalità della giovane cantautrice, così come l’arrangiamento che ci sarebbe stato a pennello all’interno della colonna sonora di un qualsiasi film di 007. Interessante quanto piacevole. Voto 6.5
Modà – “Non ti dimentico”
I Modà fanno i Modà e sono tornati i romantici, questa è la notizia. Vent’anni dalla loro prima partecipazione tra i giovani, passata un po’ in sordina, tornano al Festival con maturità cantano l’amore, con tutta la sua universalità e potenza. La penna di Kekko Silvestre è più che ispirata, tra i vari versi evocativi, di primo acchito colpiscono: “L’ho letto sull’oroscopo che quelli del mio segno di complicarsi i piani ne hanno un po’ il bisogno” e “Sembravi una canzone che mi squarciava il petto, un quadro di Kandinsky dove immaginarmi tutto”. Insomma, giocano sul sicuro i Modà, ma se la giocano bene. Voto 7
Gaia – “Chiamo io chiami tu”
Gaia torna in Riviera a quattro anni dal debutto con “Cuore amaro” e dopo aver dominato l’estate, in coppia con Tony Effe, con “Sesso e samba”. Lo fa in modo convincente, affiancandosi dei giusti collaboratori. Che Petrella sia hitmaker è ormai assodato, averlo dalla propria a Sanremo è un valore aggiunto, perché possiede la grande capacità di adattarsi perfettamente all’artista di riferimento, un po’ come faceva tanti anni fa Giancarlo Bigazzi. E non è un paragone ardito. “Chiamo io, chiami tu” è un pezzo costruito con e su misura di Gaia, con mestiere e sentimento, a due passi dal bagnasciuga di Copacabana. Voto 6.5
Bresh – “La tana del granchio”
Debutta finalmente alla kermesse Bresh e si porta dietro un mondo fatto di immagini evocative quanto concrete, a partire dal titolo del pezzo. L’artista affronta il tema della libertà sia all’interno della relazione con gli altri che con noi stessi. Il testo convince in più passaggi per l’utilizzo di metafore: “sono una madre che si sgola, una testa che gira ancora, una chitarra che non suona, una borsa piena di buchi… se capisci che non ti amo sei una sirena che non nuota”. Voto 6.5
Francesca Michielin – “Fango in Paradiso”
Non c’è due senza tre per Francesca Michielin, che fa capolino in Riviera dopo i due secondi posti del 2016 e del 2021. “Fango in Paradiso” è un brano dall’ossatura classica, ma moderno nelle intenzioni sia testuali che interpretative. C’è del disagio, ma va benissimo così se il risultato appare così magnificamente coinvolgente. Tocca corde diverse Francesca, pur non toccandola affatto piano. Voto 7.5
Shablo feat. Guè, Joshua e Tormento – “La mia parola”
Shablo è il primo producer della storia che debutta in gara a Sanremo, lo fa con un tris di featuring di tutto rispetto. “La mia parola” è una mina, come direbbero in gergo quelli giovani. C’è il flow di Guè, lo slang di Tormento e il soul di Joshua. “È una street song” recita l’inciso, a giudicare dal primo ascolto pare che sia proprio così. Voto 7