A tu per tu con il cantautore in gara a Sanremo Giovani 2024, per parlare del brano “Vengo dal sud”. La nostra intervista a Bosnia
Tra i ventiquattro semifinalisti di Sanremo Giovani 2024, spicca il nome di Filippo Bosnia, in arte Bosnia, in gara con il brano “Vengo dal sud”.
Si avvicina alla musica sin dall’età di otto anni, componendo i suoi primi versi nel 2006, quando ispirato dal movimento hip hop scrive il suo primo testo che autonomamente registra e arrangia.Alla passione per il canto e per la scrittura, si unisce presto quella per la musica elettronica, complice nella sperimentazione e nella ricerca di un sound pop più personale e rappresentativo dell’artista. I primi singoli pubblicati sono stati inseriti nelle principali playlist editoriali di varie piattaforme di streaming.
Durante la terza puntata di Sanremo Giovani 2024, in onda su Rai2 martedì 26 novembre, Bosnia si esibirà con il suo inedito “Vengo dal sud”. Conosciamolo meglio.
Sanremo Giovani 2024, Bosnia: l’intervista
Il tuo nome compare tra i ventiquattro semifinalisti di Sanremo Giovani 2024. Come sono andate le audizioni e come stai vivendo questo momento?
«Sicuramente ho avvertito un po’ di tensione durante le audizioni, ma a parte qualche errore tecnico che sicuramente penso ci sia stato, penso di aver superato quel momento di indecisione iniziale. Mi sono lasciato andare e penso di essermi divertito. La cosa che mi premeva di più era portare a casa un’esibizione che mi rendesse soddisfatto, e questo è l’obiettivo anche in vista della puntata. Per il resto, sto cercando di vivere questo momento di attesa con più concentrazione possibile».
“Vengo dal sud” è il titolo del brano che hai scelto di presentare in concorso. Com’è nato e cosa rappresenta per te?
«Questo è un brano che avevo in cantiere già da un annetto e mezzo, forse due. C’era sin dall’inizio l’idea della linea melodica del pre-chorus e del ritornello, avevo in mente anche la frase che doveva ritornare che era “vengo dal sud”. Però poi magari mi mancavano proprio le basi di quello che poteva essere un piano armonico piuttosto che ritmico melodico. Con l’ausilio di un altro compositore che è Giuseppe De Rosa, chitarrista classico che lavora principalmente con la musica tradizionale napoletana, abbiamo utilizzato le ritmiche della tarantella, piuttosto che della pizzica, ovvero una ritmica terzinata in 12 ottavi, unita poi al drop elettronico. Infatti anche nei sample che abbiamo utilizzato abbiamo ricampionato i tamburi della tradizione. Quindi sicuramente l’idea è nata da una commistione, tra moderno e classico».
Dal punto di vista del testo, racconti l’esperienza di chi lascia la propria terra, senza però perdere il legame con le proprie radici. Quali riflessioni nello specifico ti hanno ispirato?
«Ho raccontato il mio percorso di vita. Io sono nato a Napoli, ma mi sono dovuto trasferire da ragazzo a Roma, poi successivamente ho girato un po’, sono venuto qui a Milano, insomma ho girato tanto, quindi la riflessione principale è stata proprio raccontarmi. La vita, la mia esperienza. Trovo sia giusto raccontare questa storia perché come me c’è tanta gente che condivide lo stesso destino, soprattutto qui al nord. Quindi è bello poter tramite un brano far sentire rappresentati e rappresentate altre persone che condividono lo stesso vissuto».
Sei sempre stata una spettatrice di Sanremo o come molti tuoi coetanei ti sei avvicinata al Festival più di recente?
«In tempi più recenti, in realtà. Anche perché a casa mia non si è mai guardata la televisione, proprio come status, quando si mangia la televisione deve stare spenta perché bisogna parlare, a casa mia non c’è mai stata la televisione in salotto. Di conseguenza mi sono avvicinato nel momento in cui anche gli amici e le amiche che frequentavo decidevano di vedere insieme Sanremo. La prima edizione che ricordo è quella in cui vinse Mahmood, nel 2019, ricordo “Soldi” come una canzone che mi ha colpito sin da subito, grazie alla sua bellissima e riuscitissima produzione».
Per concludere, al di là del passaggio e della possibilità di giocarti la finalissima di Sanremo Giovani a dicembre, cosa speri di ottenere attraverso questa esperienza?
«Spero d sentirmi soddisfatto, al di là di come vada a finire, mi basta solo sapere di aver fatto il mio e di averlo fatto bene. E lo dico tutta l’umiltà del mondo, perché è come se il sogno di quel bambino che iniziava a scrivere i testi a otto anni, e lo faceva per il gusto e la voglia di fare, adesso stesse per diventare realtà. Per rispetto di quel bambino, voglio vivere questa esperienza con lo spirito giusto, a prescindere dall’esito. Desidero affrontarla proprio con lo spirito di quel bambino e poter dire a me stesso: Filippo sono fiero di te».
Nico Donvito
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