A tu per tu con la cantautrice in gara a Sanremo Giovani 2024, per parlare del brano “Tornare al mare”. La nostra intervista a Giin
Tra i ventiquattro semifinalisti di Sanremo Giovani 2024, spicca il nome di Ginevra De Tommasi, in arte Giin, in gara con il brano “Tornare al mare”.
Classe 2003, il suo viaggio musicale è iniziato con il brano d’esordio “Stare male con te”, seguito da “Cuore di plastica”. La sua musica esprime un’insaziabile voglia di cambiamento e novità, una continua ricerca di mondi diversi attraverso ambiguità, caos, dubbio e nostalgia.
Durante la terza puntata di Sanremo Giovani 2024, in onda su Rai2 martedì 26 novembre, Giin si esibirà con il suo inedito “Tornare al mare”. Conosciamola meglio.
Sanremo Giovani 2024, Giin: l’intervista
Il tuo nome compare tra i ventiquattro semifinalisti di Sanremo Giovani 2024. Come stai vivendo questo momento e come stai esorcizzando l’attesa?
«In realtà cerco di non pensarci troppo, ma alcune volte è difficile, c’è un po’ di ansia, quella sana e giusta, che spero di riuscire a gestire prima di esibirmi. Mi è capitato anche alle audizioni dal vivo di Via Asiago, prima di arrivare ero tranquilla, poi sono entrata e mi è presa l’ansia. Ma credo di essere riuscita a tenere a bada le emozioni. Alla fine, è andata bene».
“Tornare al mare” è il titolo del brano che hai scelto di presentare in concorso. Com’è nato e cosa rappresenta per te?
«È nato qualche anno fa, in un periodo dove mi sentivo un po’ persa perché avevo appena finito il liceo e c’era un po’ quella situazione di cambiamento cruciale dove stavano crollando le sicurezze a cui mi ero sempre appoggiata. Mi sentivo abbastanza persa e nutrivo questa nostalgia del passato, al tempo stesso sapevo di non poter tornare indietro nonostante ne avessi una gran voglia. Non è che avessi scelta, dovevo per forza cercare di andare avanti. Ho deciso di proporre questo pezzo a Sanremo Giovani perché, secondo me, si tratta di un concetto abbastanza universale che si può riadattare a qualsiasi periodo della vita. Al di là della fine del liceo, sono sensazioni che prima o poi abbiamo vissuto tutti».
A livello musicale, che tipo di lavoro c’è stato dietro la costruzione del tappeto sonoro?
«Ho scritto questo brano semplicemente con una chitarra acustica, un arpeggio su chitarra acustica. Poi, ovviamente, una volta in studio avevamo trovato il modo di farlo crescere e diventare un po’ più dinamico. Infatti in tutta la canzone abbiamo un po’ sfruttato il continuo crescendo degli strumenti, ovvero parte solo con l’ arpeggio, poi nella seconda strofa entrano basso e batteria, nel secondo ritornello arrivano le chitarre un po’ più distorte, e poi c’è questo crescendo molto forte nel bridge che poi culmina appunto nell’ultimo ritornello».
Sei sempre stata una spettatrice di Sanremo o come molti tuoi coetanei ti sei avvicinata al Festival più di recente?
«Diciamo un po’ e un po’, mi ricordo che da piccola ogni tanto lo guardavo. Ho memoria di alcune canzoni precise, tipo “Controvento” di Arisa, ma anche “Sono solo parole” di Noemi. In realtà mi sono vista anche delle esibizioni un po’ più vecchie, tipo del 2001. “Luce” di Elisa, che è una delle mie canzoni preferite».
Per concludere, al di là del passaggio e della possibilità di giocarti la finalissima di Sanremo Giovani a dicembre, cosa speri di ottenere attraverso questa esperienza?
«Sicuramente voglio riuscire a prendere tutto quello che posso prendere da questa esperienza, parlo dal punto di vista interiore. Sono certa che Sanremo Giovani mi segnerà e spero che mi dia tanto sia a livello personale che musicale. E poi, ovviamente, spero di riuscire ad arrivare a tutte le persone a cui possa arrivare, le stesse che potrebbero rivedersi nella mia musica».
Nico Donvito
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