A tu per tu con il trio in gara a Sanremo Giovani 2024, per parlare del brano “Aurora tropicale”. La nostra intervista ai Cosmonauti Borghesi
Tra i ventiquattro semifinalisti di Sanremo Giovani 2024, spicca il nome dei Cosmonauti Borghesi, in gara con il brano “Aurora tropicale”.
La loro musica, un’esplosiva combinazione di suoni vintage e moderni, ha già conquistato un vasto seguito. Dopo l’esordio nel 2023 con il singolo “Tutto inutile” e il successivo successo di “Lemon Gin” e “Quel che sarà”, il 2024 ha segnato un ulteriore passo avanti nella loro carriera con l’uscita del loro primo album “Felicità di sale”.
Durante la terza puntata di Sanremo Giovani 2024, in onda su Rai2 martedì 26 novembre, i Cosmonauti Borghesi si esibiranno con il loro inedito “Aurora tropicale”. Conosciamo meglio il trio romano composto da Leonardo Rese (voce e tastiere), Alessandro Mastropietro (chitarra) e Marco Cestrone (batteria).
Sanremo Giovani 2024, Cosmonauti Borghesi: l’intervista
Il vostro nome compare tra i ventiquattro semifinalisti di Sanremo Giovani 2024. Come state vivendo questo momento?
«Siamo tutti gasatissimi, facciamo mille cose e tutto è molto frenetico, veloce, incredibile e surreale. Comunque sia, non è che abbiamo realizzato appieno questo fatto di Saremo Giovani, anche se abbiamo lavorato tanto per sentirci pronti a situazioni del genere, per la cosiddetta chiamata. C’è pure un pochetto di ansia però c’è il giusto, niente di eccessivo».
“Aurora tropicale” è il titolo del brano che avete scelto di presentare in concorso. Com’è nato e cosa rappresenta per voi?
«”Aurora tropicale” in realtà è nata in un momento particolare della nostra fase di scrittura, perché non è nata in maniera forzata. Non è che fossimo molto ispirati e che avessimo tanta voglia di scrivere, ci stavamo prendendo un momento di relax in cerca di nuove intuizioni. Tutto è partito da un riff di chitarra, abbiamo capito che c’era qualcosa e ci abbiamo lavorato. Per il testo c’è una storia divertente da raccontare, perchè l’intuizione è arrivata in una nottata d’estate in centro a Roma, eravamo con la chitarra in giro in cerca di ispirazione, dopo una giornata poco produttiva. Faceva un caldo tremendo, erano tipo le 4 e mezzo del mattino. A un certo punto si comincia ad arrivare l’alba, con una luce che si vede in lontananza, Il titolo è nato così, dalla nostra esclamazione: “eccola qua, l’aurora tropicale!”. Da lì abbiamo sviluppato il resto, il nostro obiettivo era quello di mandare un messaggio che va oltre il semplice amore, raccontando le esperienze che alla nostra età si vivono maggiormente».
Venendo alle sonorità, voi siete giovanissimi, mi incuriosisce capire cosa vi attira del sound e dell’immaginario degli anni ’80?
«Tutto! Cioè, gli anni ’80 sono il periodo in cui la musica ha sperimentato di più secondo noi, dal punto di vista proprio sonoro. Il suono di quel decennio è iconico ed è simbolo della sperimentazione, con i sintetizzatori e con gli effetti, gli artisti della scena cercavano di inventarsi qualcosa di nuovo. Poi c’era il perfetto connubio tra musica suonata e musica elettronica che stava nascendo proprio in quel momento. E anche paradossalmente, in quello che era il pop del momento, comunque c’erano robe super interessanti e per niente scontate. Quindi, banalmente, si tratta della musica che abbiamo ascoltato».
Sei sempre stata una spettatrice di Sanremo o come molti tuoi coetanei ti sei avvicinata al Festival più di recente?
«Lo seguiamo ormai da un po’, forse nell’ultimo periodo ancora di più, una decina di anni ci sono tutti. È una vetrina importante e, per chi fa musica come noi, il palco dell’Ariston rappresenta un sogno a occhi aperti».
Per concludere, al di là del passaggio e della possibilità di giocarti la finalissima di Sanremo Giovani a dicembre, cosa speri di ottenere attraverso questa esperienza?
«Ma guarda, in realtà noi abbiamo sempre avuto il nostro percorso musicale, i nostri obiettivi sempre molto chiari, anche al di là di tutte le cose che potranno succedere nell’immediato futuro. Chiaramente, Sanremo Giovani è una grande opportunità, perché è la prima volta che ci scontriamo con questo tipo di visibilità. Per noi è un passaggio molto importante, che può portarci anche a un cambiamento, magari anche drastico del progetto. Al di là di questo, diciamo che il nostro obiettivo è di vivercelo come una grande opportunità che cercheremo di sfruttare nel migliore dei modi. Non lo consideriamo un arrivo, ma è semplicemente l’inizio di un percorso che deve essere fatto con costanza, proseguendo sulla linea che abbiamo portato avanti fino a oggi».
Nico Donvito
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