giovedì 14 Novembre 2024

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Sanremo Giovani 2024, conosciamo meglio Mazzariello – INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore in gara a Sanremo Giovani 2024 per parlare del brano “Amarsi per lavoro”. La nostra intervista a Mazzariello

Tra i 24 semifinalisti di Sanremo Giovani 2024, spicca il nome di Antonio Mazzariello, in arte Mazzariello, cantautore campano classe 2001, in gara con il brano “Amarsi per lavoro”.

Scrive le sue canzoni partendo dalla chitarra, qualche volta al piano, ma è dalle parole che è sempre stato affascinato. Ha pubblicato le sue prime canzoni nel 2021 e, nel corso di questi ultimi anni si è distinto per la sua scrittura coinvolgente, originale ed evocativa.

Questa sera, martedì 12 novembre, Mazzariello si esibirà nel corso del primo appuntamento di Sanremo Giovani 2024, in onda su Rai2, dove proporrà il suo inedito “Amarsi per lavoro”. Conosciamolo meglio.

Sanremo Giovani 2024, Mazzariello: l’intervista

Il tuo nome compare tra i 24 semifinalisti di Sanremo Giovani 2024. Come sono andate le audizioni e come stai vivendo questo momento?

«Le audizioni sono andate bene, se no non sarei tra i 24. A parte gli scherzi, mi sono divertito molto e mi sto divertendo molto. Stranamente, ero anche abbastanza tranquillo, ma non per una questione di sicurezza, chissà, forse l’ansia mi ha fatto effetto in modo inverso. Tant’è che le persone che lavorano con me, erano preoccupate sul perché non fossi comunque agitato. Diciamo che è andata e che la canzone è piaciuta, ora è finalmente uscita e quindi vediamo un po’ che vita avrà».

“Amarsi per lavoro” è il titolo del brano che hai scelto di presentare in concorso. Com’è nato e cosa ti ha spinto a proporlo per Sanremo Giovani?

«Sono partito da riflessioni personali, basandomi sul racconto di una relazione in cui va scemando l’innamoramento. In quel momento capisci che l’amore nei confronti dell’altra persona, è soprattutto la capacità di sceglierla attivamente ogni giorno. Così ho cercato di rendere questo concetto una canzone, in modo anche abbastanza ironico e provocatorio se vogliamo, perché mi rendo conto che “amarsi” e “lavoro” può essere un binomio strano, però mi piace proprio per quello. Così, insieme al mio team, abbiamo individuato in questa proposta la canzone più adatta per Sanremo Giovani, per il fatto che fosse abbastanza immediata se vogliamo».

Il tuo è un racconto per immagini molto reale, molto concreto, caratteristica che mi ha sempre colpito dei tuoi pezzi. Come descriveresti il tuo approccio alla scrittura?

«Diciamo che mi concedo il tempo di scrivere le cose, non corro mai nel mettere giù le parole. Mi capita di stare pure tre ore a guardare il soffitto, aspettando che mi esca qualcosa di interessante. Sotto il punto di vista creativo, la scrittura richiede tempo e richiede spazio, soprattutto di decompressione tra un lavoro e l’altro, per fare in modo che il testo abbia una scrittura che trascini in primis me stesso. Volendo si possono scrivere anche tre pezzi al giorno, però un conto è realizzare un pezzo che ti convince, un conto è farlo tanto per fare».

Sei sempre stato una spettatore di Sanremo o come molti tuoi coetanei ti sei avvicinato al Festival più di recente? 

«Ho questo ricordo di Sanremo di quando ero molto piccolo, con tutta la famiglia riunita di fronte al televisore. Poi, per alcuni anni, c’è stato un attimo un vuoto e mi ci sono riavvicinato più di recente. Il Festival fa comunque parte della cultura pop italiana, non so come dire, per questo motivo mi ha sempre affascinato. Oltre alle canzoni e all’aspetto musicale, mi ha sempre colpito la straordinaria sacralità di questo evento».

Per concludere, al di là del passaggio e della possibilità di giocarti la finalissima di Sanremo Giovani a dicembre, cosa speri di ottenere attraverso questa esperienza?

«Spero di ottenere una cosa su cui punto molto e che spero arrivi, vale a dire la trasparenza, per quanto riguarda la persona che sono e il modo che ho di interpretare le cose, il modo di scrivere, di approcciarmi alla musica. Ci tengo che passi questo concetto, a prescindere se piace o meno la proposta, vorrei che il mio venisse percepito come un atteggiamento trasparente».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.