A tu per tu con il cantautore in gara a Sanremo Giovani 2024, per parlare del brano “Diamanti nel fango”. La nostra intervista a OrioN
Tra i ventiquattro semifinalisti di Sanremo Giovani 2024, spicca il nome di Dario Bovenzi, in arte OrioN, in gara con il brano “Diamanti nel fango”.
Il cantautore diciottenne ha iniziato a suonare sin da piccolo, esigenza che si è trasformata presto nello scrivere canzoni con l’intento di raccontare storie autentiche. Tra i suoi riferimenti musicali, ci sono Jvke, d4vd e Coez. Attualmente sta lavorando al suo primo EP.
Durante la quarta puntata di Sanremo Giovani 2024, in onda su Rai2 martedì 3 dicembre, OrioN si esibirà con il suo inedito “Diamanti nel fango”. Conosciamolo meglio.
Sanremo Giovani 2024, OrioN: l’intervista
Il tuo nome compare tra i semifinalisti di Sanremo Giovani 2024, come stai vivendo questo momento e come stai esorcizzando l’attesa?
«Sicuramente viverlo male sarebbe difficile, dato che si tratta di una grandissima opportunità. insomma, in inizio dato i risultati sarebbe difficile viverlo male. Quindi, sto provando e sto facendo un sacco di cose, tante esperienze nuove, ma bellissime allo stesso tempo. Sto cercando di imparare a gestire tutte le emozioni e le sensazioni di questi periodo».
“Diamanti nel fango” è il titolo del brano che hai scelto di presentare in concorso. Com’è nato e cosa rappresenta per te?
«Il brano è nato un anno e mezzo fa, dedicato a una ragazza che, proprio come descritto nel brano, ai miei occhi appariva unica come un diamante. Un concetto che già avevo in testa da prima, parlando con un amico e ragionando sul tema delle relazioni, sia in amore che in amicizia, sul fatto che nella vita ci capita di trovare diamanti nel fango, cioè persone che meriterebbero davvero tanto per le loro qualità, ma che allo stesso tempo non riescono a rendersene conto. Da questo concetto è nata la canzone».
A proposito di quando ti sei avvicinato alla musica, è stato un colpo di fulmine oppure una consapevolezza maturata nel tempo?
«Diciamo che la consapevolezza è arrivata molto gradualmente, però quel colpo di fulmine c’è stato. La musica mi è sempre piaciuta, la passione c’è sempre stata. Ho iniziato poi alle medie, quando ho avuto l’opportunità a scuola di seguire un corso serale di chitarra, scoprendo le basi. Poi ho continuato a studiare durante la pandemia per conto mio, da autodidatta. Ma la scintilla è scoccata durante una vacanza in Sardegna con un amico, è stata sua mamma a spingermi a scrivere le miei prime cose, per buttare fuori ciò che avevo dentro. Da lì è partito tutto».
Sei sempre stato uno spettatore di Sanremo o come molti tuoi coetanei ti sei avvicinato al Festival più di recente?
«In quanto amante della musica, ho sempre guardato il Festiva anche in momenti in cui ero impegnato, mi sono ritagliato del tempo per seguirlo. Negli ultimi anni, è anche nel mio interesse vedere l’andamento della musica in questo determinato periodo, quindi è un appuntamento che non si può perdere. Poi c’è un ricordo che mi lega a Sanremo, ovvero la prima canzone che credo di aver imparato a memoria, ovvero “Il diario degli errori” di Michele Bravi, che penso di aver cantato in loop per mesi e mesi».
Per concludere, al di là del passaggio e della possibilità di giocarti la finalissima di Sanremo Giovani a dicembre, cosa speri di ottenere attraverso questa esperienza?
«Non sono uno di quelli a cui piace crearsi delle aspettative, un po’ perché sarebbe brutto insomma vederle sfumare e un po’ perché sarebbe molto bello vivere la realizzazione di qualcosa di inaspettato. Quindi, diciamo non ho aspettative, mi presento a Sanremo Giovani perché amo fare musica, preservando quella che in primis è una grandissima e viscerale passione ».
Nico Donvito
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