A tu per tu con la cantautrice bolognese, in gara a Sanremo Giovani 2024, per parlare del brano “Cielo aperto”. La nostra intervista a Rea
Tra i 24 semifinalisti di Sanremo Giovani 2024, spicca il nome di Maria Mircea, in arte Rea, cantautrice bolognese classe 2003, in gara con il brano “Cielo aperto”.
Inizia a cantare già dall’età di sette anni, per poi debuttare da adolescente con il progetto degli Illumo, insieme a Michael Caldi. Successivamente partecipa alla ventunesima edizione di Amici di Maria De Filippi.
Durante la seconda puntata di Sanremo Giovani 2024, in onda su Rai2, martedì 19 novembre, Rea si esibirà con il suo inedito “Cielo aperto”. Conosciamola meglio.
Sanremo Giovani 2024, Rea: l’intervista
Il tuo nome compare tra i ventiquattro semifinalisti di Sanremo Giovani 2024. Come sono andate le audizioni e come stai vivendo questo momento?
«Inizialmente non mi aspettavo di essere presa, ho mandato la mia candidatura e quando mi hanno chiamata è stato un tonfo al cuore. Le audizioni sono andate bene, anche se un po’ di ansia non nego di averla sentita, per questo credo di non essere stata precisissima, evidentemente è arrivata anche di sana emotività che non ha guastato. In questi giorni, mi sono messa a fare un corso di meditazione e uno di yoga, ho iniziato ad andare di nuovo dalla psicologa e sto cercando di fare di tutto per gestire tutte le emozioni al meglio».
“Cielo aperto” è il titolo del brano che hai scelto di presentare in concorso. Com’è nato e cosa rappresenta per te?
«Questo pezzo è nato più o meno un anno fa, e parla essenzialmente del lasciare andare il giudizio altrui, anche se è importante ascoltare pareri differenti, non bisogna soffermarsi troppo su chi dispensa consigli senza effettivamente aver ascoltato prima la storia. In generale, è un tema che a me sta molto a cuore, perché mi capita di prestare attenzione più sui commenti negativi, anche se sono un quantitativo minore rispetto quelli positivi. Forse si tratta di un meccanismo di sopravvivenza che scatta nella mente e che ti spinge a guardare il pericolo, sottolineando ciò che è negativo. È un pezzo che mi è servito per ricordarmi di guardare un po’ più dentro me stessa, perché è importante ascoltare tutti, ma poi il giudizio che conta di più è quello che hai verso te stesso».
“Particelle sospese” e “Salsedine” sono i precedenti singoli rilasciati quest’anno per Vertical Music Records. Cosa aggiunge “Cielo aperto” a quanto hai scritto e pubblicato finora?
«Diciamo che la mia matrice è quella di scrivere un po’ testi abbastanza introspettivi, però con una musicalità abbastanza leggera. E “Cielo aperto” segue un po’ questo filone. Quello che sto cercando di fare è avvicinarmi sempre più all’indie rock rispetto al pop. Per mio gusto, ultimamente apprezzo molto qualcosa di meno elettronico e più suonato. Nel pezzo, infatti, gli strumenti sono veri e sono stati registrati veramente. Alla fine, può piacere o meno, però diciamo che questa è la mia idea artistica, partita proprio da “Particelle sospese”, il brano che ha dato il via al mio progetto».
Sei sempre stata una spettatrice di Sanremo o come molti tuoi coetanei ti sei avvicinata al Festival più di recente?
«In verità l’ho sempre visto, perché in famiglia lo guardavamo e poi, avendo cominciato a fare musica da piccola, mi è sempre interessato. Crescendo l’ho seguito con sempre più attenzione, specie da un po’ di anni a questa parte non mi perdo neanche una serata. È stranissimo pensare di giocarmi la possibilità di calcare quel palco, mi fa emozionare l’idea».
Per concludere, al di là del passaggio e della possibilità di giocarti la finalissima di Sanremo Giovani a dicembre, cosa speri di ottenere attraverso questa esperienza?
«Il mio obiettivo era quello di passare, essere qui è già importante. Mi auguro di poter fare una bella performance, a prescindere da come vadano le cose, di salire sul palco e cantare trasmettendo ciò che ho dentro, senza farmi prendere dal contesto e dall’ansia. Anche la mia psicologa mi ha detto di non pensare oltre, ma di ragionare per step, anche per godermi al massimo questa bella esperienza».
Nico Donvito
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