A tu per tu con il cantautore in gara a Sanremo Giovani 2024, per parlare del brano “Vertebre”. La nostra intervista a Settembre
Tra i ventiquattro semifinalisti di Sanremo Giovani 2024, spicca il nome di Andrea Settembre, in arte Settembre, in gara con il brano “Vertebre”.
Nato a Napoli nel 2001, l’artista si avvicina sin da piccolo alla musica e alla danza. All’età di dodici anni debutta nella trasmissione “Io Canto”, mentre nel 2019 prende parte a “The Voice of Italy” e lo scorso anno 2023 partecipa ai Live Show di X Factor. La sua versione di “Amandoti”, con barre in napoletano, è nella Top Ten dei brani più virali sul web.
Durante la semifinale di Sanremo Giovani 2024, in onda su Rai2 martedì 10 dicembre, Settembre tornerà ad esibirsi con il suo inedito “Vertebre”. Conosciamolo meglio.
Sanremo Giovani 2024, Settembre: l’intervista
Il tuo nome compare tra i semifinalisti di Sanremo Giovani 2024 e il tuo brano sta andando fortissimo. Come stai vivendo questo momento?
«Sono molto felice, sono qui per far sentire la mia musica a quanta più gente possibile. E già il fatto che la mia proposta sia arrivata al pubblico è veramente tanto per me. Nutro un forte senso di gratitudine per l’amore e per l’affetto che la canzone sta ricevendo. In primis sono contento per questo, poi tutto il resto verrà da sé».
“Vertebre” è il titolo del brano che hai scelto di presentare in concorso. Com’è nato e cosa rappresenta per te?
«Ho scrivo “Vertebre” perché volevo, in un certo senso, provare a fare una fotografia della mia generazione, cercando di mettere in musica un po’ di quei pensieri che riguardano sicuramente me, ma anche il resto dei miei coetanei e non solo. Mi sono arrivati messaggi di persone molto più grandi di me, anche di 40 i 50 anni, che si rivedono nel verso: “nessuno ci ha mai detto come si piange alla nostra età”. Questo mi rende estremamente orgoglioso».
E stando appunto a tutti questi feedback positivi e, perché no, anche alle critiche costruttive, ti sei fatto un’idea dei motivi del successo di “Vertebre”?
«Penso che sia una combo perfetta tra sound e testo, perché siamo esseri umani, viviamo di emozioni e le cose autentiche sono quelle che ci arrivano di più e, di conseguenza, credo si tratti di un brano autentico e che sia arrivata la verità. Perché, alla fine, non è solo un urlo generazionale, ma anche un urlo di denuncia nei confronti di ciò che spesso non funziona. E questo, come ti dicevo, non riguarda soltanto me che ho 23 anni, ma a sentirsi così può essere chiunque, a qualsiasi età».
Sei sempre stata una spettatrice di Sanremo o come molti tuoi coetanei ti sei avvicinata al Festival più di recente?
«Sono sempre stato uno spettatore del Festival, da quando ne ho memoria. Ricordo le edizioni viste sul divano con la mia famiglia, perché siamo tutti dei grandissimi amanti della musica. Sanremo è tradizione, un momento di unione. Tra i ricordi più intensi, mi viene in mente “Sincerità” di Arisa, avevo otto anni, ricordo come fosse ieri quell’esibizione. Naturalmente ero un bambino ed ero colpito dalla melodia orecchiabile, poi più avanti ho apprezzato sicuramente anche il testo, che è meraviglioso».
Per concludere, al di là del passaggio e della possibilità di giocarti la finalissima di Sanremo Giovani a dicembre, cosa speri di ottenere attraverso questa esperienza?
«Sicuramente, come dicevo all’inizio, vorrei poter arrivare a quanta più gente possibile, cercare di far capire la storia di “Vertebre” e poi, ovviamente, provare ad arrivare sul palco dell’Ariston, che sarebbe un grandissimo sogno».
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