Sanremo Giovani 2025, conosciamo meglio Angelica Bove – INTERVISTA
A tu per tu con la giovane artista classe 2003 in gara a Sanremo Giovani, per parlare del brano “Mattone”. La nostra intervista ad Angelica Bove
Con il nuovo singolo “Mattone”, disponibile in radio e su tutte le piattaforme digitali, Angelica Bove torna a Sanremo Giovani dopo la selezione dello scorso anno, confermandosi una delle voci più autentiche e promettenti della nuova scena italiana. Il brano, scritto insieme a Matteo Alieno e Federico Nardelli, è accompagnato da un intenso videoclip diretto da Brando Bartoleschi: un racconto per immagini che amplifica la dimensione intima e viscerale del pezzo.
“Mattone” è un viaggio nella fragilità, un tentativo coraggioso di dare nome e forma al dolore. Angelica racconta il peso delle emozioni e l’urgenza di imparare a conviverci, trasformando due lutti importanti della sua vita in un linguaggio musicale sincero e diretto. È un brano che non nasconde le crepe, ma le illumina: una rinascita che parte proprio da ciò che ferisce.
Classe 2003, romana, Angelica Bove scopre il suo talento nella vasca da bagno e lo condivide inizialmente sui social, conquistando in poco tempo l’attenzione del pubblico. Da lì, la svolta: l’esperienza a X Factor 2023, la pubblicazione dell’inedito “L’inverno”, l’uscita dei singoli “Bellissimo e poi niente” e “La nostra malinconia”, con cui ha preso parte a Sanremo Giovani 2024 fino al ritorno nel 2025 con un progetto ancora più consapevole.
Oggi Angelica Bove è pronta a mostrare un nuovo tassello della sua identità artistica: una scrittura introspettiva, un timbro graffiante e una capacità rara di trasformare il personale in universale. “Mattone” segna l’inizio di un nuovo capitolo, che si prepara a trovare casa nel cuore del pubblico.
Sanremo Giovani 2025, conosciamo meglio Angelica Bove, l’intervista
Manca davvero poco al debutto televisivo di Sanremo Giovani. In che modo stai vivendo l’attesa che ti separa da questo appuntamento? È simile o diversa rispetto a dodici mesi fa?
«Devo dire… quasi simile, sono in uno stato meditativo, sicuramente: sto bene, ma meditativa. Diciamo che il modo in cui la vivo è quello, anche se qualche piccolo cambiamento sostanziale c’è stato, nella vita e nel progetto».
“Mattone” è il titolo della canzone che, insieme al tuo team, hai scelto di proporre a Sanremo Giovani. Com’è nata e cosa rappresenta per te?
«“Mattone” nasce da una fortissima esigenza di parlare di un pezzo molto importante della mia vita, di una parte di me che è quella che ha sofferto di più. È un brano autobiografico, viene da un’esperienza passata che però mi accompagna tutti i giorni con le sue evoluzioni. In questo sono stata molto fortunata, perché ho trovato un team, composto da Federico e Matteo, che per me hanno “ordinato” questi pensieri. Io di mio sono molto emotiva, molto istintiva, avevo una quantità incredibile di emozioni e loro sono stati grandiosi a metterle in fila».
Lo scorso 28 ottobre hai preso parte alle audizioni di via Asiago, a Roma. Come hai vissuto quel momento? Agitazione a parte, sei soddisfatta di come sei riuscita a eseguire la tua canzone?
«Ho provato un relax inaspettato. Ero molto nella mia dimensione, e mi ha aiutata tanto il pezzo, perché “Mattone” è proprio la mia dimensione massima in questo periodo: introspettiva, raccolta. È stato facile entrare in quella bolla, e una volta che entro lì, in quella bolla di introspezione, tutto quello che mi circonda e quello che devo fare diventa più semplice da gestire. Quindi sì, ero sorprendentemente serena e sono soddisfatta di com’è andata».
Hai composto questo brano insieme a Matteo Alieno e Federico Nardelli. Quando lo scorso anno ci eravamo sentiti per parlare de “La nostra malinconia”, mi avevi detto che eri piena di idee e note sul telefono, ma che ti sentivi orgogliosamente un’interprete e che non c’era fretta di firmare i tuoi pezzi. Come si è evoluta la cosa in questo ultimo anno?
«Dietro “Mattone” c’è un lavoro importantissimo, che viene proprio dal disco che arriva prima di questo brano.Nel frattempo ci siamo formati davvero come squadra: io, Matteo e Nardelli. Con il disco ci siamo proprio strutturati come squadra e “Mattone” è nato così: da mesi di lavoro insieme, da chiacchiere, racconti della mia vita, dalla mia esigenza di dire certe cose… e da Matteo che sa raccontarmi. Le canzoni sono arrivate in quel modo, molto naturalmente».
Per concludere, al di là del passaggio e della possibilità di giocarti la finalissima a dicembre, e quindi un posto al Teatro Ariston a febbraio, cosa speri di ottenere attraverso questa esperienza? Quale sarebbe per te la vittoria, ciò che di buono vorresti trarre da Sanremo Giovani?
«Sinceramente mi piacerebbe portarmi a casa l’inizio di una squadra di ascoltatori, di persone in cui posso rivedermi. Iniziare a trovare “le mie persone”. Mi piacerebbe che accadesse questo, e sono sicura che con il disco sarà ancora più chiaro a chi mi sto rivolgendo, le persone a cui vorrei parlare direttamente. Quindi sì, la mia vittoria sarebbe questa: trovare chi si riconosce nel mio mondo e costruire qualcosa insieme, nel tempo».