Sanremo Giovani 2025, conosciamo meglio Cainero – INTERVISTA

Cainero

A tu per tu con la giovane artista classe 1999 in gara a Sanremo Giovani, per parlare del brano “Nuntannamurà”. La nostra intervista a Cainero

Si intitola “Nuntannamurà” il brano con cui Cainero partecipa a Sanremo Giovani 2025. Per la cantautrice classe 1999, originaria di Terracina, si tratta di una tappa fondamentale all’interno di un percorso costruito negli anni con dedizione, studio e una forte identità emotiva. La sua voce calda e graffiata, capace di muoversi con naturalezza tra pop contemporaneo, influenze urban e sfumature soul, porta con sé un racconto personale fatto di ricerca interiore e sincerità.

La passione per la musica nasce in famiglia: da bambina Noemi Cainero scopre il canto come primo vero spazio di espressione e, nel tempo, trasforma quella scintilla in un obiettivo concreto. Dopo l’esperienza ad Amici nel 2018, che le permette di confrontarsi con le proprie fragilità, intraprende un percorso di crescita che la porta a collaborare con Adriano Pennino e ad approfondire canto, pianoforte e songwriting al Saint Louis College of Music di Roma. Vince Area Sanremo nel 2021, si esibisce al Deejay On Stage a Riccione e approda alle semifinali di Una Voce per San Marino nel 2023 e 2024, fino alla partecipazione al Concerto di Natale in Vaticano nel 2023.

Nuntannamurà“, pubblicato da Troppo Records e distribuito da Altafonte Italia, è la sintesi del suo mondo sonoro: una fusione di pop, urban e tocchi soul che valorizzano la sua interpretazione intensa e immediata. Con l’ingresso tra i protagonisti di Sanremo Giovani 2025, Cainero arriva all’appuntamento più importante della sua carriera con la maturità artistica raggiunta negli ultimi anni e la voglia di portare sul palco tutta la sua autenticità.

Sanremo Giovani 2025, conosciamo meglio Cainero: l’intervista

Manca sempre meno al debutto di Sanremo Giovani: come stai vivendo questa attesa, come la stai esorcizzando?

«Cerco sempre di pensare solo a divertirmi. Certo, c’è la tensione, c’è l’ansia, però questo è il nostro lavoro. Nel senso, dobbiamo combattere queste emozioni che a volte ci fanno anche sbagliare. È difficile trasformare l’ansia in adrenalina, questa è una frase che dicono tutti i cantanti, però noi ci lavoriamo sempre di più e spero che tutti i ragazzi come me si divertano in questa bellissima esperienza».

“Nuntanamura” è il brano che hai scelto per Sanremo Giovani: come è nata questa canzone e cosa rappresenta per te?

«È nata ad agosto, la mia bimba la chiamo così, perché c’è stata una collaborazione con Joe Romano. Lui è napoletano, io non sono napoletana e mi sono permessa di scrivere questo brano in onore di questa meravigliosa città a cui mi sta molto a cuore, grazie soprattutto alla mia famiglia, mia nonna principalmente. Loro mi hanno fatto ascoltare sempre, ma sempre, i brani napoletani da quando ho sette anni: io conosco tutti i classici napoletani, sono appassionata del dialetto e ho tanti amici napoletani. Volevo onorare questa passione verso questa città e mi sono fatta aiutare da Joe, perché da sola non me la sentivo. Eravamo partiti per scrivere un brano insieme, non avevamo pensato di scriverlo napoletano, ci è uscito così. Lui, essendo napoletano, ha detto: “Perché no? Tanto tu lo canti bene”. Io ammetto di cantarlo bene il napoletano».

In studio il pezzo ha preso una direzione pop-urban molto precisa: che lavoro avete fatto sugli arrangiamenti?

«Ho lavorato con Paride e Christian Lamberti e loro due hanno trasformato questo brano in un brano pop urban che stava benissimo. Non me l’aspettavo, credevo che questo brano si arrangiasse in un altro modo, l’avevo pensato in un altro modo. Invece loro gli hanno dato questa impronta urban pop un po’ scura, un po’ soul che a me piace tantissimo e con questa squadra siamo riusciti a unire le cose che piacciono a me e le cose che potrebbero piacere alle persone, dai più piccoli ai più grandi secondo me».

Lo scorso 28 ottobre ti sei esibita davanti alla commissione in via Asiago: come hai vissuto quel momento? Sei stata soddisfatta della tua performance?

«Avevo tanta, tanta ansia, proprio tanta. Avevo la voce che… non lo so… avevo un blocco dentro di me, lo sentivo. Dicevo: “Ma com’è possibile?”. Vedevo gli altri ragazzi tranquilli, rilassati, o magari lo mostravano solo, ma dentro provavano la stessa emozione. Io stavo proprio in panicata. La mia audizione non credevo fosse andata bene, sono uscita dicendo: non mi sono piaciuta. Sono molto autocritica soprattutto sulla voce, studiando canto e conoscendo come funziona tutto l’apparato mi ha dato fastidio. Mi tremava la voce, e questa cosa a me dà molto fastidio perché non mi succede mai, pochissime volte. Ero arrabbiata con i miei manager, loro si sono arrabbiati appresso a me: “Ma che dici? Sei andata benissimo, è una tua sensazione”. Gli altri non hanno percepito la mia ansia, mi hanno detto che sul palco ero andata bene. Anche i giudici l’hanno detto. Quindi… va bene, prendi e porta a casa».

La passione per la musica nasce in famiglia, ma quando hai capito che poteva diventare la tua strada?

«Prima di Amici avevo considerato la musica come semplicemente un hobby, una passione che avevo perché la mia famiglia me l’ha trasmessa. Un classico. Poi esco da Amici e ho detto: qui c’è qualcosa che devo migliorare, c’è qualcosa dentro di me che mi sta chiamando proprio come una vocazione. Non posso abbandonare la musica, non deve essere più un hobby, basta. Ho provato anche l’università, mediazioni linguistiche, perché mi piacevano le lingue, però c’era sempre questa cosa che mi chiamava, che si chiama musica. Mi continuava a dire: non è questa la tua strada. Poi ad un certo punto mi sono detta: basta, nella mia vita, come andrà andrà, voglio provare a vivere di musica, non riesco a fare altro».

Che ricordo hai oggi dell’esperienza ad “Amici”? In cosa ti è stata utile, concretamente?

«Amici mi ha fatto capire che ero immatura. Lì mi sono sentita piccola. A 18 anni non sapevo assolutamente cosa dovevo fare nella mia vita. Avevo tanta paura del mondo là fuori, che c’erano i leoni e io ero una gazzella. E in questo mondo o sei leone o sei gazzella, non c’è niente da fare.
In quel periodo ero gazzella e ho detto: devo migliorare queste cose. Mi sono messa lì a 18 anni: non devo fare più questo, non devo fare più quest’altro, devo migliorare questo. Mi sono criticata, ritorna sempre la mia autocritica. Da là è stata tutta una crescita».

Oggi quali sono i tuoi punti di forza e su cosa senti di dover lavorare ancora?

«Il mio punto di forza credo sia la voce. Non so usare l’autotune, non ne ho idea di come funziona, ho paura dell’autotune. Non posso dire che ho una brutta voce, sarebbe ingiusto, quindi dico che il mio punto di forza è la voce, che ho costruito nel tempo. Avevo un timbro particolare, si poteva riconoscere, però dovevo migliorare su una cosa: non esagerare. È un attimo che esageri e poi sei troppo. Ho imparato a contenermi, a contenere quei colori della voce che ognuno di noi ha. La cosa su cui devo migliorare ancora oggi credo sia il mio essere un po’ bambina. Devo capire che è il mondo dei grandi e che bisogna essere grandi. L’essere bambina lo devi utilizzare sì, ma nei giusti modi. Questo mondo qua… entri e devi essere già grande, non ti puoi permettere di essere ancora bambina. Ho 25 anni, sono molto legata al mio essere bambina, un po’ mi dispiace, però dall’altra parte è giusto che bisogna crescere».

Che rapporto hai con il Festival di Sanremo? Lo hai sempre seguito?

«Per me Sanremo è un rito familiare. Non esiste che io Sanremo non me lo possa vedere o non me lo possa vedere con la mia famiglia, è obbligatorio. È diventato un rito. I miei genitori sognano sempre di trovarmi lì, c’è quella malinconia e quel desiderio di vedere quel palco e dire: magari un giorno mia figlia andrà lì. È difficile vederlo, però allo stesso tempo è meraviglioso. Quando c’era Noemi a esibirsi, mio padre faceva: “No, sta qua!”. Ho scelto come nome d’arte Cainero perché c’era già Noemi, esisteva già, quindi abbiamo trovato questo compromesso.»

Per concludere, al di là del passaggio e dell’eventuale posto al Festival di febbraio, cosa speri di ottenere da Sanremo Giovani? Quale sarebbe per te la vera vittoria?

«La vittoria più grande è che possa piacere il mio brano. Io spero con tutto il cuore che il mio brano arrivi. Per me questa è la vittoria: conquistare il pubblico, le persone, dai bambini agli adulti.
È un percorso molto difficile: penso che Sanremo Giovani sia il percorso più difficile che un’artista possa fare. Area Sanremo è stato difficile, l’ho provato tantissime volte, almeno quattro o cinque dal 2018 ad oggi. Una volta sono riuscita, le altre non mi hanno mai preso. L’anno scorso sono entrata nei 46, poi dopo l’audizione non è andata bene. Quest’anno ho fatto quel passo in più, sono cresciuta e spero che Sanremo Giovani mi faccia crescere ancora di più, mi faccia fare nuovi passi avanti. La cosa più importante per un artista è la crescita: ogni anno metti una bandierina sulle cose, dici “ok, ci sono riuscita, l’ho fatto, vado avanti”».

Scritto da Nico Donvito
Parliamo di: ,