Sanremo Giovani 2025, conosciamo meglio Caro Wow – INTERVISTA
A tu per tu con la giovane artista classe 1999 in gara a Sanremo Giovani, per parlare del brano “Cupido”. La nostra intervista a Caro Wow
Classe 1999 e con un immaginario pop in technicolor fatto di ironia, fragilità e tonalità pastello, Caro Wow è una delle artiste in gara a Sanremo Giovani 2025 con il brano “Cupido”: un racconto generazionale che intreccia disastri sentimentali, cuori rotti e quel misto di malinconia e cinismo con cui molti ragazzi oggi affrontano le relazioni.
In attesa del secondo step televisivo, in onda il prossimo 9 dicembre su Rai 1, Caro Wow vive questo percorso con serenità, un entusiasmo contagioso e il desiderio di far conoscere sempre di più la sua musica e la sua personalità. L’abbiamo incontrata per parlare di emozioni, di “Cupido”, della sua generazione e dei sogni che l’accompagnano verso il palco più ambito della musica italiana.
Sanremo Giovani 2025, conosciamo meglio Caro Wow, l’intervista
Come stai vivendo questo momento che ti separa dal secondo step di Sanremo Giovani?
«Devo dire la verità, sono emozionata perché è un grande momento, una grande emozione, ma non mi sento agitata, mi sento veramente chill, cioè sono rilassata. Vado a fare una cosa che mi diverte, che mi piace, la mia cosa preferita, e quindi mi sto solo divertendo tantissimo».
“Cupido” è il titolo del brano che hai scelto con il tuo team. Come è nato e cosa significa per te?
«È un brano nato un po’ di tempo fa ed è uno dei miei preferiti da sempre, perché parla di un tema importantissimo: la difficoltà della nostra generazione di creare legami sentimentali profondi e duraturi. Abbiamo tante ansie, tante preoccupazioni, percepiamo tutto come instabile. È un tema che sento molto su di me e mi è piaciuto parlarne in modo scherzoso, come faccio sempre».
Secondo te i social o la reperibilità continua hanno influenzato le relazioni sentimentali?
«Non posso dirlo con certezza perché non ci ho mai pensato a fondo, però sicuramente questa reperibilità costante è dannosa per noi e per le relazioni. L’avanzamento della tecnologia e i nuovi modi di comunicare, secondo me, un po’ hanno influenzato questo sentimento».
Cosa provi mentre canti “Cupido”? Quali emozioni scalpitano dentro di te?
«Mi diverto moltissimo, è proprio un pezzo che mi diverte. Sono tranquillissima, serena. Di solito mi rivolgo a qualcuno quando canto le strofe; nello special, invece, parlo a tutti perché dice cose che valgono un po’ per tutti. Siamo la generazione nata già con l’ansia, e mi piace dirlo a tutti quando lo canto. Ma in generale mi diverto solo moltissimo».
Ti è mai capitato, come ascoltatrice, di sentirti così dentro un brano da pensare: “Sta parlando di me”?
«Assolutamente. Ogni volta che sento un brano e penso che stia parlando di me, io scrivo all’artista. Anche se non mi risponde, gli mando un messaggio e gli dico grazie. Mi è capitato un annetto fa con Venerus, quando ho sentito “Ogni pensiero vola”. Gli ho proprio scritto: bro, grazie, perché stai parlando di me. Quel brano mi ha fatto pensare tantissimo».
Dal punto di vista delle sonorità, come avete lavorato in studio per costruire “Cupido”?
«Ho lavorato con Simo, il mio produttore, e con Viviana Colombo, un’artista e autrice bravissima. Con loro mi trovo benissimo, siamo un team incredibile. Partiamo sempre dalle sonorità, dalla musica. Ci ispiriamo a PinkPantheress, a Mura Masa, prendiamo reference internazionali e le rielaboriamo a modo nostro».
Hai ascoltato i brani dei tuoi colleghi? Qualcuno ti ha colpito particolarmente?
«Nella mia puntata c’era Petit, che ha un pezzo bellissimo che ho continuato a cantare per una settimana. C’era Welo, che ha un bellissimo pezzo. Cmqmartina mi piace molto. Devo dire che sono tutti bravi, bravissimi. Poi ci sono pezzi che mi piacciono più o meno, ma sono tutti super validi».
Che rapporto hai con il Festival di Sanremo? Lo hai sempre seguito o ti sei avvicinata più tardi?
«L’ho sempre abbastanza seguito. La musica è sempre girata in qualche modo nella mia vita, tutta la mia famiglia è interessata alla musica. Lo guardavamo con la mamma. Lei è molto contenta. Sanremo è un grande sogno: anche solo pensare di avvicinarsi a quel palco è bellissimo. Ma anche solo essere arrivata fin qui per me è come avere vinto».
Qual è il primo ricordo di Sanremo che ti viene in mente?
«“Ti regalerò una rosa” di Cristicchi. Non so perché mi viene sempre in mente quello. Avevo otto anni, ma lo ricordo come un pezzo incredibile. Mi aveva ispirato così tanto che avevo scritto una poesia ispirandomi al testo».
Per concludere, al di là del risultato, cosa speri di portare a casa da questa esperienza a Sanremo Giovani?
«Mi piacerebbe avere una vetrina più grande per far conoscere la mia musica e la mia personalità. Mi piacerebbe riuscire a trasmettere come sono io e com’è la mia musica. Ho ricevuto feedback bellissimi da persone che hanno capito cosa voglio dire e rappresentare. Sono già entusiasta di come sta andando e spero continui così».