Sanremo Giovani 2025, conosciamo meglio Eyeline – INTERVISTA

Eyeline

A tu per tu con il giovane artista di Rapallo in gara a Sanremo Giovani, per parlare del brano “Finché dura””. La nostra intervista a Eyeline

La giovane cantautrice Elena Passalacqua, in arte Eyeline, dopo aver debuttato quest’anno con i brani “Castello di carte” e “Rose nere”, sarà tra i protagonistidi Sanremo Giovani 2025 con il brano “Finché dura”.. Energia fresca, scrittura personale e uno stile che unisce leggerezza e consapevolezza fanno di lei un personaggio interessante. Ecco cosa ci ha raccontato.

Sanremo Giovani 2025, conosciamo meglio Eyeline, l’intervista

Manca poco al debutto: come stai vivendo questa attesa?

«In realtà la sto vivendo benissimo, perché per me è un grandissimo trampolino di lancio, un grandissimo inizio. È qualcosa che mi dà tanta energia. Certo, un po’ d’ansia c’è, come per tutti i concorrenti: ci teniamo, speriamo di andare il più avanti possibile. Per me è un modo anche per avere tanta visibilità, quindi sono super carica, mi sto impegnando al massimo e non vedo l’ora di esibirmi su quel palco».

“Finché dura” è il titolo della canzone che porterai a Sanremo Giovani. Come è nata e cosa rappresenta per te?

«È nata da un tema universale: quando in una storia d’amore non c’è più comunicabilità. A volte ci si chiede cosa si sia perso l’altra persona, cosa avrebbe avuto se fosse rimasta con noi. È così che abbiamo iniziato a lavorare al brano. Io però amo raccontare tematiche negative con un sorriso, con musica che faccia divertire: anche gli altri miei due brani su Spotify sono così. Il filo conduttore è lasciare sempre un messaggio positivo, un retrogusto luminoso nonostante tutto».

Il 28 ottobre hai affrontato le audizioni di via Asiago: come le hai vissute? Sei soddisfatta della tua performance?

«Sì, assolutamente. È stata una nuova esperienza e lì sì che c’era tanta ansia: portare dal vivo qualcosa nato prima in video mi metteva agitazione. Mi sono detta “vai, sei super carica”, ma mentre cantavo ho realizzato davvero dove fossi. È stato uno shock positivo: un passo enorme per il mio percorso, iniziato solo un anno fa con il mio team».

Sei giovanissima e ti sei avvicinata alla musica molto presto. Com’è iniziato tutto?

«Ho iniziato con la danza, poi verso i 13 anni mi sono spostata sul canto. Il Covid ha cambiato tutto: è stato un periodo terribile, fermo, buio. Mi sono chiesta cosa mi mancasse davvero e la risposta era la musica. Mi mancavano i live, stare con le persone. Scrivevo, studiavo, mi esercitavo, ma non era lo stesso. È lì che ho capito che questa era la mia strada».

In questi giorni starai ricevendo molti consigli. Quali sono quelli che ti stanno aiutando di più? Arianna Rozzo, con cui hai collaborato e che ha partecipato a Sanremo giovani lo scorso anno, cosa ti ha trasmesso?

«Arianna è stata fondamentale, soprattutto per la scrittura. Ho iniziato a scrivere solo quattro anni fa, e avere accanto una persona così creativa, determinata e professionale è stato prezioso. Siamo molto simili: ci piace lavorare sodo. In generale i consigli sono tanti, ma il più importante è non fermarsi mai. Concentrarsi sull’obiettivo ma preparare già le “cartucce” per dopo. In questo mondo devi essere sempre un passo avanti».

Il tuo nome d’arte, Eyeline, ha una storia curiosa. Com’è nato?

«È nato in modo divertentissimo. Eravamo al sushi: io, mia sorella e un’amica di mia sorella, Caterina. Cercavo un nome d’arte e lei mi disse: “La cosa che risalta di più in te sono gli occhi e come ti trucchi. Metti sempre l’eyeliner”. Da lì abbiamo giocato con le parole ed è nato Eyeline. Mi rappresenta, ha dentro consonanti e vocali del mio nome. In realtà non l’ho inventato io: l’ha inventato lei (ride, ndr)».

Che rapporto hai con il Festival di Sanremo? Lo hai sempre seguito oppure, come molti tuoi coetanei, ti sei avvicinata più nell’ultimo periodo?

«Da sempre. In famiglia era una routine: tutte le sere davanti alla TV. Da piccola guardavo e rivedevo tutto su RaiPlay. In realtà ho iniziato a cantare proprio con le canzoni di Sanremo: avevo 12 anni, era il 2014. Mio padre inizialmente mi disse che avevo una voce fastidiosa (ride), poi però mi suggerì di prendere lezioni di canto. Da lì è iniziato tutto».

Per concludere: al di là della finale e dell’eventuale passaggio all’Ariston, cosa speri di ottenere da questa esperienza? Quale sarebbe la tua “vittoria”?

«Spero di andare il più avanti possibile, ma soprattutto di avere visibilità, di cantare tanto e portare un messaggio. Essere in una vetrina così grande sarebbe importantissimo. Voglio giocarmela senza risparmiarmi e vivere una grandissima esperienza. Questo sarebbe già una vittoria».

Scritto da Nico Donvito
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