Sanremo Giovani 2025, conosciamo meglio La Messa – INTERVISTA

La Messa

A tu per tu con la giovane artista torinese in gara a Sanremo Giovani 2025, per parlare del brano “Maria”. La nostra intervista a La Messa

Tra i ventiquattro semifinalisti di Sanremo Giovani 2025, spicca il nome di Serena Mastrulli, alias La Messa, in gara con il brano “Maria”, prodotto dai Room9. La cantautrice e musicista torinese porta avanti dal 2019 un progetto in cui la canzone italiana dialoga con l’elettronica e con atmosfere urban, prodotto dal fidato Marco Zamuner.

Il nome “La Messa” non è un vezzo: è un’idea di musica come rito condiviso, un momento quasi sacro in cui l’emozione prende corpo soprattutto dal vivo. Di seguito, l’intervista completa per conoscere meglio progetto, visione e aspettative in vista del debutto televisivo di Sanremo Giovani.

Sanremo Giovani 2025, conosciamo meglio La Messa, l’intervista

Come stai esorcizzando l’attesa che ti separa dall’appuntamento di Sanremo Giovani?

«Un po’ di ansietta c’è, ovviamente, perché è un palco importante. Però sto cercando il più possibile di vivermela serenamente, provando tanto in studio per essere sempre più in confidenza con quello che dovrò fare. Cerco di divertirmi il più possibile, ecco».

“Maria” è il titolo della canzone che, tu con il tuo team, avete scelto di proporre alla commissione. Com’è naao e cosa rappresenta per te?

«Questa canzone è un po’ il tentativo di unire la canzone popolare, con la sua struttura più classica, a un suono molto più dance. È un pezzo tech house con una top line molto popolare. Abbiamo provato ad andare in quella direzione, giocando con leggerezza e divertimento in studio. Non avevamo l’idea di proporlo a Sanremo, poi si è presentata l’occasione e ci siamo detti: perché no?
Il testo racconta una storia d’amore che ci siamo immaginati negli anni ’60-’70. Abbiamo scelto un lessico un po’ vintage, evitando termini troppo moderni, e ci piaceva mettere in contrasto questo linguaggio con una base più attuale».

Il progetto La Messa nasce nel 2019 insieme al producer Marco Zamuner, con l’intento di unire la canzone pop alla produzione elettronica. Com’è stata l’evoluzione in questi anni?

«All’inizio non avevamo un obiettivo preciso, volevamo unire i nostri due mondi: il suo, più dance, e il mio, più cantautorale. I primi anni sono stati di sperimentazione, forse con un suono più indie. Poi, grazie alla collaborazione con Time Records, abbiamo deciso di spingere di più sulla parte dance. All’inizio era più timida, ora invece è diventata la nostra identità».

Hai pubblicato diversi singoli, l’ultimo in ordine di tempo è “Musica vera”, che si avvale della presenza di Tormento. Com’è nata questa collaborazione e cosa pensi di aver imparato da lui?

«Avevamo un contatto in comune e abbiamo deciso di provare a proporgliela. È stato subito entusiasta e si è incastrato perfettamente, anche in un contesto un po’ lontano dal suo.
Lavorare con lui è stato un grande insegnamento: vederlo all’opera è stato illuminante. Oltre al talento e alla professionalità, colpiscono la sua energia e la facilità con cui affronta le cose. Ti contagia con il suo entusiasmo».

Lo scorso anno Tormento ha partecipato al Festival con Shablo, Guè e Joshua. Ti ha dato qualche consiglio in vista di Sanremo Giovani?

«Sì, ne abbiamo parlato proprio qualche giorno fa. Mi ha detto che servirebbe sempre un Guè che prima di salire sul palco butta tutto in caciara! (ride, ndr). Il senso era di provare, per quanto difficile, ad allentare la tensione e mantenere quella leggerezza che sarebbe un peccato non trasmettere sul palco».

Sei molto giovane: che rapporto hai con il Festival di Sanremo? Lo hai sempre seguito o ti sei avvicinata, come molti tuoi coetanei, di più negli ultimi anni?

«Da piccola lo guardavo con i miei genitori, poi c’è stata la fase adolescenziale un po’ ribelle, in cui mi sono allontanata. Negli ultimi anni però l’ho ripreso a seguire, con le classiche cene e i gruppi di ascolto tra amici. Credo che negli ultimi tempi Sanremo sia molto più aperto: se me l’avessi chiesto otto anni fa ti avrei detto di no, ma oggi sì. C’è spazio per la musica dance, quindi penso che si possa fare tranquillamente».

Qual è il primo ricordo che ti viene in mente del Festival? Una canzone o un’artista a cui sei particolarmente legata?

«Ricordo chiaramente Simone Cristicchi con “Ti regalerò una rosa”, era il 2007. Ero piccola, forse troppo per capire davvero il testo, ma l’ho percepita come una canzone importante, con un’urgenza forte. Mi è rimasta impressa anche l’immagine di lui sulla sedia: da bambina guardi quella scena e ti resta dentro».

Per concludere, al di là del passaggio e della possibilità di arrivare all’Ariston, cosa speri di ottenere da questa esperienza? Quale sarebbe per te la vittoria?

«Dal punto di vista personale, vorrei spostare un po’ più avanti i miei limiti. Spesso pensiamo di non riuscire a fare qualcosa, poi la facciamo e ci rendiamo conto delle nostre possibilità solo dopo. Per il progetto La Messa, invece, l’obiettivo è ampliare la nostra platea. Veniamo da un ambiente più underground, legato ai club, e Sanremo Giovani è l’occasione per raggiungere un pubblico più ampio e far conoscere la nostra musica».

Scritto da Nico Donvito
Parliamo di: ,