Sanremo Giovani 2025, conosciamo meglio Lea Gavino – INTERVISTA

Lea Gavino

A tu per tu con la giovane artista classe 1999 in gara a Sanremo Giovani, per parlare del brano “Amico lontano”. La nostra intervista a Lea Gavino

Con una voce raffinata e una scrittura profondamente intima, Lea Gavino approda a Sanremo Giovani 2025 con il brano “Amico lontano”, accompagnato dal videoclip ufficiale diretto da Francesco Coppola. Dopo aver conquistato pubblico e critica con i due singoli d’esordio “Mondo Fiorito” e “Figli”, la giovane cantautrice, già nota per i suoi ruoli nella serie “Skam Italia” “e in diverse produzioni cinematografiche, compie un passo importante nel suo percorso artistico, scegliendo di raccontarsi attraverso la musica.

Partendo dal pianoforte, suo strumento d’origine, Lea trasforma le proprie esperienze e fragilità in canzoni sincere, capaci di alternare dolcezza e introspezione. “Amico lontano”, scritto e composto insieme a Valerio Smordoni, rappresenta forse il suo lato più autentico e personale: un brano nato per caso, ma che racchiude tutto il desiderio di comunicare, di colmare le distanze e di ritrovare sé stessa nel dialogo mancato con qualcuno che non c’è più. Dopo aver dato volto alle emozioni degli altri sullo schermo, Lea Gavino sceglie ora di mettersi in gioco in prima persona, portando sul palco di Sanremo Giovani un mondo sonoro delicato, poetico e coraggioso.

Sanremo Giovani 2025, conosciamo meglio Lea Gavino, l’intervista

Manca poco al debutto televisivo di Sanremo Giovani: come stai esorcizzando l’attesa che ti separa da questo evento?

«C’è molta ansia, ma è un’ansia positiva. Sono davvero sorpresa di essere arrivata fin qui e molto contenta di avere l’opportunità di condividere questo brano con i giudici e con chi guarderà il programma. È l’ansia di voler dare il meglio, di essere all’altezza di un momento così importante».

“Amico lontano” è il brano che hai scelto di proporre a Sanremo Giovani: com’è nato e cosa rappresenta per te?

«È nato quasi un anno fa, in un pomeriggio in cui dovevo andare a fare la denuncia per la scomparsa della mia patente, ma non ne avevo proprio voglia. Per rimandare, mi sono messa al pianoforte e ho iniziato a scrivere. Poi, mentre aspettavo in sala d’attesa, continuavo a scrivere con le cuffie nelle orecchie. È stato tutto molto spontaneo e assurdo: ho fatto la denuncia, poi ho ritrovato la patente quattro mesi dopo, ma di quella denuncia non c’era traccia! Una storia surreale, ma la canzone è rimasta, ed è la parte più bella».

A livello narrativo, cosa aggiunge il videoclip diretto da Francesco Coppola?

«Francesco ha una sensibilità poetica rara. Avevamo già lavorato insieme, ma questa volta ci siamo chiesti come rendere universale il messaggio del pezzo. Ognuno, ascoltandolo, ritrova il proprio “amico lontano”. Abbiamo pensato a una figura che unisse tenerezza e malinconia, e da lì è nata l’idea della balera, del valzer. Girare lì è stato magico: i signori che ballavano erano entusiasti, sembrava di vivere un piccolo sogno collettivo».

Hai pubblicato da poco i tuoi due singoli d’esordio, “Mondo fiorito” e “Figli”: cosa raccontano?
«Li ho fatti uscire insieme perché parlano entrambi di amore, ma con linguaggi diversi. “Mondo fiorito” è più pop e parla di un amore verso una persona passeggera, mentre “Figli” è dedicato a mio fratello, con sonorità più leggere. Mi piace che siano prodotti da due persone diverse, Valerio Smordoni e Golden Years, ma che insieme raccontino due lati coerenti di me».

Sei nota anche per la tua attività di attrice. È nata prima la recitazione o la musica?

«La musica è arrivata prima, ma come lavoro la recitazione. Suono il pianoforte da quando ero piccolissima e scrivo da sempre. Però ho iniziato a recitare prima di avere la maturità per raccontarmi davvero, quindi la recitazione mi ha aiutata a parlare di altri, finché non ho trovato il coraggio di parlare di me.»

Quali artisti hanno influenzato la tua crescita musicale?

«Lucio Battisti e Mogol, che ascoltavo tantissimo nei viaggi in macchina con i miei genitori. Poi i Beatles, Joni Mitchell, Bob Dylan, De Gregori e Dalla. Credo che quelle siano le fasi in cui si diventa, per così dire, “pongo musicale”: si assorbe tutto».

Che rapporto hai con il Festival di Sanremo? Lo segui da sempre o, come molti tuoi coetanei, ti sei avvicinata più di recente?

«Lo seguivo già, ma credo che mi abbia coinvolta di più negli ultimi anni. Negli ultimi anni è tornato un evento condiviso: le serate con gli amici, il commentare insieme, il vivere la musica come festa. E poi mi piace anche recuperare le vecchie esibizioni, quelle che hanno fatto la storia».

Per concludere, al di là del risultato, cosa speri di ottenere da questa esperienza? Qual è per te la vera vittoria?

«Già essere qui è una vittoria. “Amico lontano” non è nato per una competizione, quindi sono felice che sia stato compreso. È un pezzo libero, sincero, e il fatto che sia arrivato fin qui per me è già tanto. Poi, ovviamente, conoscere altri artisti della mia età, condividere la passione per la musica e vivere quest’esperienza insieme: questa è la parte più bella. Siamo tutti nella stessa barca, e questo mi fa sentire parte di qualcosa».

Scritto da Nico Donvito
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