Sanremo Giovani 2025, conosciamo meglio Principe – INTERVISTA

Principe

A tu per tu con il giovane artista classe 2004 in gara a Sanremo Giovani, per parlare del brano “Mon Amour”. La nostra intervista a Principe

Sanremo Giovani 2025 accoglie tra i suoi ventiquattro protagonisti Eugenio Bovina, in arte Principe, artista classe 2004 originario di Sant’Agata Bolognese, che porta in gara il brano “Mon amour”, disponibile su tutte le piattaforme digitali. Con il suo pop uptempo fresco e immediato, il giovane artista arriva sul palco con l’idea di trasformare la quotidianità in energia, cantando una “normalità straordinaria” che diventa forza e identità.

Mon amour” è un pezzo che vibra sin dal primo ascolto: chitarre energiche, batterie ritmate, un’onda di adrenalina che invita a lasciarsi andare anche quando la vita è complicata. Una canzone che nasce per far ballare, sorridere e, come racconta lo stesso artista, far dimenticare per un attimo “tutte le rotture della vita”, senza rinunciare a quel tocco di verità sentimentale che la rende una dedica personale ma al tempo stesso universale.

Con questo pezzo, Principe consolida un percorso che affonda le radici nella campagna bolognese, nelle influenze dei grandi cantautori pop degli anni Novanta e Duemila e in una scrittura istintiva, spontanea, nata per capire sé stesso e per far sentire meno soli gli altri. Sanremo Giovani diventa così il luogo ideale per mostrare chi è: un ragazzo che racconta la vita con leggerezza, ritmo e autenticità. Ecco cosa ci ha raccontato.

Sanremo Giovani 2025, conosciamo meglio Principe, l’intervista

Manca poco al debutto televisivo di Sanremo Giovani. Come stai vivendo questo momento che ti separa dalla prima esibizione?

«Allora, intanto sto ancora metabolizzando, ok? Perché io ricevo un po’ a capire le cose, ma soprattutto questa che è una cosa molto bella. Infatti sto metabolizzando e sto cercando in realtà di godermela il più possibile, perché penso sia un’esperienza unica e non ha senso non essere felici e gioiosi. Quindi sto cercando di godermela al massimo e di vivere questa cosa qua».

Un piccolo paragone possiamo farlo con le audizioni del 28 ottobre in via Asiago. Come sono andate? Come le hai vissute?

«Ovviamente toste, perché è una cosa a cui io tengo tantissimo. L’ansietta – sinonimo di tenerci – c’è sempre. Però quando ero lì sul palco mi sono detto: “Amo fare questa cosa qua, divertiamoci e facciamo divertire”. È andata. Però appena finito il provino ho preso di un male… è difficile essere presi bene, perché non sai cosa può succedere. Infatti sono stato moggio tutto il tempo finché il giorno dopo è arrivata la notizia positiva. E siamo qui»

“Mon amour” è il titolo del brano che avete scelto di presentare alla commissione. Come è nato e cosa rappresenta per te?

«”Mon amour” è nato in maniera totalmente spontanea. Ero in cameretta: l’ho scritto a chitarra e voce, proprio in dieci minuti. Appena finita, l’ho registrata e mandata al mio produttore: impazzisce e mi dice che secondo lui era forte. Siamo andati in studio subito, l’abbiamo fatta e poi eccola qui».

C’erano altri brani in ballottaggio?

«Sì, tre. C’erano tre brani che mi piacevano molto, ma questa, per il messaggio che volevo portare e per quello che volevo portare sul palco, era la più azzeccata.»

Pensi che “Mon amour” rappresenti pienamente il tuo mondo musicale o solo in parte?

«È proprio un biglietto da visita. Perché reputo che io, come tutti, siamo fatti di mille sfaccettature. Non c’è solo bianco e nero. Questo è un “eccomi, sono questo”, però ovviamente c’è tanto altro. Tra le tre canzoni ce n’era una tristissima e abbiamo scelto quella un po’ più allegra».

Dal punto di vista musicale, che tipo di lavoro c’è stato sul sound?

«È da tanti mesi che stiamo lavorando per cercare una direzione in cui mi sento rispecchiato al 100%. E sono contento perché l’abbiamo trovata. Davvero tanti brani in cantiere: sto trovando la mia via. “Mon amour” la sento molto mia e sono davvero contento di poterla cantare sul palco di Sanremo Giovani».

Quali stati d’animo provi quando canti questo pezzo?

«Divertimento, assolutamente. Tanta adrenalina. E una punta di nostalgia, soprattutto nello special. Perché il brano è dedicato a una ragazza: mi è andata male, proprio male. E quindi mi riporta anche a quella cosa lì. La nostalgia mi accompagna sempre. Però principalmente adrenalina: quando lo performo live mi diverto».

Come nasce il tuo nome d’arte, Principe?

«Ero in quarta superiore: dovevo trovare un nome d’arte per pubblicare la mia prima canzone. Nome e cognome… non lo so, non mi sapeva d’artista. Pensavo a un nome, e mi è venuto Principe. Mi piaceva il suono. Passano dei mesi, arrivano le vacanze estive e la prof di letteratura ci assegna “Il Principe” di Machiavelli. Lì ho capito che era destino che adottassi questo pseudonimo».

Sei giovanissimo, classe 2004. Che rapporto hai con Sanremo?

«L’ho sempre seguito, è tradizione familiare. Da quando ero piccolo, in TV c’era Sanremo. Non nego che è un mio sogno. Essere tra questi 24 per me è una cosa troppo bella».

Tu sei di Sant’Agata Bolognese, lo stesso paese della prima vincitrice del Festival, Nilla Pizzi. Cosa rappresenta per te questa coincidenza?

«Fa ridere, perché lei abitava nella mia stessa via. Penso che a Sant’Agata si respiri ancora il mito. È un paesino piccolo: queste cose rimangono. Mi piace portare avanti quella tradizione».

Ti senti legato alla tua terra anche musicalmente?

«Tantissimo. Ho avuto un’infanzia felice e sono legatissimo al paesino, alla vita in campagna. Ho provato a vivere a Milano per sei mesi, ma non fa per me. Lì non avevo tempo per pensare. In campagna invece sì. Finché posso, resto lì».

A livello di Festival, hai un’esibizione o una canzone del cuore?

«Due: “Nel blu dipinto di blu” di Modugno e Vasco che canta “Vado al massimo”. Due esibizioni iconiche.»

Per concludere: al di là della finale e dell’eventuale Ariston, cosa sarebbe per te una vittoria?

«La gente. In questi giorni sto ricevendo un affetto indescrivibile. Mi arrivano video, storie, persone che cantano la mia canzone e fanno cover. È stupendo. Quando vedo qualcuno con la chitarra cantare “Monamour”, per me vale tutto. Questa è già una vittoria enorme».

Scritto da Nico Donvito
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