giovedì 21 Novembre 2024

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Sanremo Giovani, conosciamo meglio i La Rua – INTERVISTA

A tu per tu con la band marchigiana, in gara tra i ventiquattro finalisti con “Alla mia età si vola”

Sono carichi i La Rua, poche ore prima di calcare il palco di Sanremo Giovani con la loro canzone “Alla mia età si vola”, manifesto di consapevolezza e di un’identità artistica maturata in dieci anni di carriera. Dal 2009 ad oggi, il gruppo ha consolidato la propria forza live, fino ad arrivare a sfiorare la nota kermesse canora per due volte. A pochi mesi dall’incontro avvenuto in occasione del lancio dell’EP Nessuno segna da solo, abbiamo raggiunto telefonicamente la band, come sempre rappresentata dalla voce di Daniele Incicco.

Ciao ragazzi, partiamo da “Alla mia età si vola”, brano con cui parteciperete alla finalissima di Sanremo Giovani, com’è nato e cosa rappresenta per voi?

«È un brano scritto insieme a Dario Faini, all’interno abbiamo cercato di mettere un messaggio molto forte, incentrato sul riuscire ad affrontare il futuro in maniera diversa, una presa di coscienza delle nostre volontà e della nostra età, non bisogna adagiarsi o abituarsi a quel poco che abbiamo, ma andare alla scoperta di nuovi stimoli. Dal punto di vista musicale abbiamo cercato di rispettare quello che siamo stati, far riferimento sempre al nostro new folk, strizzando l’occhio alla modernità, dai synth alle atmosfere elettroniche che possiamo ascoltare nella stragrande maggioranza delle canzoni internazionali. Abbiamo cercato di realizzare un giusto mix che potesse rappresentare al meglio la forma live perché, in fondo, è ciò che realmente ci interessa. Un processo arrivato in maniera molto naturale, senza alcuna progettazione particolare».

C’è una frase chiave che rappresenta al meglio il brano?

«Ce ne sono diverse, da “L’importante è non fermarsi più” alla stessa “Alla mia età si vola sopra i tetti sotto le lenzuola”, che fa capire a pieno cosa siamo in grado di fare, possiamo sognare e possiamo amare, ci troviamo nel pieno della nostra progettazione del futuro».

A livello musicale, invece, credete che questo brano rappresenti al meglio la vostra identità?

«Assolutamente sì, ma stiamo facendo nuove sperimentazioni e nel prossimo futuro percorreremo altri viaggi musicali, anche perché non ci piace restare troppo fedeli a determinate sonorità, la consideriamo una non ricerca. In questo brano abbiamo cercato di mettere entrambe le cose, restare fedeli a ciò che siamo stati e guardare al futuro: da adesso in poi sperimenteremo sempre di più».

Per accompagnare il pezzo avete realizzato una clip in cui ci siete voi, la natura e il pubblico durante le riprese di un vostro concerto, a sottolineare l’importanza della dimensione live. Cosa avete voluto trasmettere attraverso quelle immagini?

«Abbiamo semplicemente voluto far vedere quello che siamo, una band che suona da 10 anni insieme, mostrando tutti i nostri strumenti e la nostra amata dimensione live, la forma che più ci rappresenta, in quel caso le immagini del concerto di Ascoli Piceno che ha concluso la nostra tournée. Un modo come un altro per far capire la nostra finalizzazione con le persone, perché il nostro obiettivo primario è quello di allargare il più possibile il nostro pubblico. A breve uscirà il video ufficiale che sarà completamente diverso, ci siamo affidati ad un’idea folle che speriamo possa piacere».

https://www.youtube.com/watch?v=q-tfxzf4_fo

Cosa aggiunge “Alla mia età si vola” in più rispetto a quello che avete già raccontato all’interno del vostro ultimo EP “Nessuno segna da solo”?

«Aggiunge quella parte che mancava, ovvero quel tocco autorale un pochino più forte, viviamo in una società in cui la religione ha lasciato il posto al commercio e al denaro. Dovremmo svegliarci e renderci conto che le cose sono cambiate, che sono altri gli aspetti a muovere il mondo, una presa di posizione netta che mette in risalto il brano rispetto ad altre canzoni un filino più leggere».

“Tutta la vita questa vita” e “Sull’orlo di una crisi d’amore” sono i due pezzi con cui avevate già provato a partecipare al Festival e, insomma, non c’è due senza tre. Nel corso della nostra precedente chiacchierata mi avete detto che il vostro motto è “Insistere, resistere e persistere”. Un mantra che vi ha portato bene?

«Assolutamente sì (sorridono, ndr), indipendentemente dai “non successi”, così ci piace chiamarli, abbiamo sempre continuato a portare avanti con forza la nostra musica. L’istante dopo una notizia “negativa” è arrivato sempre l’annuncio di un tour o di un nuovo progetto discografico, diciamo che la nostra vita artistica è fuori da queste logiche televisive, anche se rappresentano un’ottima occasione per interfacciarsi con più persone ed allargare il proprio pubblico, un’opportunità che cerchiamo di sfruttare al meglio. A prescindere da come andrà, così come successo per tutte le altre volte, abbiamo già altri progetti che annunceremo nei prossimi giorni, Perché la nostra vita e sul palco, indipendentemente dalla tv».

ll regolamento di quest’anno prevede per la prima volta, in caso di vittoria, la possibilità di calcare il palco dell’Ariston il prossimo febbraio. Qual è stato il vostro ragionamento sulla scelta del brano da portare a Sanremo Giovani e su quello da lasciare nel cassetto nell’eventualità di un vostro passaggio?

«Guarda, in realtà avevamo pronti diversi brani, perché già c’è in produzione il terzo disco. Quello che abbiamo cercato di fare è scegliere due pezzi con messaggi molto forti, entrambi molto importanti, due immaginari solidi che rappresentano al meglio il progetto La Rua. Le uniche domande che ci siamo posti sono: questi brani rappresentano quello che siamo? Sono in linea con ciò che cerchiamo di comunicare da tempo? La risposta in entrambi i casi è stata “sì”, crediamo in queste canzoni, c’è da capire solo come andrà».

Come valutate le scelte della commissione e il cast di questo Sanremo Giovani?

«Ti stupiremo, ma quest’anno non abbiamo volutamente ascoltato i brani, soprattutto Daniele (voce del gruppo, ndr), proprio per vivere la gara con uno spirito diverso, senza lasciarsi andare alle solite logiche. È una scelta dettata dalla voglia di vivere la gara in modo diverso, come se fosse un concerto, con la libertà e la leggerezza di esibire il nostro brano senza pensare ad altro».

La Rua

Al di là della vittoria e della conseguente possibilità di calcare il palco dell’Ariston, quale sarebbe per voi il riconoscimento più importante?

«Sarebbe per noi un bel riconoscimento, il coronamento di dieci fantastici anni di carriera, celebrati per una volta con una vittoria, perché in tutto questo tempo abbiamo lavorato davvero moltissimo, non ci siamo mai fermati. In tutto quello che abbiamo fatto siamo sempre arrivati in semifinale, per una volta sarebbe bello avere la possibilità di giocarsi l’ultimo match, anche se in realtà l’obiettivo per noi più importante è l’incremento dei concerti e l’aumento della produzione delle canzoni, il festival potrebbe darci una mano in tal senso».

Per concludere ragazzi, c’è qualcosa che vorreste aggiungere e che non abbiamo detto?

«Si, che ci sarà il televoto (ridono, ndr) e chi ci vorrà sostenere avrà la possibilità di farlo, a differenza di due anni fa. Rispetteremo qualsiasi sia la scelta del pubblico da casa certi che, comunque vada, continueremo ad insistere, resistere e persistere».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.