venerdì 10 Gennaio 2025

ULTIMI ARTICOLI

SUGGERITI

“Sanremo Story”, il rapporto tra il Festival e la Chiesa

Sanremo Story: la rubrica che ripercorre le tappe fondamentali del Festival della canzone italiana, attraverso aneddoti e approfondimenti. A cura di Nico Donvito

Per molti il Festival di Sanremo è quell’evento televisivo che catalizza davanti allo schermo per una settimana all’anno, uno spettacolo colorato, uno psicodramma tragicomico collettivo, un carrozzone fiorito stracolmo di cantanti, presentatori e vallette. Negli anni, ne abbiamo lette e sentite parecchie di definizioni, tutte profondamente vere, ma nessuna realmente corretta.

Per dare una risposta allo slogan “Perché Sanremo è Sanremo”, è necessario riscoprire la storia di questo grande contenitore che nel tempo si è evoluto, ma senza perdere il proprio spirito. La verità è che il Festival è un vero e proprio fenomeno di costume, la favola musicale più bella di sempre, lo specchio canterino del nostro Paese. Con la sua liturgia, la kermesse non è mai riuscita a mettere d’accordo ammiratori e detrattori, forse in questo alberga la vera fonte del suo duraturo consenso. La rubrica “Sanremo Story” si pone l’obiettivo di raccontare tutto questo e molto altro ancora.

“Sanremo Story”, il rapporto tra il Festival e la Chiesa

Una delle dimostrazioni lampanti della potenza mediatica del Festival consiste nell’attenzione che i sacerdoti e gli uomini di fede hanno sempre riservato alla rassegna canora. Essendo Sanremo uno degli appuntamenti più importanti della vita sociale del nostro Paese, la Chiesa cattolica è spesso intervenuta nelle vicende della manifestazione, interferendo su numerose questioni, tra appelli motivati e critiche fini e sé stesse.

Molti i richiami da parte delle autorità religiose, a partire da quello rivolto a Domenico Modugno, che nel 1961 venne tacciato di inneggiare alla diserzione dei doveri coniugali, malinterpretando la sua “Libero” come una sorta di “inno in favore dell’abbandono del focolare domestico”. In fondo si trattò solo di un timido rodaggio in vista della successiva edizione, quando L’Osservatore Romano, organo ufficiale della Santa Sede, definì l’evento: «una competizione canora ma non certo poetica, a giudicare dai titoli e dalle parole delle canzoni che, per un verso o per l’altro, ribadiscono la povertà di ispirazione e la tradizionale sciatteria della canzone italiana, sempre più malridotta e decaduta».

Interventi simili vennero reiterati più volte nel corso del tempo, con una serie di scomuniche ufficiose e ufficiali nei confronti della kermesse. Non mancarono, però, anche delle voci fuori dal coro, come quella di padre Ugolino da Grosseto, che nel 1974 si candidò invano al ruolo di patron della rassegna. Del tutto particolare il caso del prete- cantante, fra Giuseppe Cionfoli, che partecipò due volte in gara, nel 1982 con “Solo grazie” e nel 1983 con “Shalom”. Il curato canterino fu subissato di pareri negativi nei confronti delle sue non proprio eccelse doti canore e dimostrò poca pazienza francescana, arrivando a querelare i giornalisti che avevano osato mettere in dubbio il suo talento.

L’artista tornò a Sanremo nel 1994 come membro della folcloristica Squadra Italia, quando ormai aveva dismesso la veste talare per indossare l’abito nuziale. Seguì nel 2000 un altro episodio affine, legato alla partecipazione di Padre Alfonso Maria Parente, che in barba all’ottavo comandamento, dichiarò di avere trentadue anni per poter rientrare da regolamento nelle Nuove Proposte, mentre invece ne aveva compiuti già trentotto.

Dal punto di vista dello spettacolo, gli anni ’80 furono quelli più difficili, con Sanremo e la Chiesa distanti anni luce l’uno dall’altro. Scoppiarono casi memorabili come quello del finto pancione di Loredana Bertè del 1986 o quello del trio Solenghi-Lopez-Marchesini, tacciati nel 1989 di vilipendio alla religione per aver ironizzato, in una gag poco apprezzata dagli ambienti ecclesiastici, su linguaggi e testi sacri.

Nel decennio successivo, con il Giubileo alle porte, si assistette ad un riavvicinamento, anticipato nel 1997 dall’intervento di monsignor Milingo in collegamento da Roma. Sempre dagli organi cattolici partirono le prime critiche sulla controversa partecipazione di Eminem nel 2001. La massima tensione si raggiunse nel 2011 con l’intervento di Adriano Celentano. «Su ben altri temi dovrebbero basarsi giornali come Famiglia Cristiana e Avvenire. Loro parlano della politica del mondo e non di quella di Dio. Per me andrebbero chiusi»: queste le parole contestate al Molleggiato, che finì al centro di unagguerrito scontro sulla libertà di stampa. Chiude la nostra carrellata Achille Lauro nel 2022, con la sua “Domenica” presentata in apertura della prima puntata di quel Festival, con tanto di battesimo effettuato in prima serata al termine della sua performance…