A tu per tu con il giovane e valido artista, tra i protagonisti del popolare teen talent di Rai Uno
Leonardo De Andreis ha 17 anni e vive a Pomezia, in provincia di Roma. Frequenta il quarto anno dell’Istituto Tecnico per il Turismo. Già all’età di tre anni è colpito dalla musica grazie al suo mito Michael Jackson, da quel momento la sua passione non fa altro che crescere. Si definisce generoso, ama rendersi utile, ritiene che aiutare chi ha bisogno sia la cosa più importante.
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«Sono Leonardo, ho 17 anni e vivo la vita di un diciassettenne con la scuola, le uscite con gli amici e lo studio della musica e del canto che sono la mia grande e unica passione. La mia famiglia mi asseconda in questo perché da sempre sono i miei primi fans, mi incitano quando ce n’è bisogno e mi lasciano libero di fare le mie scelte e seguire i miei sogni».
Come e quando ti sei avvicinato alla musica e quali sono stati gli ascolti che hanno accompagnato la tua crescita?
«A 3 anni mi sono appassionato alla musica classica, poi piano piano mi sono avvicinato alla black music che ora è il genere a cui mi ispiro. Michael Jackson è il mio punto di riferimento artistico come pure Stevie Wonder Ray Charles, Whitney Houston e Aretha Franklin. Nella musica italiana i miei riferimenti sono Giorgia e Zucchero che, secondo me, sono veramente due artisti fantastici».
Quali sono le tue impressioni a caldo? Come hai vissuto questa esperienza di SanremoYoung?
«Sanremo Young è un sogno che si è avverato. Cantare con l’orchestra dal vivo, avere la possibilità di esibirmi sul palco di Sanremo su cui hanno cantato i migliori della musica italiana e internazionale, e vivere questa avventura con un gruppo di ragazzi, che ora sono diventati tutti amici, è veramente una esperienza incredibile, qualcosa che mi sta dando molto dal punto di vista artistico e umano».
C’è un momento, un commento, un consiglio o un’esibizione che ricorderai in particolare?
«Il ricordo più emozionante è sicuramente quello della prima esibizione nella prima puntata quando ho cantato “Pregherò”. L’attacco dell’orchestra in cui i musicisti battevano il tempo sugli strumenti sembrava andare allo stesso ritmo del mio cuore ed è stato un momento magico in cui tutto era perfetto. All’improvviso tutta l’ansia che avevo avuto fino a quel momento si è sciolta e non ho visto altro che il pubblico e il maestro che dirigeva l’orchestra. A quel punto volevo solo trasmettere quella stessa emozione a chi era lì per ascoltare, perché quello era l’attimo che da sempre avevo sognato».
Quando si saranno abbassate le luci dei riflettori dell’Ariston, cosa ti aspetti dal tuo futuro in campo artistico?
«Non ho idea di cosa succederà dopo la fine del programma, ora non ci sto pensando molto perché sono concentrato a vivere al meglio questo momento; comunque di certo continuerò a studiare con molta più decisione di prima perché, se mai ce ne fosse stato bisogno, ora sono convinto più che mai di voler continuare questo percorso, perché io posso essere veramente me stesso solo quando canto, quando sono con i musicisti, perché il ritmo della musica è il ritmo della mia vita».
Nico Donvito
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