giovedì 12 Dicembre 2024

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Santi Francesi: “La musica è un’arte che si completa” – INTERVISTA

A tu per tu con i Santi Francesi, in occasione dell’uscita del nuovo album “Potrebbe non avere peso”. La nostra intervista al duo piemontese

Dopo un’estate che li ha visti impegnati sia sui palchi che in studio di registrazione, i Santi Francesi tornano con nuova musica: da venerdì 8 novembre è disponibile “Potrebbe non avere peso”, anticipato dal singolo “Ho paura di tutto”. Di seguito la nostra intervista al duo composto da Alessandro De Santis e Mario Francese.

Con quale spirito sono nate queste nuove sei canzoni?

«Si tratta di pezzi nati dall’esigenza di ascoltarci, quindi di non mentire a noi stessi, in primo luogo, e di seguire un po’ quelli che sono i nostri ascolti dell’ultimo periodo. È un disco che consideriamo autentico, semplicemente perché mette in mostra ciò che veramente ci piace fare. Si tratta di brani nati in momenti e in luoghi differenti, l’unica cosa che li accomuna è il posti dove sono stati conclusi. Ci siamo chiusi in questa casa, letteralmente con niente intorno, per mettere in piedi il processo di produzione. Effettivamente in quei giorni abbiamo chiuso i pezzi in maniera naturale».

Questo riuscire a concedersi del tempo, in un’epoca frenetica come la nostra, è un tema più che mai attuale, anche per quanto riguarda il modo di fruire la musica. Avete riflettuto su questo? Vi augurate che una parte di pubblico possa avere nell’ascolto la stessa cura che avete avuto voi nel realizzarlo?

«Eh sì, sicuramente ce lo auguriamo. Siamo sempre stati estremamente convinti che la musica non debba mai essere un sottofondo, preferiamo di gran lunga il silenzio. Se stiamo facendo qualcosa, è raro che utilizziamo la musica come sottofondo. Quindi a noi piacerebbe moltissimo che si ritornasse un po’ a quel concetto di ascoltare un disco con la giusta concentrazione, proprio per apprezzarne la bellezza. Alla fine, la musica è un’arte che si completa, quindi serve che chi scrive abbia fiducia in chi ascolta e soprattutto che chi ascolta abbia fiducia in chi scrive».

C’è un brano specifico che secondo voi rappresenta al meglio questo progetto?

«Per noi “Gatti” è un pezzo importante, perché è cambiato un sacco volte, è mutato molto col tempo. In particolar modo, in quella sessione in campagna, ha preso tutto un’altra forma. Prima era un pezzo in cassa dritta, molto elettronico, poi è diventato un brano un po’ più rock, aggiungendo questo special con un cambio di armonia e dei cori. È stato un momento molto bello, ci abbiamo impiegato tre ore per realizzare quei cori, quindi molta dedizione. Proprio per questo siamo affezzionati alla canzone, perchè rappresenta la traduzione migliore e la sintesi migliore di ciò che siamo, di quello che ci piace scrivere».

Per concludere, quali elementi e quali caratteristiche vi rendono orgogliosi del vostro percorso fino ad ora?

«Probabilmente ne siamo forse più orgogliosi adesso che prima, pur continuando a vivere male certe cose, crediamo per la prima volta in quello che stiamo facendo. Quando avevamo partecipato ad Amici nel 2017, ricordiamo una cazziata nei nostri confronti sia da parte degli autori che della stessa Maria De Filippi. Il concetto era: “dovete andare dritto”. E noi, di recente, abbiamo ripensato a quelle parole e ci siamo resi conto che adesso stiamo andando dritto, portando avanti le nostre idee, cercare di difenderle, senza violenza, senza maleducazione. “Potrebbe non avere peso” è sicuramente uno dei momenti che preferiamo di questi nostri ultimi anni di vita».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.