martedì 12 Novembre 2024

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Santi Francesi “Siamo la nostra musica ed è già abbastanza”

Hanno la grande capacità di non cullarsi sugli allori, sono capaci di dare il giusto peso a eventi e situazioni e a ripartire con grande energia anche laddove la maggior parte delle persone si prenderebbe un periodo di pausa per fermarsi, realizzare e ripartire. I Santi Francesi non si sono mai fermati, non lo hanno fatto dopo la vittoriosa esperienza a XFactor, non lo hanno fatto dopo essere saliti sul podio di Sanremo Giovani ed essere approdati tra i big e non lo hanno fatto neanche adesso, dopo un Festival che li ha consacrati come una delle band giovani più interessanti del panorama musicale italiano. Il loro duetto con Skin è stata una delle esibizioni più intense e emozionanti della quarta serata e sicuramente avrebbe meritato il podio se a votare fossero stati coloro che la musica la masticano e non chi si avvicina al televoto armato solo del fanatismo per il proprio beniamino.

A proposito della scelta di “Halleluja” il duo intervistato da La Repubblica ha spiegato i motivi di una scelta del genere, questo quanto affermato da Alessandro De Santis, la voce della band :

Una delle ragioni per la quale l’abbiamo scelta, era proprio il fatto che fosse una sfida. L’hanno cantata e la cantano tutti, è stata interpretata un miliardo di volte, noi volevamo provare a vedere se la nostra versione potesse differenziarsi dalle altre, e speriamo di esserci riusciti. E’ un capolavoro al quale siamo molto legati, è bellissima da cantare ovviamente, soprattutto in un clamoroso duetto con Skin. E trovo fantastico che sia una canzone che cambia natura ogni volta, che la gente canta ai matrimoni come ai funerali, che tutti trovano molto candido, romantico, caldo, mentre il testo cela una violenza disumana. Il nostro approccio è stato quello di provare a tirare fuori la parte violenta della canzone”

Rispetto ad altri colleghi giovani voi siete arrivati sul palco di Sanremo con una lunga esperienza televisiva alle spalle:

“Sì”, dice Mario Lorenzo Francese, l’altro 50% della band “e questo ci ha aiutato molto, perché siamo abituati ad entrare in scena e dare tutto in tre minuti. Però, anche se sembra di dire un’ovvietà, l’Ariston è un palco completamente diverso, una volta salito li sopra ti rendi conto che è come se ripartissi da zero. Certo, avendo la possibilità di esibirsi quasi ogni giorno la tensione man mano scende, ti rilassi e ogni esibizione è meglio della precedente”

Nel complesso che esperienza è quella del Festival?

Nel complesso è un’esperienza strana, assurda, anche se molto positiva. E comunque per noi il senso di ogni cosa che facciamo è lo stesso: noi scriviamo delle canzoni, le portiamo sul palco e vediamo che effetto fanno sulla gente”

Avete partecipato sapendo che l’importante non era vincere. Ma comunque farsi notare tra trenta cantanti non è facile. Quali sono, secondo voi, i vostri punti di forza ?

E’ sempre difficile rispondere cercando di guardarsi da fuori”, dice Alessandro, “non sappiamo realmente quali sono i nostri pregi e quali sono i nostri difetti, noi facciamo la nostra musica ed è già abbastanza. Se passeremo inosservati non sarà un grande problema, nonostante siamo qui noi vogliamo fare parte di questo gioco passando nei vicoli e non per le strade principali. Ci piace l’idea di conquistare l’attenzione della gente in modo gentile educato, senza puntare su fenomeni strani, sul pietismo o con un atteggiamento arrivista. Spero che non interessarci ad altro che alla musica sia il nostro punto di forza”

E sul brano che hanno portato a Sanremo dicono

La canzone non era per Sanremo, l’amore in bocca è nata per caso, in una session improvvisata con Cecilia Del Bono, nella quale volevamo conoscersi, lavorare insieme e non pensavamo nemmeno di scrivere un pezzo. Invece è uscito fuori dopo due ore ed è nato cantato a due voci con Cecilia. Non era previsto nemmeno che lo pubblicassimo, e invece adesso siamo qui”. “E una canzone nata da un’altra parte”, aggiunge Mario Lorenzo Francese, “mentre cercavamo una strada per la seconda strofa siamo inciampati in qualcosa di interessante, con l’atmosfera di certo elettropop francese e abbiamo continuato su quella strada, perché si appoggiava molto bene il testo”

Ora, comunque, una decina di milioni di persone sanno chi siete. Cosa accadrà domani?

Chi lo sa, è dura da dire” conclude Alessandro De Santis, “io addirittura non ho i social e quindi non vedo nemmeno che reazione ci sia. Vedo quella della gente a Sanremo, le persone che incontriamo e sembra ok. Poi io e Mario non siamo persone tranquille, non facciamo musica per gli altri o per un ritorno di clamoroso successo. C’è una grande componente di insicurezza in noi, tutto quello che facciamo è frutto di quello che in noi non funziona. Finché riusciremo a tenere questa cosa per noi, finché ci guarderemo in faccia e qualcosa vibrerà tra la musica e il canto, andremo avanti, cercando di tenere i piedi in terra. L’unica cosa che accadrà di certo domani sono i concerti e non vediamo l’ora”