martedì 22 Ottobre 2024

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Sarah: “La musica mi ha insegnato a non aver paura di me stessa” – INTERVISTA

A tu per tu con Sarah, in occasione dell’uscita del singolo “Tacchi (fra le dita)”. La nostra intervista alla giovanissima vincitrice della 23esima edizione di Amici

Ha gli occhi che brillano quando parla di musica e dei suoi sogni Sarah Toscano, talento classe 2006, vincitrice in carica di Amici. In questa intervista ci racconta del suo ultimo singolo “Tacchi (fra le dita)”, fuori per Warner Music a partire dallo scorso 4 ottobre.

La giovane cantante di Vigevano, ci ha raccontato inoltre della sua avventura nella scuola e del suo recente ritorno in veste di ospite, ma anche dei suoi obiettivi futuri, del “fantasma” di Sanremo e, non per ultimo, del personale insegnamento che è riuscita a trarre dalla musica: imparare a non avere paura di mostrarsi autentica e di esprimere le proprie emozioni.

Sarah, “Tacchi (fra le dita)”: l’intervista

“Tacchi (fra le dita)” è un brano che descrive emozioni contrastanti legate a un rapporto travolgente. Quali riflessioni e quali stati d’animo lo hanno ispirato?

«Un po’ il fatto che non mi piace aver paura di provare cose nuove, e il brano parla proprio del non tirarsi indietro, a prescindere che possa andare bene o male. Nello specifico si parla di una relazione in cui mi sono detta: vabbè proviamo. Poi non è andata come speravo, ma almeno non ho il rimpianto di non sapere come sarebbe andata a finire». Sarah intervista

Il brano è prodotto da ITACA (Merk & Kremont). Com’è stato lavorare con loro e che tipo di lavoro c’è stato dietro la ricerca del sound?

«Loro sono incredibili, sono veramente bravissimi. Per quanto riguarda il sound, volevamo che fosse un po’ elettronico dance. La canzone è nata con l’idea di fare uno special ballato, dove non ci fosse voce e cantato, bensì un momento di vibes che ti faccia venire voglia di ballare. Infatti, ogni volta che mi capita di sentire “Tacchi (fra le dita)” mi viene proprio voglia di ballarla».

Com’è stato tornare ad Amici per presentare il pezzo… in una veste diversa, come ospite e come vincitrice in carica? Sarah intervista

«È stato incredibile, perché è la prima volta che tornavo in quello studio, per giunta da ospite e, come hai sottolineato tu, da vincitrice in carica. Mi sono detta: “cavoli devo dare il massimo, cercare di essere perfetta” per dimostrare a tutti che ha vinto per una ragione, no? Ma la verità è che la perfezione non esiste. Ero talmente emozionata che ho sbagliato quasi tutto quel giorno, mi ero preparata anche tutto un discorso da fare agli allievi, ma me lo sono dimenticata, così ho tirato fuori quello che mi sentivo in quel momento. È stato incredibile, veramente emozionante rivedere Maria, i professori, il pubblico e pensare che un anno priva dietro a uno di quei banchi c’ero io…».

Una domanda a cui possono rispondere solo poche persone al mondo, circa 23 al mondo: cosa significa vincere Amici? 

«Non lo so, non credo di averlo capito (ride, ndr). Vincere Amici significa buttarsi in un vortice. Poi, perlomeno nel mio caso, è stata una cosa molto inaspettata. Quindi non saprei, magari altri concorrenti in passato lo avevano potuto immaginare, mentre io non mi sono resa conto di cosa stesse accadendo quella sera. Quando vedi quella carta girare e ascolti le note dei Queen, poi vedi all’improvviso la tua faccia e il tuo nome… prima di tutto pensi che si tratti di un sogno. Poi ho iniziato a realizzare e mi sono detta “cavoli, allora i miei sforzi, il mio impegno si è visto”. Alla fine il pubblico da casa credo che abbia riconosciuto il mio percorso, senza nulla da togliere ai miei compagni di viaggio, non significa che io sia migliore degli altri, per nulla al mondo. Potevamo vincere tutti lì, non c’entra il talento. Probabilmente in quel momento le persone mia hanno votato perché probabilmente hanno riconosciuto che il mio fosse il percorso più meritevole degli altri. O almeno mi piace pensare sia andata così».

E a proposito di situazioni e di palchi che fanno tremare le gambe, parliamo dell’Ariston… cosa mi dici se ti dico la parola “Sanremo”?

«È una domanda che mi fanno sempre, ogni secondo sento pronunciare “Sanremo, Sanremo, Sanremo” di continuo (sorride, ndr). Effettivamente, molti ex allievi usciti da Amici sono passati poi dal Festival, al punto che si corre il rischio di darlo per automatico. Invece non è una cosa scontata che io vada a Sanremo, è quello dell’Ariston è un palco che ti devi guadagnare. Quando mi chiedo del Festival io dico la verità, dico sempre che sarebbe un onore andarci chiaramente, perché è una manifestazione importante e, proprio per questo, bisogna andare con un pezzo altrettanto importante. È un’occasione che non va sprecata, che va conquistata e meritata. Sanremo è un qualcosa che se capita è bellissimo, ma allo stesso tempo non bisogna bruciare le tappe, anche perché ho diciotto anni… a prescindere che sia quest’anno o quando me lo meriterò in futuro… sono certa che quando e se capiterà sarà il momento giusto». Sarah intervista

Tra l’altro in Riviera ci sei già stata nel 2022, arrivando come finalista di Area Sanremo, dove hai ricevuto la targa intitolata a Vittorio De Scalzi. Cosa ricordi di quell’esperienza e del tuo approccio con una città ricchissima di storia musicale?

«Era la mia prima esperienza nel mondo della musica, non avevo mai fatto niente e mi ricordo che provai quasi per caso. Effettivamente poi ho fatto l’audizioni a Sanremo e mi ricordo che scattavo le foto a tutto, ovunque andassi, mi veniva naturale immortalare dei ricordi. È stata un’esperienza importantissima per me, è da lì che è partito tutto, Amici è arrivato dopo. Lì ad Area Sanremo ho avvertito quella fame sana di fare musica, di volermi esprimere attraverso il canto, cosa che avevo dentro di me fin da piccola, vivendo in una famiglia che ama la musica. E’ stato come dare sfogo a questo sogno che avevo sin da bambina».

Qual è la canzone che consiglieresti a chi non ti conosce per approcciarsi alla tua musica?

«Sicuramente direi l’ultimo singolo, perché parlando di una prospettiva musicale l’ultimo singolo è quello che chiaramente è più vicino a quello che sarai in futuro. Personalmente sto lavorando tantissimo, ho un sacco di brani inediti nel cassetto, un cassetto vastissimo pieno di brani che non sono ancora usciti. Pezzi che stanno prendendo una piega musicale ben definita, nonostante io stia sperimentando tanto e sia ancora alla ricerca della direzione del mio percorso, sento che qualcosa si sta definendo. E l’ultimo brano è chiaramente quello che più assomiglia nel momento in cui esce, quindi oggi ti rispondere senza pensarci due volte: “Tacchi (fra le dita)”».

Per concludere, qual è l’insegnamento, la lezione più importante che senti di aver appreso dalla musica fino a oggi?

«A non aver paura di me stessa, perché quando ero piccolina ero molto sfacciata, non avevo paura di niente, anzi facevo dei casini disastrosi. Poi, crescendo, ho avuto sempre più paura di sbagliare, paura di mostrarmi, paura di far vedere agli altri quello che provo. Ho capito che è la cosa più sbagliata da fare in assoluto, perché le persone vogliono conoscerti proprio per quello che c’hai dentro, così ho imparato a non mettere muri o limiti. Questa è la cosa più importante: aprirsi, per chi vuole fare musica è fondamentale non aver paura di mostrarsi e, di conseguenza, non aver paura di se stessi». Sarah intervista

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.