Sarah Toscano: “Voglio brillare come al Met Gala” – INTERVISTA

A tu per tu con Sarah Toscano che si racconta in occasione dell’uscita del suo primo disco “Met Gala”. La nostra intervista alla giovane artista lombarda
Dopo i successi estivi di “Perfect” con Carl Brave e “Taki”, Sarah Toscano torna a mettersi in gioco con il suo primo album ufficiale, “Met Gala”, disponibile in formato fisico e digitale. Un progetto che segna l’inizio di un nuovo capitolo per la giovane artista, vincitrice di “Amici” e tra le voci più promettenti del pop italiano contemporaneo.
Con questo disco, Sarah si racconta senza filtri attraverso dieci tracce che riflettono tutte le sfumature del suo mondo interiore, tra romanticismo, ironia, malinconia ed energia. “Met Gala” è il suo biglietto da visita artistico, costruito dopo due anni di scrittura e ricerca in studio, e arricchito da collaborazioni importanti come quella con Mida nella ballad “Semplicemente”, colonna sonora della serie Netflix “Riv4li“.
Abbiamo incontrato Sarah Toscano per parlare del suo debutto discografico, delle emozioni racchiuse nei brani, del lavoro svolto con i producer, dell’esperienza a Sanremo e del legame tra le sue passioni: la musica e il tennis.
Sarah Toscano racconta l’album “Met Gala”, l’intervista
“Met Gala” è il titolo del tuo primo album ufficiale, quali pensieri e quali stati d’animo hai voluto racchiudere all’interno di questo tuo biglietto da visita discografico?
«Tantissimi, e molto diversi tra loro. “Met Gala” è più che altro un augurio che mi faccio: quello di voler brillare, che è poi un po’ il centro di tutto. Voglio andare sempre più in alto. Voglio farlo, posso farlo. È come se mi dicessi: “Vai avanti Sarah, credici”. Anche se ogni tanto mi fermo a guardare indietro, a pensare a tutto quello che c’è stato, io voglio andare avanti. In “Caos” parlo del casino nella mia testa, in “Maledetto ti amo” della parte più sentimentale della mia vita, in “Match Point” tiro fuori quella più arrogante, in “Desco” quella più festaiola. Ogni pezzo rappresenta un lato di me».
È un disco che in qualche modo parla anche di autostima, del voler perseguire un obiettivo e portarlo avanti fino in fondo, no?
«Assolutamente. Per me significa voler fare qualcosa e provare di tutto per farcela. Non vuol dire essere davvero al “Met Gala”, ma sentirsi bene, sentirsi giusti, perfetti in un momento, sentirsi brillare, vedersi brillare. È quel tipo di sensazione che inseguo».
Quali skil pensi di aver acquisito lavorando a questo disco?
«Sicuramente ho imparato tantissimo, soprattutto a livello di scrittura. Sono due anni che lavoro in studio, e questo mi ha dato la possibilità di sperimentare con produttori e autori diversi. Ogni giorno imparo qualcosa di nuovo».
Dal punto di vista musicale, che tipo di lavoro c’è stato dietro la ricerca del sound?
«Io ascolto tanta musica diversa, non mi limito a un solo mood. Quindi mi sono detta: “Perché non posso farlo anche io?”. Arrivavo in studio con idee precise su cosa volevo fare, su quale mood puntare, e da lì iniziava il gioco. Ogni producer ha le sue peculiarità, e sapere cosa vuoi fare ti aiuta a coinvolgere gli altri nel tuo progetto. È raro che qualcuno ti dica di no se ci credi davvero».
“Met Gala” è stato anticipato da diversi singoli, tra cui l’ultimo estratto, “Semplicemente”, insieme a Mida. Quali sono i punti che pensi di avere in comune con lui e su cui vi siete trovati in sintonia?
«Io e Mida siamo molto amici. Abbiamo convissuto per nove mesi, quindi ci conosciamo bene. Anche dopo l’esperienza di “Amici” ci siamo continuati a vedere a Milano. Il pezzo è nato in studio da questo rapporto, una sintonia che si sente anche nelle nostri voci. C’è un qualcosa di speciale, davvero».
C’è una canzone dell’album che ha preso una direzione completamente diversa rispetto a quella che immaginavi all’inizio?
«In realtà no. Avevo idee abbastanza chiare su ogni brano. Forse “Met Gala” è stata l’unica eccezione: è cresciuta col tempo, l’abbiamo costruita man mano, lasciandoci trasportare. Gli altri pezzi, invece, li avevo già bene chiari in testa».
Nel disco c’è spazio naturalmente per i sentimenti, dall’innamoramento in “Maledetto ti amo” fino alla fine di una relazione in “Dopo di te”. Per motivi anche anagrafici ti sei ritrovata a vivere in musica esperienze che magari nella vita ancora non hai vissuto. Com’è stato?
«Bellissimo. È stata una mia idea. Volevo provare a immedesimarmi in un futuro possibile. È un modo per giocare, mi piace divertirmi in studio. Quando ti diverti escono le cose più belle. “Dopo di te” è nata così, per gioco, ma alla fine è venuta fuori in modo molto naturale. La sento molto mia, tanto che quando la canto mi sembra quasi di averla vissuta davvero».
Sei reduce da due esperienze totalizzanti come Amici e Sanremo, diverse tra loro. La prima dura circa un anno, la seconda una settimana ma intensa. Amici è un’esperienza irripetibile, se non come ospite, mentre Sanremo si può rifare.. per cui: il Festival rientra nei tuoi piani nell’immediato?
«Per il momento no, ti dico la verità. Ora siamo concentrati sull’album, le date, tutta la preparazione. Ma in futuro mi piacerebbe tantissimo tornarci. È stata un’esperienza indimenticabile e non vedo l’ora di riviverla. Sono fiera di come ho affrontato tutto, poteva andare peggio. Certo, c’è sempre da migliorare, ma sono molto contenta».
Per concludere: “Match Point”, l’ultima traccia del disco, una canzone in cui ti sei divertita a sperimentare anche nel testo, giocando con i riferimenti tennistici. Cosa hanno in comune per te il tennis e la musica?
«Tantissimo. Il tennis è uno sport individuale, come quando sei da sola su un palco. Ma in entrambi i casi hai un team dietro che lavora per te. È un lavoro di squadra che poi, nel momento della verità, devi portare avanti da sola. E poi c’è la determinazione: sia nella musica che nel tennis serve costanza, non puoi mollare dopo un mese. Non funziona così».