Chi vorrei in gara nella prossima edizione della kermesse
Appassionati e fruitori spasmodici di musica italiana è il momento, finalmente ci siamo. Sono questi i giorni più belli dell’anno per un vero purosangue della bella canzone del nostro Paese, giorni pieni di rumors, scommesse e pronostici dell’ultimo minuto per cercare di azzeccare le scelte del direttore artistico del Festival di Sanremo che, checché se ne dica, rimane l’appuntamento immancabile, l’unico, per ogni vero appassionato musicale. E se per una volta i direttori artistici della kermesse fossimo proprio noi? Non sarebbe davvero tutto così magnifico? Sembra uno di quei sogni che fai in una di quelle notti d’inverno quando, sotto al piumone, ti godi il calduccio del letto sperando di non doverti alzare l’indomani mattina.
Ebbene, per una volta, ho deciso di realizzare il sogno di un po’ tutti noi provando a vestire, per questi pochi minuti, le vesti del direttore artistico del Festival e di scegliere, senza aver ascoltato ovviamente alcun brano nel cassetto, i 20 artisti che inviterei sul palco del Teatro Ariston per una gloriosa edizione numero 70 del Festival della città dei fiori. Ovviamente ho escluso i nomi impossibili: tutti vorremmo rivedere, che ne so, Mina cantare una nuova ‘Le mille bolle blu’ ma qualcosa mi dice che, pur essendo nei miei sogni un direttore artistico molto apprezzato e convincente, nemmeno io sarei in grado di far avvenire nulla di così sensazionale.
Chi vorrei, dunque, nel “mio” Festival di Sanremo? Visto che la popolarità e l’eterogeneità del cast sono oramai elementi imprescindibili cercherei, per forza di cose, di accontentare un po’ tutti i gusti pur senza sacrificare il senso della tradizione, del canto all’italiana e della necessità di proporre nomi conosciuti ai più e non per forza sulla cresta del successo in questo esatto momento perchè la kermesse ligure da sempre è possibilità di conferme ma anche, spesso e volentieri, di ripartenze.
Diktat irrinunciabile sarebbe la presenza di tante, tantissime donne. Il mercato da qualche anno condanna la presenza femminile nelle classifiche di vendita, dunque, perchè non basare l’intera scelta del cast proprio su questa scommessa? Coraggiosa, certo, ma non troppo rischiosa visto e considerato che di belle ugole al femminile ne abbiamo diverse nel nostro Paese. E, a tal proposito, spenderei grossa parte delle mie energie per portare finalmente al debutto in gara la bella e brava Alessandra Amoroso che il Festival lo sogna, dice lei, da anni ma che non è ancora riuscita a trovare l’ispirazione per mettersi davvero in gioco. Sul palco dell’Ariston con una sua gran bella ballata pop strappalacrime sarebbe la benvenuta segnando, indiscutibilmente, una scommessa vinta.
Spazio, poi, anche alle nuove leve del cantautorato femminile all’italiana con Giordana Angi, a cui chiederei una bella ballad sul sociale alla ‘Ti ho creduto’ per togliersi immediatamente di dosso il marchio del talent e convincere anche i più scettici che la sua penna vale davvero, e con Levante, che risulta da sempre dotata di una propria particolarità e che saprebbe far piacere anche alle nuove tendenze indie-pop. Non si potrebbe, però, fare a meno di un tentativo con Sua Signoria la Cantantessa Carmen Consoli che al Festival manca da vent’anni e che saprebbe, insindacabilmente, portarvi una ventata impareggiabile di classe ed eleganza.
Se queste sono tutte autentiche novità impossibile non ricadere in qualche habitué della kermesse e, dunque, richiamerei ai ranghi l’ugola di Noemi a patto che acconsenta a trovarsi una bella canzone pop con influenze blues capace di rendere davvero onore alla sua vocalità troppo sottostimata negli ultimi anni. Impossibile dire di no a miss Arisa se dovesse riproporsi in veste struggente e misurata riaffidandosi alla penna delicata ed intensa di Giuseppe Anastasi: un’altra ‘La notte’ è impossibile farsela scappare. A proposito di ritorni lavorerei (senza sforzarmi troppo, lo so) perchè avvenisse il secondo episodio delle più giovani Elodie e Francesca Michielin affinché andassero a coprire le caselle di chi cerca da Sanremo anche delle risposte di contemporaneità alle esigenze del mercato. Niente di troppo sopraffino, dunque, per le due giovani vocalist ma qualche sperimentazione sull’attualità pur senza ricadere nella banalità.
Per accontentare il pubblico tradizionalista del Festival opterei per due veri cavalli di razza della storia di Sanremo negli ultimi decenni: più delicata e conservatrice Ivana Spagna e più istrionica ed eclettica la signora della sperimentazione Anna Oxa. Le due mancano dall’Ariston da diversi anni e poterle tornare ad ammirare in gara farebbe sicuramente piacere ai più grandi appassionati della musica italiana di classe e di qualità senza tempo. Per tornare, invece, indietro di una generazione obbligatorio il ritorno sulle scene di Irene Grandi che da troppo tempo è stata messa in soffitta e che, invece, può ancora dare al pubblico il suo graffio rock.
Tra gli uomini il pensiero va immediatamente a chi ha fatto bene negli ultimi anni costruendosi l’immagine rassicurante di artista di qualità ed insieme popolare indipendentemente da Sanremo: Brunori Sas. Ascoltare la sua musica su quel palco sarebbe un regalo a chi intende ancora l’arte canora un servizio per le parole, i messaggi ed i concetti esposti tramite le sette note. A proposito di cantautorato si meritano sicuramente una nuova chance sia il bravo Enrico Nigiotti, che lo scorso anno si è dimostrato a dir poco commovente, ed il giovane Pierdavide Carone su cui Lucio Dalla aveva chiaramente identificato la sua nuova scommessa. E visto che il nuovo nel “mio” Festival sogno che vada a braccetto con il “vecchio” rivorrei anche Gianluca Grignani che negli ultimi anni si è un po’ perso ma che sicuramente saprebbe trovare la canzone giusta per il suo ritorno sulle scene.
La scommessa pop-indie che tutti si aspettano l’affiderei al giovane e talentuoso Aiello che sicuramente saprebbe coniugare le esigenze del nuovo linguaggio contemporaneo con il rispetto della tradizione melodica e musicale del nostro Paese e dell’intera manifestazione sanremese come dimostrato nel suo riuscitissimo ultimo progetto d’inediti che si è fatto notare con la sola forza delle canzoni. Per quel che riguarda il rap fatico a trovare una vera soluzione praticabile ma se proprio occorresse riempire anche quella casella virerei su di Carl Brave che di rap vero e proprio non si occupa esattamente ma che sarebbe comunque capace di accontentare le esigenze più riformiste della kermesse magari con la forma di un qualche duetto.
Lato musicisti tutto affidato al talento compositivo di mister Diodato che in ogni sua apparizione si è fatto apprezzare per la sua indiscutibile capacità di utilizzare l’orchestrazione risultando, comunque, sempre spendibile. E la cara Dolcenera come lasciarla a casa a questo proposito? Impossibile e, dunque, arruolata con qualsiasi cosa ella si senta di poter proporre al pubblico dando libero sfogo alla sua arte creativa.
Niente gruppi mi direte voi? Beh, nessuno mi ha detto che dovevo per forza riempire tutte le caselle ma giusto per essere inattaccabile ho scelto di alzare la cornetta del telefono e di spendere un’altra bella dose di energie per convincere i Maneskin, l’unica vera realtà degli ultimi anni che ha dimostrato di saper realizzare un successo di qualità convincendo anche sul piano della formazione che non pare potersi sciogliere due giorni dopo la kermesse. A loro il compito di stupire anche sul piano dell’internazionalità e di un suono duro e compatto.
Ilario Luisetto
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